È ormai tempo
che la psicologia materialistica, diffusa
soprattutto in Occidente, si integri
con quella introspettiva orientale,
se si vuole cogliere la stessa verità
che ambedue sottintendono.
Infatti, la prima considera l’uomo
essenzialmente come un meccanismo che
si adatta all’ambiente, mentre
la seconda studia gli impulsi che spingono
l’individuo ad assumere determinati
atteggiamenti.
I due metodi dovrebbero fondersi, se
si vuole approdare ad una visione più
corretta delle cose. Infatti, a ben
vedere, anche la psicologia ufficiale
non nega del tutto l’invisibile
che denomina energia, forza, corrente
elettrica, libido, rivelando incertezza
in merito e quasi prefigurando uno stato
di attesa nei confronti di rivolgimenti
sostanziali che appaiono ormai imminenti.
A tal proposito, va detto che solo un
piccolo stuolo di dogmatici si mostra
chiuso ad ogni innovazione; si nota,
infatti, un fermento che prelude a grandi
scoperte.
In Oriente, invece, ci si sofferma di
preferenza a studiare quella forma di
energia invisibile denominata spirito
che anima e dirige lo strumento esteriore.
L’orientamento materialistico
della psicologia occidentale dovrebbe
apparire sorprendente a chi consideri
come la denominazione di questa disciplina
derivi dai termini greci psichè
e lògos che significano “discorso
sull’anima”, quell’ente
immateriale che dovrebbe governare le
azioni umane.
Comunque, l’Occidente non ha assunto
in blocco un atteggiamento negazionista
in proposito; infatti, esistono alcune
scuole (come quella introspettiva e
mentalista) che ammettono l’esistenza
di un quid definito coscienza, non ritenendo
l’intero comportamento umano come
frutto dell’attività di
cellule fisiche.
La psicologia occidentale, quindi, può
definirsi meccanicistica ed evita di
occuparsi di individui supernormali,
geniali, altamente spirituali, soffermandosi
su casi patologici, oppure considerando
tutto alla stessa stregua.
La psicologia orientale da sempre afferma
l’esistenza di un mondo che trascende
la forma più esteriore, studiando
l’anima e lo spirito che sottostanno
ad essa e la governano.
L’analisi di questa energia che
muove la vita, sia a livello cosmico
che individuale, ovviamente, non trascura
l’esteriorità, ma la subordina
ad influssi che provengono dalle dimensioni
più profonde dell’essere,
ancora ignorate in Occidente. Per dimostrare
la realtà dell’invisibile,
gli orientali hanno elaborato nei secoli
tecniche e discipline in grado di rivelarla
agli scettici.
I difetti dei due sistemi a sé
stanti sono palesi; infatti, l’Occidente
si ferma all’aspetto formale e
nega l’anima, mentre l’Oriente,
pur non disconoscendo il fisico, lo
disprezza e si rende responsabile delle
miserevoli condizioni materiali di vita
in cui ancora versa gran parte della
popolazione.
Pertanto, occorrerebbe coniugare la
conoscenza scientifica della forma,
altamente sviluppata in Occidente, con
la sapienza orientale nei confronti
dell’anima, in grado di risolvere
gli squilibri che caratterizzano il
mondo tecnologicamente evoluto, ma interiormente
fragile e profondamente turbato.
CAPITOLO II°
LE GHIANDOLE E IL COMPORTAMENTO UMANO
La psicologia è
la scienza del comportamento umano nell’ambiente
in cui ci si trova ad operare. Mediante
la rete nervosa, il midollo spinale
ed il cervello registriamo le informazioni
che ci giungono dall’esterno e
che vengono trasformate in cognizioni.
Esiste, però, anche l’attività
parallela svolta dalle ghiandole a secrezione
interna, che interagisce con l’energia
nervosa.
In particolare, il sistema nervoso ed
i muscoli costituiscono l’apparato
di risposta fisico agli stimoli ambientali,
mentre il medesimo sistema nervoso e
le ghiandole a secrezione interna rappresentano
l’apparato reagente mentale ed
emotivo.
Ora, la psicologia materialistica riduce
la condotta umana, compresi i sentimenti
e l’attività pensante,
a reazioni che avvengono nel sistema
endocrino.
Tuttavia, senza negare l’importanza
che le ghiandole svolgono nei confronti
del comportamento, non si può
ridurre tutto ad un opaco fatto biologico
e vedremo perché.
Si sa che tutte le ghiandole lavorano
all’unisono e che si equilibrano
tra loro. Tra quelle a secrezione interna,
sette sono di particolare importanza;
esse sono distribuite tra la testa ed
il dorso ed influenzano non solo la
crescita e le trasformazioni chimiche
del corpo, ma anche le reazioni emotive
ed i processi mentali dell’individuo.
La ghiandola pineale si trova al centro
del cervello e la sua secrezione è
sconosciuta. Anche la ghiandola pituitaria
è collocata nel capo, dietro
la fronte; si pensa che stimoli le cellule
cerebrali e la sensibilità. La
tiroide, invece, è posta nella
gola e controlla il metabolismo. Sopra
il cuore, esiste poi il timo che è
in rapporto con la crescita, mentre
il pancreas, accanto al plesso solare,
favorisce i processi digestivi ed il
metabolismo degli zuccheri. Le surrenali,
nei pressi dei reni appunto, regolano
la crescita e lo sviluppo delle cellule
cerebrali. Infine, le gonadi, poste
nel basso ventre, regolano le funzioni
sessuali che, pur influenzando la personalità,
non possono determinare (come vorrebbero
alcuni psicologi, soprattutto di scuola
freudiana) tutta le complesse espressioni
della psiche umana.
Infatti, le ghiandole, più che
rappresentare le cause determinanti
del comportamento umano, ne costituiscono
degli effetti e dei mezzi. Dapprima
in Oriente ed in seguito nel mondo occidentale,
si è ritenuto che, dietro l’apparato
ghiandolare e nervoso, esista un quid
chiamato anima che si esprime attraverso
il meccanismo fisico e psichico.
In base a tali convinzioni, si pensa
che sia possibile stabilire un contatto
con questo elemento determinante, in
grado di trasformare la nostra componente
corruttibile in qualcosa di eterno,
capace di vincere il processo della
morte.
CAPITOLO III°
LA TEORIA DEL CORPO ETERICO
A differenza della
psicologia occidentale, quella orientale
da sempre afferma che la dimensione
fisica è il risultato di un’attività
spirituale; pertanto, il mondo della
quantità, percepito dai sensi
ed indagato dagli scienziati, non sarebbe
altro che l’effetto di energie
operanti al suo interno.
In Oriente, si ritiene infatti che esista
solo l’energia; essa agisce grazie
ad una sostanza che compenetra e manifesta
tutte le forme visibili: l’etere.
Quindi, la materia può definirsi
come energia o spirito nel suo aspetto
più denso, mentre lo spirito
non è altro che materia sublimata.
Da ciò deriva che ogni forma
possiede un corpo eterico; questo, a
somiglianza della struttura dell’atomo
formato da un nucleo positivo e da elettroni
negativi, è dotato di centri
positivi di forza ed è immerso
in sostanza negativa.
Il corpo eterico umano, dunque, è
positivo e dona sia vita che forza di
coesione a quello fisico, di valenza
negativa. Al suo interno, esistono sette
centri principali, di cui solo alcuni
attivi, attraverso cui fluiscono le
energie che producono l’attività
psichica.
Questi centri sono collegati al sistema
cerebro-spinale; l’attività
psichica ha la sua origine nella testa,
dove è posta la sede dell’anima.
Questa, mediante il cervello, dona coscienza
al corpo e, attraverso il cuore, trasmette
la vita al fisico.
Attualmente, l’essere umano opera
su tre livelli: fisico, emotivo e mentale;
non è ancora consapevole invece
della propria anima, che pure costituisce
il suo vero Io.
Eppure, il Sé può assumere
il controllo dell’intero organismo,
perché tramite la mente può
influire dapprima sul corpo emotivo,
poi sull’eterico ed infine sul
fisico, grazie ai collegamenti cerebrali.
Per agire come anima e non essere più
in balìa della propria personalità,
in Oriente da millenni sono state elaborate
delle tecniche capaci di stabilire una
connessione cosciente con il sé
divino che si manifesta al nostro interno
come una scintilla del più grande
Sé universale.
Ora, però, se si vuole che il
vitalismo orientale ed il meccanicismo
occidentale trovino dei punti di contatto,
occorre che la scienza moderna accerti
almeno l’esistenza del corpo eterico.
Le ricerche attuali sono ad un passo
da questa scoperta che sconvolgerà
le teorie materialistiche. Infatti,
la fisica einsteiniana e posteinsteiniana
hanno già dimostrato l’equazione
materia-energia, mentre la biologia
è prossima ad individuare le
connessioni esistenti tra le ghiandole
ed il corpo vitale con i suoi centri
di forza (chackras).
Quando ciò avverrà (ed
i Maestri orientali asseriscono che
questo si verificherà entro i
prossimi decenni), il mondo compirà
un ulteriore salto di qualità
che permetterà all’essere
umano d’inoltrarsi nella dimensione
spirituale, finora solo oggetto d’ipotesi
o di dogmi imposti per fede.
CAPITOLO IV°
LA NATURA DELL’ANIMA E LA SUA SEDE
Questo tema ha costituito
nei secoli uno dei maggiori argomenti
di discussione, dando origine ad infinite
dispute. Non si creda, però,
che tale campo sia appannaggio esclusivo
di teologi e mistici, a torto o a ragione
accusati di dogmatismo e di visionarismo;
infatti, anche innumerevoli schiere
di filosofi e scienziati, dotati di
menti equilibrate e positive, si sono
misurate con un problema così
arduo, cercando di darne definizioni
e testimonianze.
In questa sede, non è opportuno
ripercorrere il lungo iter che dagli
Indù o dai Cinesi arriva sino
ai nostri giorni; a ciascuno è
consentito condurre un’indagine
dettagliata ed analitica relativa alle
varie dottrine che si sono succedute
nei secoli. In sintesi, si può
dire, però, che possono agevolmente
essere individuati degli elementi che
accomunano le varie scuole; infatti,
l’anima precipuamente viene definita
come l’essenza della vita psichica
e come un’entità che si
manifesta nelle attività pensanti
e volitive dell’uomo, distinta
non solo dal corpo ma anche dalla stessa
mente, che ne rappresenta uno strumento.
L’anima è il pensatore,
mentre il cervello costituisce solo
il suo terminale, checché ne
pensino i più irriducibili materialisti.
Quindi, come avevano potuto osservare
per esperienza diretta gli orientali,
essa è l’elemento intermedio
che permette di collegare lo spirito
sovrano alla materia sensibile. Volendo
prescindere da essa, non è dunque
possibile innalzarsi alla dimensione
divina.
È bene inoltre distinguere l’animismo
praticato dai popoli primitivi, che
personificano ed adorano le forze della
natura, dalle convinzioni ormai diffuse
anche nella cultura moderna, dove si
parla ormai senza remore di forze ed
energie che sostanziano e governano
la materia, generando la coscienza.
Resta a tutt’oggi ineguagliata
la profondità della visione orientale
che, nelle Upanishad, identifica l’essenza
della Vita Universale con l’anima
e la materia dell’essere umano;
infatti, la materia è il veicolo
di manifestazione dell’anima,
come questa lo è per lo spirito.
Tutto è uno e trino, dunque.
L’identità sostanziale
tra Brahman ed Atman, cioè tra
Dio ed anima, resta fondamentale in
tutta la dottrina delle Upanishad.
Si può dire, allora, che l’anima
esista in ogni essere vivente e che
le anime siano sostanzialmente identiche;
se differenze esistono, sono dovute
agli organismi che ne oscurano ancora
la luce. Tutto, quindi, è espressione
della forza vitale, che in ultima analisi
rappresenta l’unica, vera Realtà,
di cui è possibile avere cognizione,
man mano che si riesce ad espandere
la propria coscienza.
Infine, per quanto concerne l’ipotetica
sede dell’anima, va detto che
non solo filosofi come Platone, Agostino,
gli arabi medievali, Telesio e Ruggero
Bacone, ma anche medici come Ippocrate
e Galeno sono concordi nell’individuarla
nel cervello, nonché nella spina
dorsale e nelle diramazioni della rete
nervosa, venosa ed arteriosa, fino a
giungere alle membrane che ricoprono
i vari organi.
Oggi, però, non ci si sofferma
come una volta ad individuare una sede
specifica per l’anima, ma si cominciano
a studiare le relazioni che intercorrono
tra le qualità psichiche, il
cervello ed il sistema ghiandolare.
Le opinioni psicologiche materialistiche
iniziano a mostrare qualche incrinatura;
tuttavia, anch’esse si sono rivelate
utili, non foss’altro perché
hanno contribuito ad eliminare gli errori
dei visionari e le superstizioni teologiche.
Al punto in cui ci troviamo, un ponte
è stato lanciato tra Oriente
ed Occidente ed esso ci permette di
rivalutare le antiche dottrine che parlavano
di un ternario costituito dall’anima
collegata con la mente ed il cervello.
CAPITOLO V°
L’INSEGNAMENTO ORIENTALE SULL’ANIMA, L’ETERE E L’ENERGIA
Sia le Upanishad
che i Purana trattano ampiamente
l’argomento in questione, rivelando
come il mondo materiale manifestato
sia animato da forze soggettive che
usano l’etere (akasha)
come strumento per operare nella dimensione
fisica, determinandone le forme e le
qualità.
L’etere, quindi, è un mezzo
che pervade l’universo e trasporta
le radiazioni della luce, del calore
e dell’elettricità, contribuendo
anche a bilanciare l’attrazione
dei corpi celesti.
L’akasha, anche se non
può essere percepito dai nostri
sensi, è diffuso ovunque ed origina
tutte le forme; alla fine della manifestazione,
i solidi, i liquidi ed i gas si dissolveranno
in esso per dar luogo, dopo un periodo
di riposo (pralaya), ad un
nuovo universo.
Il potere che trasforma l’akasha
in un cosmo è il prana,
da cui scaturiscono energie e forze;
esso si manifesta come moto, forza di
gravità, magnetismo. Nell’individuo,
si rivela attraverso la capacità
d’azione, l’ energia nervosa
ed il pensiero.
Il termine prana, in sanscrito,
significa “energia assoluta”,
“forza vitale”. A scanso
di equivoci, non va confuso il prana
con l’Ego o scintilla
divina che costituisce il nucleo dell’anima,
attorno a cui si concentrano materia
ed energia.
Il prana, infatti, è
l’essenza della forza e dell’energia
usata dall’Ego nella
sua manifestazione materiale. Pertanto,
quando l’Ego abbandona
il corpo, si verifica il fenomeno della
morte fisica; gli atomi, non più
uniti dalla coesione controllata dalla
Volontà dell’Ego,
assorbono quel tanto di prana
che sia in grado di produrre nuove combinazioni,
mentre l’eccedenza torna nel serbatoio
universale.
L’Antica Saggezza distingue tre
tipi di energie che utilizzano l’etere
(akasha) nell’universo.
Esse sono: fohat o Spirito
con volontà di esistere, il Proposito
divino in atto; prana, unione
di Spirito e Materia, che si esprime
come energia inerente alla forma, perché
produce coesione, vitalità e
sensibilità, essendo analogo
alla coscienza; kundalini o
vita dell’atomo, forza latente
nella materia stessa.
La shakti, invece, è
la potenza o l’energia che in
origine si manifesta come Forza Primordiale
(Adya Shakti) da cui deriva
ogni forma di potenza, come quella del
fuoco ad esempio.
Dunque, le tre energie suddette non
sono altro che tre aspetti di un’unica
Vita Universale che usa l’etere
come mezzo d’azione, traendo da
esso tutte le forme oggettive.
Il corpo eterico o vitale
è costituito da prana
ed esprime la vita dell’anima;
nell’individuo, esso è
accentrato nel cuore, sede dei sentimenti,
e nella testa, sede della mente e della
coscienza spirituale.
Il sé che vive in noi (purusha)
nella sua essenza è identico
al Sé Universale (Atman);
le scritture orientali, infatti, affermano:
“ Tu sei Quello” (tat
twam asi).
Le antiche dottrine collocano l’Atman,
il Sé nel cuore che, tramite
la corrente sanguigna, dona vita all’intero
organismo; mentre l’anima o mente
razionale e l’autocoscienza si
esprimono nella testa, da dove governano
il sistema nervoso.
L’uomo, dunque, consta di coscienza,
mente e corpo; la mente, essendo materiale,
è distinta dall’atman,
mentre il prana è un
potere intermedio che agisce sulla materia
e nasce da purusha (spirito
individualizzato).
I più importanti centri di conoscenza
si collocano nei chakras del
sistema cerebro-spinale e nella parte
superiore del cervello; il nucleo vitale
è alla base della colonna vertebrale,
il centro della vita sensibile si trova
nel cuore, quello della mente e dei
principi spirituali nella testa.
Tutte le dottrine e le tecniche orientali
tendono ad insegnare come utilizzare
al meglio il prana o energia
dell’anima, cioè ad attuare
un’unione cosciente con l’anima,
subordinando le energie materiali e
mentali allo spirito.
Condurre una vita spirituale vuol dire
elevare la materia al cielo, innalzando
il fuoco di kundalini fino
alla sommità del cranio. Questa
è l’essenza dello yoga
(unione).
Anche nella religione cattolica è
presente questo concetto, sebbene sia
stato espresso in termini più
materialistici, forse per farlo intendere
ai più; si parla, infatti, dell’assunzione
della Vergine Madre (la Materia)
in cielo, a fianco del Cristo (l’Anima),
il Figlio Unigenito, perché della
stessa sostanza del Padre (lo Spirito
Universale).
È certo che, se la verità
fosse espressa in questi termini, invece
che attraverso miti irragionevoli, ciò
contribuirebbe a far riavvicinare alla
spiritualità le menti più
evolute e gli stessi nichilisti.
Verrà il tempo, però,
in cui “Dio verrà adorato
in spirito e verità”,
come ha promesso il Maestro dei Maestri;
pertanto, confidiamo che credenze ingenue
e puerili lascino il campo a dottrine
adatte ad un’umanità evolutasi
nel tempo.
CAPITOLO VI°
SETTE CENTRI DI FORZA
La forza vitale ha
sette punti di contatto col corpo fisico,
detti chakras; il primo è
situato alla sommità del capo,
il secondo tra i sopraccigli, il terzo
nella gola, il quarto nel cuore, il
quinto nel plesso solare, il sesto a
livello sacrale e l’ultimo alla
base della spina dorsale.
Tre si trovano sopra il diaframma e
quattro sotto di esso. I chakras
diffondono energia pranica a tutto il
corpo lungo linee di forza dette nadi,
collegate al sistema nervoso ed arterioso.
I due centri nella testa sono collegati
con le facoltà intuitive e razionali
della mente, nonché con la vita
psichica, mentre quelli lungo la colonna
vertebrale riguardano l’emotività,
l’istinto e le funzioni vitali.
L’attività di questi centri
varia a seconda dell’evoluzione
conseguita dall’individuo; in
genere, quelli superiori sono ancora
quiescenti. Il loro risveglio prematuro
può comportare rischi non irrilevanti
per la salute psicofisica; pertanto,
è bene attendere che si attivino
per naturale sviluppo della persona,
oppure sotto la guida di un maestro
qualificato, da non confondere con la
messe di istruttori improvvisati che
spesso provocano danni irreparabili.
La scienza moderna sta appuntando la
sua attenzione sul sistema ghiandolare,
la cui disposizione ricalca quella dei
sette centri di forza; infatti, procedendo
dall’alto, troviamo la pineale,
la pituitaria, la tiroide, il timo,
il pancreas, le interstiziali e le surrenali.
Ora, forse non per caso, le ghiandole
le cui funzioni sono conosciute corrispondono
ai centri normalmente attivi, mentre
quelle di cui s’ignorano le secrezioni
sono collegate ai chakras ancora
sopiti.
Molto probabilmente, entro un lasso
di tempo ragionevolmente breve, si scoprirà
che le ghiandole sono il prodotto dell’energia
dei centri, ovvero sia il simbolo esteriore,
visibile e materiale di un sistema estremamente
complesso.
Man mano che l’evoluzione procede,
si risvegliano i centri superiori; quello
della gola favorirà il lavoro
creativo, quello del cuore la vita di
gruppo, quelli della testa l’intuizione.
Quando saranno tutti attivi e coordinati,
l’essere umano raggiungerà
la perfezione, perché l’energia
insita nella materia stessa e racchiusa
nel centro basale si mescolerà
con quelle dell’anima, che ha
sede nel cuore, e dello spirito, concentrato
nella testa. Il corpo sarà allora
veicolo dell’anima e questa intuirà
il proposito dello spirito; è
così che l’individuo diverrà
attiva espressione della divinità,
cioè Figlio di Dio.
Il Maestro Gesù, detto il Cristo,
fu un esempio vivente di questa possibilità
che non è riservata a Lui solo,
come crede la Chiesa cattolica, ma è
prerogativa di tutti coloro che ne ricalcheranno
le orme; infatti, Egli disse ai Suoi
discepoli:
”Voi siete dèi,
seguitemi e compirete gli stessi miei
prodigi ed anche maggiori.”
Questa è l’eredità
che il Padre intende distribuire equamente
a tutti i Suoi figli, a patto che s’inizi
a percorrere il sentiero interiore che
comporta la consapevolezza di essere
anime incarnate, manifestazioni dello
Spirito, in grado di rivelare la loro
provenienza divina anche attraverso
il meccanismo corporeo.
I poteri che si acquisiscono dimostrano
che l’uomo può operare
anche nella dimensione per ora sconosciuta
ai più, dominando il mondo materiale.
CAPITOLO VII°
CONCLUSIONE
Dopo aver esaminato
il sistema della psicologia occidentale
e quello orientale, si può pervenire
ad una loro sintesi, per cui l’essere
umano viene concepito come un’anima
vivente dotata di un meccanismo che
le permette di agire nella dimensione
fisica.
Questo meccanismo è costituito
sia dal corpo eterico con i suoi sette
centri di energia che dal corpo fisico
denso, dotato di ghiandole endocrine
e di un sistema nervoso. Il tutto è
intimamente collegato, però.
Infatti, l’anima è un’espressione
di vita che si manifesta attraverso
forme eteriche che influenzano poi quelle
dense. Pertanto, qualora lo strumento
attraverso cui fluiscono le forze dell’anima
non fosse pienamente attivo, bisogna
intervenire per renderlo tale.
Ora, si può operare in tal senso
in due modi: con farmaci od altri interventi
che agiscono sull’involucro più
esterno, oppure con pratiche di tipo
orientale che cercano di sviluppare
i centri.
Ambedue sono insufficienti e presentano
rischi, perché non individuano
la causa dei disturbi, ma cercano di
curarne gli effetti. Bisognerebbe invece
risalire all’origine dell’inconveniente,
cioè all’anima stessa,
che controlla i centri, le ghiandole
ed il sistema nervoso.
L’essere umano, quindi, non si
esaurisce in un organismo fisico e nemmeno
può dirsi dipendente in tutto
dai centri energetici.
Esiste una terza via che evita di ricorrere
non solo a cure puramente fisiche, ma
anche al risveglio prematuro dei centri;
si tratta di un metodo che attua un
equilibrio tra anima e corpo. In tal
caso, si riconosce di essere un’anima
in grado di controllare il suo strumento
tripartito, composto di un corpo mentale,
di uno emotivo e di un organismo fisico.
Coloro che hanno compreso di essere
anime dotate di un corpo si dividono
in due categorie: i mistici, che si
basano su un atteggiamento devozionale
ed emotivo, ed i mentali, che si servono
della mente e dell’intelletto
per raggiungere la conoscenza spirituale.
Ambedue realizzano il loro intento,
che è quello di provare l’esistenza
dell’anima, ma i primi spesso
divengono visionari, mentre gli altri
si muovono su un piano puramente teorico.
Per fondere i due sistemi ed ottenere
testimonianze pienamente credibili,
occorre dapprima curare il fisico secondo
i dettàmi della medicina occidentale,
poi studiare ed applicare i principi
della psicanalisi moderna, per conoscere
gli strumenti di cui si serve l’anima;
inoltre, fare in modo che sia la mente
a controllare l’emotività
ed infine comprendere le relazioni esistenti
tra mente e cervello, arrivando a controllare
i processi mentali.
Solo dopo si può dire di essere
riusciti a coordinare il proprio organismo;
altrimenti, si vive in modo dissociato
e squilibrato, perché manca il
collegamento tra anima, mente e cervello.
A questo punto, l’anima può
assumere il comando dei suoi veicoli
ed è allora che si attiva il
centro della testa assieme alla ghiandola
pineale, che in genere è atrofizzata.
Questa è la cosiddetta scienza
dell’anima, conosciuta da millenni
in Oriente, che comporta un profondo
cambiamento nell’individuo che
la pratica. Infatti, egli modifica i
suoi rapporti con gli altri divenendo
innocuo nei loro confronti, conducendo
una vita pura, dimostrando un raro equilibrio,
capacità di astrazione e di concentrazione.
Inoltre, costui è in grado di
trasmettere le conoscenze acquisite
al proprio cervello, attivando tutti
i centri e raggiungendo la cosiddetta
illuminazione.
Pertanto, quando l’energia spirituale
dell’anima è diretta coscientemente
verso il corpo vitale ed i suoi centri,
si gode di perfetta salute e si scopre
di essere il Sé, disidentificandosi
con i vari involucri che ne offuscano
lo splendore.
A questo livello spesso si manifestano
poteri straordinari, quali la chiaroveggenza,
la chiarudienza, la telepatia, la preveggenza,
la psicometria. Va detto, però,
a tal proposito, che la presenza dei
poteri non sempre è indice di
spiritualità; infatti, forme
di psichismo inferiore sono presenti
anche in esseri primitivi ed addirittura
negli animali, governati dal sistema
simpatico e non dai centri collocati
sopra il diaframma.
Per questo, è importante praticare
la meditazione, concentrandosi nella
sede dell’anima ed attirando nella
testa la forza latente alla base della
colonna vertebrale. È così
che si risveglia correttamente kundalini,
attivata dal magnetismo dell’anima
e non meditando su singoli centri che
verrebbero risvegliati a discapito di
altri, producendo gravi squilibri.
In tal modo, l’anima ed il corpo
s’incontrano, il padre e la madre
si uniscono e rendono l’individuo
consapevole dell’esistenza del
Cristo interiore. I due centri energetici
si fondono nella testa, dando luogo
alle nozze mistiche e completando l’opera
alchemica che avviene nell’interiore
e non nell’unione dei corpi come
praticato nella magia sessuale.
L’essere spirituale che abbia
compiuto correttamente l’intero
processo percepisce una luce nella testa,
cioè quella del corpo eterico
stesso. È quell’alone che
gli artisti hanno disegnato attorno
al capo dei santi e degli dèi,
oppure quella luminosità colta
dai chiaroveggenti.
Ai nostri giorni, un ponte è
stato ormai lanciato tra Oriente ed
Occidente; grazie ad esso, le antiche
dottrine vengono riscoperte ed applicate
praticamente in modo corretto. Ciò
permetterà a molti individui
di evolvere più rapidamente,
senza incorrere in conseguenze dannose.
La nuova religiosità porrà
le sue fondamenta su basi rigorosamente
scientifiche, superando la fase di una
fede cieca imposta con la forza ed il
ricorso a dogmi irragionevoli.
Fede e ragione procederanno di pari
passo e nascerà una nuova razza
umana dotata di nuovi capacità,
mossa da nuovi ideali, capace di elaborare
nuovi concetti su Dio e materia, sulla
vita e sullo spirito.
L’evoluzione procede e nulla potrà
ostacolarne il cammino; la materia stessa
è destinata a perfezionarsi,
grazie all’unione cosciente di
Spirito, anima e corpo, la triade divina
che si va manifestando anche nel mondo,
guidando l’umanità verso
un fine glorioso, indicato dalle Scritture
dei veri Illuminati, ispirati dall’Alto.