In questo testo sono contenuti i
discorsi che un Maestro di Saggezza
rivolge ad alcuni membri del suo gruppo
ed una serie di istruzioni personali
dirette a molti discepoli.
Le antiche regole che conducono dal
livello umano a quello spirituale
restano tuttora valide; infatti, si
richiede una polarizzazione nella
mente per avvertire l’influsso
dell’anima, perché la
semplice devozione, la spinta emotiva
od il sentimento religioso non sono
sufficienti per sostituire la fede
con la conoscenza diretta del divino.
Tuttavia, la preparazione al discepolato
è stata adattata al più
avanzato sviluppo che gli allievi
presentano ai nostri giorni; pertanto,
ad essi vengono rivelate verità
più ampie ed è data
maggiore libertà d’azione.
Il vero discepolo deve avere un atteggiamento
inclusivo, cioè evitare di
escludere per principio altri esoteristi
od occultisti, sottilizzando su argomentazioni
teologiche o metafisiche; nessuno
è perfetto o detentore della
verità assoluta.
L’unico requisito richiesto
è credere nelle realtà
spirituali e nella divinità
essenziale dell’essere umano;
il che comporta un atteggiamento amorevole
verso il prossimo, la disponibilità
al servizio ed una mente aperta, libera
da pregiudizi e fanatismi di sorta.
Ai discepoli del Tibetano vengono
indicati gli influssi energetici che
li influenzano ed i raggi o emanazioni
divine d’appartenenza.
A tal proposito, la filosofia esoterica
insegna che, all’atto della
Manifestazione, procedettero dalla
Causa increata ed indicibile sette
grandi Emanazioni divine, Eoni o Spiriti
a cui appartengono le anime e le forme
di ogni essere vivente. Da questi
sette Raggi derivano sette tipi psicologici.
Il Primo Raggio è quello della
Volontà e del Potere; ad esso
appartengono i grandi condottieri,
come Giulio Cesare.
Il Secondo Raggio, dell’Amore-Saggezza,
è tipico dell’insegnamento;
fu quello del Buddha e del Cristo,
ad esempio.
Il Terzo Raggio caratterizza l’Intelligenza
attiva ed è appannaggio della
stragrande maggioranza dell’umanità
raziocinante.
Il Quarto Raggio, detto dell’Armonia
tramite Conflitto, appartiene a coloro
che lottano per realizzare buone intenzioni,
come potrebbe essere quella dell’unità
tra i popoli.
Il Quinto Raggio della Conoscenza
o della Scienza concreta comprende
coloro che sono governati dalla mente,
come avviene per gli intellettuali
in genere.
Il Sesto Raggio della Devozione o
Idealismo è proprio dei fedeli
delle varie religioni e può
degenerare nel fanatismo.
Il Settimo Raggio dell’Ordine
cerimoniale o Magia denota i massoni,
gli economisti, i grandi imprenditori,
i dirigenti e gli organizzatori in
genere.
Al discepolo è rivelato il
raggio d’appartenenza solo quando
abbia raggiunto un alto grado di sviluppo,
che comporta inevitabili conflitti
interiori.
Infatti, non solo il raggio dell’anima
e quello della personalità
stridono tra loro, ma la mente, la
natura emotiva ed il cervello fisico
possono corrispondere a raggi diversi.
Il problema di fondo di ogni essere
umano dipende, quindi, proprio da
questa sua complessità congenita,
che va disciplinata ed orientata nel
senso giusto, così che sia
l’anima a governare e non la
natura inferiore.
Istruzioni
ai discepoli
È in atto un evento epocale:
sta emergendo un nuovo regno di natura,
il quinto, altrimenti detto il Regno
di Dio in Terra o delle anime. Esso
sarà composto da coloro che
acquisiranno una coscienza di gruppo
e che avranno appreso sia la lezione
del Buddha che quella del Cristo,
cioè la Saggezza e l’Amore.
Pertanto, costoro dovranno perseverare
nel coltivare il distacco, l’impersonalità
e la discriminazione, subordinando
il proprio egoismo al bene comune
ed agendo come gruppo.
È necessario altresì
seguire le istruzioni impartite dai
Maestri per libera scelta, senza costrizione
alcuna, evitando di ricercare risultati
immediati e fenomeni, come in genere
accade a discepoli sprovveduti.
Poiché l’Occidente è
diverso dall’Oriente, non si
pretende il ritiro dal mondo; è
essenziale, però, che si lavori
in gruppo, senza cercare la perfezione
individuale, ma tentando piuttosto
di rendersi l’un l’altro
supplementari, completandosi reciprocamente,
mantenendo un rapporto mentale ed
una cooperazione spirituale.
Bisognerà quindi adattarsi
alle esigenze comuni: alcuni dovranno
accelerare la propria evoluzione,
altri rallentarla, al fine di procedere
assieme, come un corpo unico.
I gruppi dei vari Ashram in futuro
agiranno di comune accordo, confluendo
in una stessa, grande organizzazione
che funzionerà a livello planetario.
Per realizzare tutto ciò, occorre
eliminare personalismi, invidie, pensieri
di critica deleteri per l’unità
di gruppo, non badando alle differenze
di carattere o di raggio.
Si dovrà imparare a vivere
come anime nel mondo, abbinando la
pratica della contemplazione a quella
dell’azione. A tal fine, non
bisogna curare i rapporti tra le varie
personalità, ma abituarsi a
vedersi come anime e non come esseri
umani limitati.
È importante la meditazione
quotidiana che permette l’allineamento
con l’anima e di collegarsi
con i condiscepoli.
Si consiglia di tenere un diario spirituale,
in cui verranno annotate le esperienze
interiori e le espansioni di coscienza
di volta in volta sperimentate, cercando
di non restare vittime delle illusioni
provenienti dalla dimensione astrale.
L’insegnamento odierno tende
a fondere le tecniche orientali ed
occidentali, dal momento che l’obiettivo
è identico, cioè il
dominio dell’anima sulla forma.
L’attuale tendenza al materialismo
verrà così gradualmente
compensata da un comportamento di
vita spirituale che permetterà
di acquisire tre facoltà del
tutto nuove: la telepatia, il riconoscimento
intuitivo della verità e la
guarigione attraverso l’uso
delle energie.
Nel corso del XXI secolo, questi insegnamenti
verranno integrati da nuove e più
adeguate rivelazioni adatte ad un’umanità
che nel frattempo si sarà evoluta
ulteriormente; sarebbe errato e controproducente
cristallizzare la dottrina in formule
e dogmi inalterabili nel tempo.
I vari gruppi si organizzeranno in
modo di far emergere le caratteristiche
operative di ciascuno. Vi saranno
così i Trasmettitori Telepatici
che lavoreranno sul piano mentale;
gli Osservatori che s’impegneranno
a dissipare l’illusione del
piano astrale; i Guaritori Magnetici
che useranno le energie animiche,
emotive o della volontà; gli
Educatori che divulgheranno tra le
masse le tecniche per collegare la
mente inferiore e quella superiore
con l’anima; gli Organizzatori
Politici che s’impegneranno
a promuovere la comprensione tra i
popoli; i Lavoratori nel campo della
Religione che getteranno le basi per
una nuova religione mondiale; gli
Scienziati che collegheranno la scienza
alla religione; gli Psicologi che
riveleranno la realtà dell’anima
e studieranno l’astrologia esoterica,
apprendendo le influenze dei sette
Raggi sul carattere individuale; i
Finanzieri e gli Economisti che sosterranno
la necessità di un’equa
ripartizione delle risorse mondiali;
i Creatori capaci di concretizzare
il Piano divino con l’energia
del pensiero. Nessuno all’interno
di questi gruppi agirà da solo,
ma si lavorerà sempre collettivamente,
usando le forze che emanano dai sette
centri energetici dell’essere
umano conosciuti come chakra.
La Gerarchia ha cominciato ad organizzare
questi gruppi fin dal 1931, al fine
di realizzare una Nuova Era sul nostro
pianeta.
I discepoli vengono scelti in base
a quattro qualità: sensibilità,
impersonalità, doti psichiche
e polarizzazione mentale. Raccolti
attorno ad un Maestro, si prefiggono
di elevare la coscienza dei singoli
e dell’umanità tutta,
seguendo sia la via mistica o del
cuore che quella della mente, oppure
combinandole assieme, come fecero
il Buddha ed il Cristo.
La sensibilità che si persegue
è di carattere spirituale e
deriva dal contatto con l’anima,
come dimostra la capacità di
reagire alle idee nuove ed alle intuizioni
improvvise.
L’impersonalità provoca
il superamento dei desideri egoistici,
degli attaccamenti terreni e dei pregiudizi
radicati.
Le doti psichiche richieste non hanno
nulla a che fare con i poteri psichici
inferiori e con le illusioni prodotte
dalle influenze astrali.
La polarizzazione mentale impedisce
di essere dominati dall’emotività
e dalla natura inferiore. Questo stato
dovrebbe divenire abituale e non essere
limitato al tempo dedicato alla meditazione;
si dovrebbe essere consapevoli della
realtà dell’anima in
ogni momento della giornata e lasciarsi
guidare dalla nostra parte più
nobile.
Il Sentiero del Discepolo viene correttamente
percorso solo quando si riesce a trasmutare
la conoscenza teorica delle regole
in saggezza pratica.
Questo si realizza attraverso il distacco
dalla personalità che ci fa
sentire come uno dei tanti servitori
volti a realizzare nel mondo il Piano
divino, conosciuto e sostenuto dalla
Gerarchia.
La tendenza a lavorare in modo individuale
va sostituita quindi col lavoro di
gruppo e con la fusione con altri
gruppi che operano per un identico
fine.
Per cementare maggiormente il gruppo,
è fondamentale coltivare scambi
di natura telepatica che permettono
di sviluppare la sensibilità
verso gli altri; questa pratica, col
tempo, diverrà di uso generale.
Per praticare correttamente la telepatia,
bisogna abituarsi a trasmettere delle
idee positive e costruttive che abbiano
attinenza col Piano divino, evitando
di imporre la propria volontà
con una direttiva specifica.
Il contatto con l’anima, stabilito
nel corso della meditazione, favorirà
lo sviluppo dell’intuizione
e dell’illuminazione che permetteranno
di scorgere alcuni aspetti del Piano.
Allora si potrà inviare la
forma-pensiero intuita in modo nitido
da tutto il gruppo, con l’intento
di servire l’umanità.
È bene sapere che l’energia
usata in telepatia può essere
di carattere mentale, come quella
che sostanzia tutta la manifestazione,
oppure di tipo intuitivo o buddhico;
c’è anche chi si serve
dell’energia pranica per operare
guarigioni a distanza.
Comunque, la fase sperimentale sta
lasciando il posto ad una più
avanzata che prevede la nascita di
punti focali di energia su tutto il
pianeta; alcuni operano sia in Oriente
che in Occidente nell’ambito
delle varie religioni, non esclusa
quella cattolica.
Lo scambio telepatico è reso
possibile dall’esistenza del
corpo eterico; per facilitarlo, all’inizio,
si può coltivare l’abitudine
di pensarsi con amore scambievole.
Il centro del cuore radiante è
in grado di collegare i discepoli
sparsi per il mondo.
L’iniziato si trasforma così
in occultista pratico in grado di
stabilire un contatto cosciente con
la Gerarchia, che si serve di canali
e collaboratori per realizzare il
Piano divino che cambierà l’attuale
assetto del mondo.
Istruzioni
individuali ai discepoli
Sebbene questa sezione occupi la
maggior parte dell’opera, in
questa sede non si ritiene necessario
diffondersi troppo sul suo contenuto,
perché si tratta di istruzioni
indirizzate a singoli individui, con
caratteristiche di volta in volta
mutevoli, che rispecchiano tratti
assolutamente personali, difficilmente
applicabili a lettori di diversa estrazione.
Tuttavia, nonostante l’estrema
varietà delle istruzioni fornite
ai discepoli dell’Ashram del
Tibetano, se ne possono comunque trarre
indicazioni di carattere più
generale che rivestono una valenza
universale.
Si cercherà quindi di estrarre
l’essenza di questi insegnamenti,
a beneficio del ricercatore più
sincero, seriamente impegnato a percorrere
il sentiero interiore.
Dunque, si propongono varie tecniche
di meditazione, calibrate sui raggi
propri dei vari discepoli. Si consiglia
sempre di spostare la coscienza nei
centri superiori, quelli della testa,
per facilitare il contatto con l’anima,
evitando di potenziare quelli inferiori,
legati alla personalità. Si
avverte di non aspettarsi risultati
immediati e di perseverare nell’esercizio.
La pratica della meditazione, col
tempo, può essere abbandonata
e sostituita da una costante vigilanza
sui propri pensieri, parole ed azioni.
Nella vita quotidiana, si consiglia
di attuare la tecnica del distacco
e dell’osservatore, cioè
di vedere ogni cosa nella prospettiva
dell’eternità.
Si raccomanda la pratica del servizio
amorevole e disinteressato: è
la via più breve per la realizzazione
individuale e di gruppo.
I discepoli sono invitati ad illuminare
le menti e ad irradiare energie positive
nell’ambiente, per divenire
un canale di forza benefica.
Nell’azione di guarigione, bisogna
far in modo che le energie risanatrici
provengano dall’anima e non
dal prana eterico, per evitare d’inquinare
il paziente con elementi legati alla
personalità.
L’equilibrio del vero discepolo
si misura dalla sua capacità
di combinare gli influssi della mente
e del cuore.
L’unico, vero Maestro è
il sé interiore, la propria
anima, che con la sua luce indica
in modo inequivocabile il cammino
da percorrere.
Non occorre che il discepolo abbandoni
il mondo, ma che sia sempre collegato
alla dimensione dell’anima,
per trasmettere la sua luce a chi
è vittima dell’illusione
(maya).
Il periodo del plenilunio è
particolarmente adatto ai contatti
interiori: la luna, infatti, è
simbolo dell’anima illuminata
dal sole spirituale.
Essere focalizzati nella mente non
vuol dire privilegiare la razionalità,
ma concentrarsi nella mente superiore
(buddhi manas) che confina con la
dimensione animica.
Per superare lo stadio dell’io
umano, ci si deve immedesimare nel
sé che è ovunque; in
tal modo, si vive la fratellanza.
La vita spirituale è uno stato
dell’essere più che un
drammatico sforzo di adeguarsi ad
un modello ideale.
Come si vede, le regole sono poche,
chiare e semplici; la difficoltà
sta nell’attuarle praticamente.
I Sei Stadi
del Discepolato
Primo stadio: È quello in
cui il Maestro stabilisce un contatto
col discepolo mediante un altro discepolo
sul piano fisico. Questa fase è
anche conosciuta come quella del “Piccolo
discepolato”.
Secondo stadio: Il chela viene diretto
da un discepolo superiore dal livello
animico. È la fase detta del
“Chela nella Luce”.
Terzo stadio: Il Maestro prende contatto
col chela in vario modo: attraverso
un sogno; fornendo un insegnamento
di tipo simbolico; inviando una forma-pensiero;
durante la meditazione; per mezzo
di un colloquio nell’Ashram.
È la fase del “Discepolo
accettato”.
Quarto stadio: Al chela s’insegna
come attingere alla forza ed alla
conoscenza del Maestro, per essere
sostenuto sul cammino ed avere consiglio.
Il processo avviene in modo istantaneo.
È la fase del “Discepolo
sul filo”.
Quinto stadio: Si insegna come richiedere
un colloquio col Maestro, che lo concede
solo per necessità di lavoro
e mai per motivi personali. È
la fase di “Colui che è
nell’aura”.
Sesto stadio: Il contatto col Maestro
diviene costante. È la fase
di “Colui che è nel cuore
del Maestro”.
Quando il discepolo ha elevato la
sua vibrazione ad una frequenza identica
a quella del Maestro, dopo aver ricevuto
varie iniziazioni, diviene egli stesso
un Maestro, lasciando libero il suo
Istruttore di dedicarsi a compiti
più elevati.
Come si vede, si tratta di una serie
di rapporti gerarchici che costituiscono
una vera e propria catena di solidarietà
e di Amore, volta a trasmettere una
sapienza millenaria che deve trasformarsi
da semplice conoscenza in Saggezza,
cioè nella pratica dell’altruismo
e della fratellanza. In tal modo,
la coscienza individuale si amplia,
superando l’io umano, per includere
dapprima il gruppo, poi l’umanità,
la Gerarchia, Shamballa e lo stadio
di consapevolezza universale, inesprimibile
a parole, che coincide con quello
proprio della divinità.
Colloqui con
i discepoli
In alcune note preliminari, il Tibetano
afferma che, prima di comunicare le
istruzioni ai propri discepoli, li
accoglie nella sua aura valutandone
le capacità ricettive; pertanto,
se esistono delle limitazioni alla
verità impartita, ciò
va imputato esclusivamente a coloro
che la ricevono.
Si aggiunge, inoltre, che si capta
una forma pensiero elaborata in modo
da risultare coerente con la precedente
comunicazione e preparatoria per la
successiva, così da assicurare
una organicità di contenuto
al messaggio stesso.
Il tutto viene trasmesso alla mente
ed alla percezione intellettuale del
discepolo che può anche recepirla
in forma di visione.
Per quanto concerne i neofiti, esiste
una fase preliminare in cui essi non
comunicano direttamente con il Maestro,
ma sono sotto la guida di un discepolo
più avanzato, che s’incarica
d’inviare delle relazioni sotto
forma di diagrammi all’Ashram
del Tibetano. Vengono così
rispettati dei precisi rapporti gerarchici
da cui non si può prescindere.
Si precisa, infine, che tra i vari
discepoli più anziani la migliore
ricettività da ogni punto di
vista è quella rivelata da
Alice Bailey; è per questo
motivo che è stata scelta tra
tanti per un compito così delicato
ed importante; la stessa cosa avvenne
nell’Ottocento con la Blavatsky.
Istruzioni
di gruppo
In questa serie di scritti sono raccolte
delle informazioni dirette ai discepoli
dell’Ashram con cadenza semestrale
od annuale. Pur avendo valore per
il gruppo di riferimento, contengono
dei consigli e delle considerazioni
che, estrapolati dal contesto, possono
interessare una più vasta cerchia
di lettori, cioè coloro che
manifestino almeno l’aspirazione
al discepolato. Vediamo, allora, di
evidenziarne i punti chiave.
Si sottolinea sempre l’importanza
di servire dimenticando se stessi,
quando si dice che la pratica del
vero Amore verso il prossimo costituisce
la base dell’impersonalità.
Prodigandosi per l’umanità,
tuttavia, occorre trovare un punto
di equilibrio tra la sfrenata attività
del fanatico ed il procedere a rilento
di molti aspiranti.
Se si procede nel modo giusto, ad
esempio evitando di agire solo per
compiacere il Maestro o per essere
lodati da Lui, si attivano tutti i
poteri dell’anima sul piano
fisico. Da ciò si deduce che
l’espansione di coscienza, le
iniziazioni e l’intero percorso
del Sentiero interiore si attuano
in gran parte attraverso la pratica
amorevole del servizio.
È anche vero, però,
che a scadenze regolari, in coincidenza
con i pleniluni, soprattutto quelli
di maggio e di giugno, vengono forniti
al discepolo degli aiuti supplementari
da parte della Gerarchia planetaria
che fa affluire sulla Terra delle
energie potentissime, assieme alle
benedizioni di Grandi Esseri come
il Buddha ed il Cristo.
Per poterle ricevere, i Maestri consigliano
di raccogliersi interiormente non
solo nella ricorrenza dei plenilunio,
ma anche nei due giorni che lo precedono
e lo seguono.
Si tratta, insomma, di apprendere
la cosiddetta Scienza dell’Approccio
che permette ai vari gruppi disseminati
nel mondo di unirsi, dapprima per
ricevere e poi per distribuire all’umanità
i doni ricevuti.
Una delle azioni più valide
che si possono compiere in gruppo
è quella di creare delle forme-pensiero
da trasmettere ad altre menti, in
modo da modificare gradualmente la
coscienza dell’intera umanità.
Se non ci si dimentica di essere un’anima
dotata di poteri e collegata con la
Gerarchia, non si deve dubitare del
successo finale, cioè dell’attuazione
del Piano divino sulla Terra.
A tal fine, il Nuovo Gruppo di Servitori
del Mondo si attiverà sul piano
soggettivo, creando una rete di Luce
con la forza del pensiero, mentre
il Movimento della Buona Volontà
Mondiale opererà in modo oggettivo,
cioè nella pratica. I discepoli,
invece, possono lavorare indistintamente
in ambedue i campi.
Il Tibetano non a caso insiste sulla
necessità del servizio da svolgere
in modo pratico ed attivo; infatti,
la conoscenza teorica che si acquisisce
tramite la lettura, se non viene poi
tradotta in azione, può costituire
un modo come un altro per evadere
dalla realtà.
Troppo spesso si adducono scuse per
giustificare il proprio disimpegno:
la salute, il tempo, le limitazioni
familiari, l’età. I Maestri,
però, sottolineano l’incalzare
degli eventi che preludono a grandi
cambiamenti ed invitano a riflettere
sulle migliaia di persone che possono
essere raggiunte attraverso un’azione
di gruppo. Grande è, dunque,
la responsabilità individuale
per una mancata o troppo tiepida collaborazione;
il che comporterà inevitabilmente
delle ricadute karmiche.
La volontà di bene, quindi,
deve implicare un’attività
pianificata; per far ciò, occorre
liberarsi da tutte le influenze della
personalità, lasciando libera
la mente per il compito da svolgere.
Può accadere che il discepolo
si senta solo e smarrito di fronte
al lavoro che l’attende; in
realtà, si tratta di un’illusione
che può essere superata nella
consapevolezza di appartenere ad una
Fratellanza Bianca che opera per il
trionfo della Luce.
È vero che l’umanità
nel suo complesso non si è
mai innalzata al livello dell’insegnamento
impartitole da Maestri come Krishna,
il Buddha o il Cristo, perché
delle interferenze hanno interrotto
la libera circolazione del flusso
divino. Ora, il compito del vero discepolo
è proprio quello di ripristinare
il Piano originario.
Si è già detto che uno
dei grandi eventi prossimi venturi
sarà quello dell’instaurazione
di una nuova religione mondiale, basata
su un nuovo metodo di accostarsi al
divino. Ebbene, nella Nuova Era, si
applicherà nel periodo dei
pleniluni la Scienza dell’Approccio
per avvicinarsi alla Gerarchia, ottenere
l’illuminazione spirituale ed
accumulare forza per accrescere la
propria attività a beneficio
dei fratelli.
In passato, era il singolo individuo
che cercava il contatto con il Dio
interiore, il Sé, l’anima,
il primo Maestro; ora, invece, occorre
che sia il gruppo e poi l’umanità
intera a tentare questo accostamento.
Va detto, pertanto, che la Scienza
del Servizio riveste una maggiore
importanza rispetto alla Scienza della
Meditazione. I discepoli, quindi,
dovranno sostituire gli insegnamenti
finora ricevuti da gruppi esoterici
di varia estrazione con i nuovi metodi
che i Maestri vanno diffondendo negli
ultimi tempi. Ciò non significa
che i principi della Saggezza Eterna
vadano sovvertiti, ma solo che le
forme antiquate debbano scomparire.
Comunque, questa è la prova
tangibile che la vera spiritualità
non può subire cristallizzazioni
di sorta, pena un’irrigidimento
dogmatico e la lenta, inevitabile
involuzione che prelude alla fine
di un’istituzione religiosa
poco disposta ad adattarsi all’evoluzione
dell’animo umano.
Poiché ora sta accadendo che
il Logos planetario immette in tutte
le espressioni dell’esistenza
fisica un nuovo afflusso di energie
spirituali, occorre che i discepoli
e gli iniziati consapevoli di tale
processo si attivino per canalizzare
tali energie, distribuendole all’umanità
intera.
In tal modo, si favorirà l’evoluzione
della massa, evitando il rischio di
un’eccessiva divaricazione tra
gli esseri umani; per questo, è
necessario informare e dare l’esempio,
in modo che un’umanità
più avanzata possa a sua volta
ispirare i regni subumani, aiutandoli
nella loro crescita evolutiva.
I Maestri, del resto, osservano l’operato
dei discepoli, valutandoli in base
all’impegno dimostrato nella
realizzazione del Piano ed ai risultati
raggiunti.
I discepoli, dunque, si preparino
a ricevere una serie di iniziazioni
attraverso la pratica costante della
disciplina utile a controllare la
personalità, della meditazione
necessaria a stabilire il contatto
con l’anima e del servizio volto
ad aiutare la crescita collettiva.
Insegnamenti
sulla Meditazione
Entrando in una nuova èra,
i Maestri consigliano di praticare
un tipo di meditazione non più
individuale, ma di gruppo, imparando
a collegare i centri psichici in una
fase dapprima ascendente che parta
dal plesso solare per salire fino
alla testa e poi discendente da qui
al cuore.
In tale processo, il plesso solare
svolge il ruolo di distributore di
energia sia verso i centri posti sopra
il diaframma che verso quelli sottostanti,
mentre la stimolazione del centro
del cuore favorisce l’unità
del gruppo radicata nell’amore;
invece, il centro nella testa permette
di ricevere le impressioni provenienti
dal mondo spirituale.
Col tempo, l’abitudine a ritirarsi
verso l’interno da sporadica
diviene costante; per cui, si finisce
per vivere sempre consapevolmente
in contatto con l’anima e con
la dimensione spirituale in genere.
Infine, è consigliabile, nella
ricorrenza dei pleniluni, riunirsi
simbolicamente attorno al Maestro
che invierà al gruppo in meditazione
luce, amore ed energie positive.
Imparare a trasferire le energie inferiori
dal plesso solare al cuore ed alla
testa permette di stabilire un contatto
tra la personalità (simboleggiata
dal plesso solare), l’anima
(simboleggiata dal centro del cuore)
e la Monade immortale (simboleggiata
dal centro della testa).
Perseverando in questa pratica, avverrà
che sarà l’anima a controllare
la personalità e non viceversa;
in tal modo, la coscienza si espande
e si accelera il processo evolutivo
che comunque è sempre in atto,
mosso da leggi naturali, ma che altrimenti
si attuerebbe in tempi ben più
lunghi.
I Maestri dicono che non è
bene stimolare i centri collocati
sotto il diaframma, per non rafforzare
l’influenza della personalità,
già dominante nella maggioranza
degli individui.
Pertanto, il risveglio del centro
alla base della spina dorsale deve
risultare da un atto della volontà
che parte dai centri collocati nella
testa; altrimenti, si rischia di alimentare
la natura emotiva ed i bassi istinti.
Il discepolo guidato da un Maestro
è tuttavia immune da tali pericoli,
perché agisce in modo impersonale,
mosso dall’amore altruistico.
Per quanto concerne il centro della
gola, che governa l’attività
creativa, si deve sapere che questo
è in rapporto col manas o energia
mentale e che si attiva automaticamente
per interazione con gli altri chakras.
Va detto anche che non si esclude
la meditazione personale; si deve
sapere, però, che questa è
finalizzata a eliminare gli annebbiamenti
emotivi che persistono a livello individuale.
Proprio per questo, non deve essere
praticata in concomitanza con quella
di gruppo, per non proiettare negatività
sugli altri.
Nella meditazione di gruppo, l’anima
individuale si fonde con quella dei
fratelli e con la Gerarchia, passando
attraverso l’Ashram del Maestro
che svolge appunto una funzione di
collegamento.
Il fine ultimo di tali pratiche consiste
nel far sì che il discepolo
viva consapevolmente al centro e da
lì operi verso l’esterno,
esercitando un’azione irradiante
e magnetica in grado d’influire
positivamente sull’ambiente
circostante.
Fino alla fine del secolo scorso,
sia nella meditazione individuale
che in quella collettiva, era l’energia
dell’anima ad impressionare
la mente con la potenza dell’amore;
da allora in poi e durante il primo
quarto di questo secolo, invece, sarà
sempre più avvertibile l’impressione
derivante dalla Triade Spirituale
che alimenta la volontà, necessaria
a compiere il proposito divino.
Quindi, la Gerarchia dei Maestri,
che stimola l’evoluzione umana,
ha fatto sì che dapprima si
diffondesse uno spirito di tolleranza,
di collaborazione e di solidarietà
favorito dall’afflusso dell’energia
dell’amore e che in seguito
si potenziasse la volontà di
attuare il Piano divino sulla Terra.
È per questo motivo che ci
si trova ad una svolta dei tempi i
cui effetti diverranno palesi a partire
dal 2025, data che segna appunto lo
scadere del primo quarto del XXI°
secolo.
La Gerarchia, pertanto, va identificata
col mondo delle anime che, proprio
perché consapevoli del Piano
divino elaborato a Shamballa, stimolano
l’umanità ad allinearsi
e collaborare con tale proposito.
La Gerarchia, quindi, svolge la funzione
di trait d’union tra Shamballa
ed il mondo degli uomini, contribuendo
ad instaurare la nuova civiltà
e la nuova religione mondiale.
A tal fine, è stata insegnata
la Grande Invocazione, dotata di una
formidabile potenza invocativa, se
pronunciata con intensità mentale
e proposito ardente.
Dal punto di Luce entro la Mente
di Dio
affluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.
Dal punto d’Amore entro il
Cuore di Dio
affluisca Amore nei cuori degli uomini.
Possa il Cristo tornare sulla Terra.
Dal Centro ove il Volere di Dio è
conosciuto,
il proposito guidi i piccoli voleri
degli uomini,
il proposito che i Maestri conoscono
e seguono.
Dal Centro che vien detto il genere
umano
si svolga il Piano d’Amore e
di Luce
e possa sbarrare la porta dietro cui
il male risiede.
Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano
il Piano sulla Terra.
Pur risultando chiaro il senso complessivo
di questa Invocazione, il Tibetano
ha ritenuto opportuno fare alcune
precisazioni.
Ad esempio, quando ci si riferisce
alla Mente di Dio, s’intende
parlare del punto focale della Luce
divina, all’Anima di tutte le
cose che diffonde ovunque l’illuminazione.
Così, il Cuore di Dio è
il punto focale d’amore del
mondo manifestato, la Gerarchia che
raggiunge i cuori degli uomini con
l’energia della comprensione
amorevole.
Ed ancora: il Centro ove il Volere
di Dio è conosciuto allude
a Shamballa, dove i Grandi Esseri
elaborano il Proposito divino.
Il Centro che vien detto il genere
umano è la nostra Umanità,
intesa come un elemento unitario,
al cui interno si verifica una serie
di ampliamenti di coscienza che permettono
d’intendere quale sia la Volontà
di Dio e di collaborare attivamente
alla realizzazione del Piano.
Quando si attende il ritorno del Cristo,
ci si riferisce all’esteriorizzazione
della Gerarchia ed alla sua apparizione
visibile sul nostro pianeta, allorché
il tentativo d’illuminazione
del mondo avrà raggiunto uno
stadio sufficientemente avanzato.
In realtà, il Cristo non ha
mai abbandonato la Terra ed attende
che l’umanità inizi a
praticare davvero i Suoi precetti.
Ed infine: quando si dice che il genere
umano ha potere di rinchiudere il
male in un ambito ben circoscritto,
s’intende riferirsi ad un processo
per cui le potenze negative saranno
sigillate nello spazio loro proprio
attraverso pratiche occulte che esulano
per ora dalla comprensione umana.
Al momento, è sufficiente che
ognuno cerchi di controllare e dominare
le proprie debolezze ed errori.
La Grande Invocazione sintetizza l’intenzione
divina, cioè il pensiero del
Logos planetario, ed è variamente
intesa; l’uomo comune la considererà
come una preghiera rivolta ad un Dio
trascendente, mentre gli esoteristi
si accosteranno al mondo delle cause,
cioè a Coloro che stanno dietro
le quinte della Storia, controllando
lo svolgersi degli eventi mondiali.
Chi la recita consapevolmente, è
in grado di cogliere alcune verità
essenziali: l’esistenza di un’Intelligenza
che governa il tutto, a cui si dà
genericamente il nome di Dio; l’Amore,
inteso come il potere motivante l’intero
Universo; la Volontà di Dio,
i cui effetti si esplicano appunto
come Intelligenza ed Amore; il fatto
che il Piano divino può trovare
pratica attuazione solo attraverso
l’azione dell’Umanità.
C’è, quindi, la promessa
di un’imminente Restaurazione,
di un mondo nuovo che vedrà
la luce grazie ad una radicale trasformazione
dei cuori e degli obiettivi perseguiti
dal genere umano.
La Grande Invocazione è stata
donata dai Maestri, al fine di collegare
l’intento gerarchico con le
aspirazioni umane. In ciò consiste
il compito di ogni discepolo, che
dovrà tradurre l’ispirazione
divina con cui è entrato in
contatto in ideali pratici. In tal
modo, la via verticale della preghiera
e della meditazione s’incontra
e si concilia con la via orizzontale
dell’azione.
Egli si servirà del centro
ajna posto tra le sopracciglia, per
trasmettere alle menti più
illuminate il progetto divino intuito
nello stato di meditazione profonda.
È chiaro che, qualora si verificasse
un accostamento di massa alla Sorgente
della Vita, dell’Amore e della
Luce, nulla può resistere a
questa accorata richiesta. Il risorgere
della coscienza cristica nei cuori
degli uomini produrrà di conseguenza
il ristabilirsi dell’Eden sulla
Terra. La Realtà spirituale
inonderà il nostro pianeta
e la porta dietro cui il male risiede,
tenuta ancora oggi aperta dagli egoismi,
dagli odi e dalla separatività,
verrà richiusa.
Detto ciò, si comprende come
tutto ciò che esiste sia il
risultato di un’attività
meditativa. Infatti, il Logos planetario
ha formato ed animato il mondo attraverso
un pensiero creativo che tuttora è
in atto, permettendo il sussistere
della vita sulla Terra; Shamballa
conosce il Proposito del Logos planetario
e controlla la grande Ruota della
Vita attraverso una serie di manifestazioni
cicliche, influenzando i Nirmanakayas
, i Costruttori divini che usano le
potenti energie dei sette Raggi planetari
attraverso una meditazione contemplativa;
costoro influenzano la Gerarchia che,
attraverso il Nuovo Gruppo di Servitori
del Mondo, stimola l’Umanità
in senso evolutivo. Questa, infine,
opera sui tre regni subumani.
Il lavoro meditativo che può
essere svolto dall’essere umano
si effettua attraverso una serie di
stadi che comprendono il desiderio,
la preghiera, la riflessione mentale;
la meditazione che collega la personalità
con l’anima; l’adorazione
che riflette sul concetto di trascendenza
ed immanenza divine; l’invocazione
e l’evocazione effettuate dai
discepoli in funzione di un nuovo
ordine mondiale; la meditazione ashramica
che riesce a tradurre in atto le forme
pensiero positive.
Perché il Piano divino abbia
pratica attuazione è necessario
ed inevitabile che le vecchie forme
siano distrutte, per essere sostituite
da nuove espressioni di civiltà.
Pertanto, i Maestri si servono dell’energia
del primo Raggio di Volontà
o Potere per sgretolare il vecchio
mondo, secondo la profezia del Cristo
per cui “il vino nuovo non può
essere posto in botti vecchie”.
Ciò comporta l’insorgere
di un caos apparente che può
disorientare chi ignora i processi
che governano il grande cambiamento
in atto.
È ovvio che il crollo delle
vecchie forme non è fine a
se stesso, ma prelude all’edificazione
di un mondo totalmente rinnovato nelle
sue strutture. Quindi, i Maestri usano
parallelamente le energie del secondo
Raggio di Amore-Saggezza volte ad
aprire le menti, predisponendole ad
accettare le nuove idee che, infatti,
vanno rapidamente diffondendosi tra
la massa.
Ovviamente, il vecchio mondo si sente
minacciato da questa ventata di cambiamento
e reagisce, tentando di conservare
gli ordinamenti precedenti e sostanzialmente
il potere acquisito ed esercitato
con autoritarismo e violenza.
Ècosì che gli agenti
della Loggia Nera tentano di opporsi
all’azione della Loggia Bianca,
ma i loro sforzi non saranno coronati
da successo, come annunciò
2000 anni orsono il Cristo con la
frase lapidaria “non prevalebunt”,
non prevarranno.
Questa certezza deve sostenere quanti
operano in concomitanza con le Forze
della Luce, a partire dal semplice
aspirante fino all’iniziato
di grado superiore.
Insegnamenti
sull'Iniziazione
A differenza di quanto comunemente
si crede, l’iniziazione non
consiste tanto nella pratica di un
rito misterioso da svolgersi in un
luogo segreto alla presenza di uno
Ierofante che pronuncia formule strane,
quanto piuttosto in una progressiva
espansione di coscienza che il discepolo
attua per mezzo di una severa disciplina
in grado d’ imprimere un orientamento
diverso alla sua vita.
Se bastassero alcune formule e gesti
rituali a produrre il radicale cambiamento
che deve effettuarsi nell’aspirante,
sarebbe tutto troppo semplice.
Occorre, invece, una partecipazione
cosciente dell’individuo che
s’accinge ad una profonda trasformazione
interiore capace d’incidere
anche sull’ esteriore, cioè
sul suo comportamento e sulle influenze
esercitate nei confronti dell’ambiente
circostante e delle persone con cui
verrà posto in contatto.
Pertanto, uno dei segni distintivi
del vero iniziato sarà quello
di un atteggiamento di divina indifferenza
nei confronti di tutto quanto concerne
la sua persona. Ogni suo pensiero
ed azione saranno volti a beneficio
del prossimo, da esplicare secondo
i modi e le capacità proprie
di ciascun individuo.
Questa consapevolezza allargata, che
fa dimenticare se stessi nella pratica
del servizio altruistico, nel rispetto
e nell’amore per tutte le forme
di esistenza, si attua attraverso
un percorso che comprende sette stadi
successivi. Le antiche dottrine, infatti,
parlano di sette iniziazioni.
La prima iniziazione consiste in una
serie di rinunce materiali che comportano
sofferenza, ma anche la nascita del
Cristo nel cuore dell’individuo
che la sperimenta. Si tratta, in pratica,
di rinnegare il sé inferiore,
recidendo tutti i legami che hanno
imprigionato l’anima nella gabbia
dell’illusione, ricostruendo
la propria vita su valori più
stabili di quelli materiali.
A questo livello si diviene consapevoli
del Cristo interiore di cui parlava
l’apostolo Paolo, del vero Io,
del Sé che, irradiando la sua
energia, attua la redenzione dell’individuo
e dell’umanità intera,
quando questa consapevolezza diverrà
universale.
A tal fine i Maestri da sempre tentano
d’imprimere il giusto orientamento
ai loro discepoli, che hanno il compito
di divulgare questi insegnamenti nella
massa.
Va sottolineato però che queste
conoscenze non debbono restare confinate
nella sfera teorica, ma trovare pratica
attuazione. Ciò è inevitabile,
perché l’iniziato avverte
un potente impulso che gli dona compassione
ed amore, spingendolo all’azione
altruistica.
Il passaggio alla prossima espansione
di coscienza o iniziazione che dir
si voglia sarà più o
meno rapido; esso dipende dalla comprensione
di questo nuovo stato e dall’orientamento
che s’intende imprimere alla
propria esistenza.
Inoltre, si ricorda che, ai nostri
giorni, l’iniziazione non riguarda
più solo il singolo; costui,
infatti, deve integrarsi nel gruppo
e stabilire un contatto con il Maestro
che guiderà i suoi passi finché
non diverrà egli stesso una
Guida per il prossimo.
Infine, è bene sapere che conoscere
ed avvertire in sé la pressione
dell’energia spirituale che
urge dall’interno può
costituire un pericolo, se questa
non viene correttamente utilizzata.
Infatti, se non trova pratica espressione
nell’azione altruistica, crea
danni e scompensi non solo nella psiche,
ma anche nel fisico, andando a sollecitare
la parte meno nobile di ciascuno di
noi.
Se ciò è vero per il
singolo, lo è anche per la
collettività o per il pianeta
che riceve tali energie dalle dimensioni
superiori; la causa di molti disastri
va ricercata, dunque, proprio in questo
ambito.
Quanto può essere acquisito
sul sentiero dell’iniziazione
viene assimilato col tempo; all’inizio,
è la mente illuminata a ricevere
le impressioni che giungono dall’alto,
mentre in seguito si attinge alla
percezione intuitiva dell’anima
stessa.
Comunque, l’adepto dell’epoca
attuale risulta essere più
percettivo rispetto a quello dei giorni
passati, perché polarizzato
sul livello mentale e non più
su quello emotivo e devozionale, ed
ancor più lo sarà quello
della veniente Età dell’Acquario.
Il discepolo che viene iniziato lo
fa come anima, in piena coscienza
di veglia; tale esperienza lo porterà
ad acquisire nuovi poteri ora latenti
e a sperimentare nuovi modi e campi
di servizio, fino a penetrare nella
cosiddetta Mente di Dio.
Quando la personalità comincia
ad allinearsi con l’anima, non
solo il fisico, ma anche l’astrale
inizia a schiarirsi, fino a sparire
nel corso della seconda iniziazione
del Battesimo, assorbito dalla coscienza
buddhica.
Anche il corpo dell’anima, però,
verrà distrutto ad uno stadio
di sviluppo più avanzato, corrispondente
alla terza iniziazione della Rinuncia,
la cosiddetta Trasfigurazione.
Tutte queste rivelazioni provengono
dalla Monade immortale che, attraverso
l’anima (anello di congiunzione
fra la Triade spirituale ed il Quaternario
inferiore), giungono alla mente ed
infine al cervello. Quest’ultimo,
quindi, a differenza di quanto insegna
la scienza ufficiale, non rappresenta
affatto l’origine delle idee
o del pensiero, ma svolge le funzioni
di un semplice terminale.
È ovvio che l’anima conosca
molto più di quanto il cervello
riesca a registrare; è per
questo che occorre allineare la personalità
e quindi la mente razionale con l’anima,
per affinare gli strumenti di conoscenza
e per iniziare a pensare “nel
cuore”.
Si comprende, tuttavia, come la meditazione
costituisca in realtà solo
un passo preliminare rispetto all’iniziazione;
dapprima, infatti, la personalità
si fonde con l’anima, mentre
dopo la distruzione di questa si giunge
all’integrazione della personalità
con la Monade.
L’iniziazione, quindi, permette
di trasferire l’iniziale triplicità
di manifestazione (corpo, anima, spirito)
nella fondamentale dualità
di spirito-materia, per cui la materia
si spiritualizza ed ascende al cosiddetto
“cielo”.
Nella terza iniziazione, pertanto,
la Luce della Monade assorbe quella
dell’anima e della triplice
personalità (fisico, astrale,
mentale), ma è solo nel corso
della quarta iniziazione che si diviene
consapevoli di questa trasformazione:
è il momento della cosiddetta
Crocifissione, quando la parte umana
è sacrificata a totale beneficio
di quella spirituale.
Una volta dissolto il corpo causale
nel corso della quinta iniziazione,
si vive la fase della Resurrezione,
cioè l’elevazione della
coscienza fino alla Monade e ciò
avviene durante la sesta iniziazione.
Infine, si perviene al punto di perfezione
solare, altrimenti detta Ascensione,
con la settima iniziazione che conferisce
all’iniziato il titolo di Adepto.
L’iniziato ai Misteri maggiori
che venivano praticati nell’antichità,
ma che continuano ad essere rivelati
anche oggi dai Maestri di Saggezza,
attraversava ed attraversa due fasi
principali: quella del superamento
dell’annebbiamento emotivo e
quella del radicamento nel Regno di
Dio, nella Gerarchia, in cui s’inserisce
come membro effettivo in modo cosciente,
collaborando come Agente di Luce alla
materializzazione del Piano.
Attraverso la pratica della meditazione
e le espansioni di coscienza prodotte
dalle varie iniziazioni, l’intelletto
umano dapprima si affina e poi viene
trasceso. All’inizio, infatti,
la mente utilizza i sensi fisici della
percezione; in seguito, l’occhio
dell’anima (il terzo occhio)
permette di penetrare nel mondo dei
fenomeni sottili; infine, l’intuizione
consente di acquisire una visione
sintetica di tipo universale.
Da quanto detto si arguisce che i
Grandi Esseri che governano il nostro
pianeta hanno scelto di procedere
in modo graduale nel favorire il processo
evolutivo del genere umano. Infatti,
l’iniziazione presentava originariamente
un carattere in gran parte individuale,
mentre ora ha assunto l’aspetto
di un’esperienza di gruppo ed
in futuro diverrà un fenomeno
di massa.
Comunque, i tre principali centri
planetari e cioè Shamballa,
la Gerarchia e l’Umanità
vanno stabilendo un’interazione
sempre più stretta e ciò
appare evidente agli occhi dei discepoli
avanzati che osservano i rapidi cambiamenti
in atto nel mondo, volti a realizzare
il Regno di Dio sulla Terra che da
luogo d’espiazione s’avvia
a divenire pianeta sacro, perché
si realizzi la perfetta corrispondenza
tra l’alto ed il basso. “Venga
il Tuo Regno, sia fatta la Tua Volontà,
come in cielo così in terra”.
La rivelazione concessa all’iniziato
si riferisce all’ideazione ed
alla realizzazione del Piano divino
sul nostro pianeta tramite l’azione
concordata e cosciente dei discepoli
sparsi ovunque che impiegano le energie
ricevute, trasmettendole dal centro
ajna posto tra le sopracciglia, secondo
la cosiddetta Tecnica dell’Impressione
che presuppone la conoscenza e l’uso
della sostanza eterica.
Attraverso i vari stadi dell’iniziazione,
il discepolo apprende il significato
della redenzione, che non può
essere vicaria, cioè affidata
all’opera di un salvatore esterno
che esimerebbe il suo protetto da
ogni sforzo e quindi da ogni merito,
ma dipendente dall’impegno del
singolo che dapprima redime la sua
triplice personalità (fisica,
emotiva e mentale), poi i suoi simili
ed infine partecipa al lavoro gerarchico.
La rivelazione del Proposito divino
inizialmente è captata in uno
stato di coscienza che viene definito
estatico; ad esso segue un periodo
di oscurità in cui sembra di
essere stati abbandonati e privati
di ogni aiuto e stimolo a procedere:
è la cosiddetta “notte
dell’anima”; tuttavia,
l’esperienza vissuta non può
essere dimenticata; sapendo quello
che si è in realtà,
quale è l’Origine e la
meta, s’interiorizza questa
consapevolezza; la semplice conoscenza
si trasforma in Saggezza e ci si dedica
al servizio, aiutando i fratelli rimasti
indietro sul Sentiero.
Nell’attuazione del Piano divino
il discepolo deve agire con intelligenza
ed elasticità mentale, evitando
d’imporre i valori spirituali
e tenendo conto dello stadio raggiunto
dall’umanità media. Saper
scegliere il momento più opportuno
è una delle lezioni più
difficili da imparare; bisogna saper
frenare l’entusiasmo impulsivo
ed emotivo.
Come il Cristo 2000 anni orsono disse
che non si era pronti per ricevere
la verità tutta intera e che
questa sarebbe stata rivelata progressivamente
in futuro, così operano i Maestri
oggi e così deve adattarsi
a fare anche il discepolo, scegliendo
la via del compromesso.
È per questo che l’ideale
della prossima civiltà si fonda
su due idee-forza: quella della libertà
e della sicurezza spirituale, cioè
sulle scelte autonome che rendono
responsabili e sulla possibilità
di sperimentare un’esperienza
interiore che trasformi la fede cieca
in consapevolezza e visione diretta.
Il processo evolutivo non è
riservato ai soli esseri umani, ma
coinvolge i Maestri e lo stesso Logos
planetario che, infatti, si accinge
a conseguire un’iniziazione
cosmica. È ovvio che, man mano
che Egli progredisce, trascina con
sé i due centri attualmente
più attivi sulla Terra, cioè
la Gerarchi e l’Umanità.
Tutto quindi è collegato e
mosso da un identico impulso volto
ad avanzare e nello stesso tempo ad
abbandonare e distruggere ciò
che non si rivela più adatto
ad esprimere la nuova condizione venutasi
a creare.
C’è un antico mantram
che ben sintetizza questo processo
e che può integrare la Grande
Invocazione. Esso recita: “Guidaci
dalle tenebre alla Luce, dall’irreale
al Reale, dalla morte all’Immortalità”.
Recitarlo concentrati e consapevoli
della reale possibilità di
operare un’autentica trasformazione
in noi stessi, secondo le dottrine
professate dagli alchimisti che ugualmente
s’ingegnavano a mutare il vile
piombo in oro fino, aiuterà
a procedere senza tentennamenti sul
Sentiero interiore.
L’Età dell’Acquario
appena iniziata porterà ordine
ed illuminazione sulla Terra. Il Grande
Signore riapparirà, secondo
il desiderio della Gerarchia e dell’Umanità
riunite. L’energia del settimo
Raggio dell’Ordine, che avvicina
magicamente spirito e materia, fa
avvertire il suo potere, organizzando
le cose umane secondo il Piano divino.
La risposta a queste influenze superiori
è più rapida ed inclusiva
di quanto sia mai stata prima nella
storia planetaria; i Maestri affermano
che le energie positive si sono già
polarizzate sul piano mentale e che
non tarderanno a manifestarsi su quello
fisico.
La speranza in un mondo migliore deve
trasformarsi nella certezza di poter
avanzare verso sfere sempre più
estese di coscienza illuminata. La
Luce ci guida e ci invita a diventare
noi stessi degli Agenti della Luce
in un mondo che inizia a percepire
i primi segni di un’Era Nuova.
Istruzioni
personali ai Discepoli dal Tibetano
Anche per questa sezione vale quanto
già detto in merito alle precedenti
“Istruzioni individuali ai discepoli”
e cioè che, nonostante l’estrema
varietà di contenuto di queste
lettere, se ne possono comunque trarre
indicazioni utili per il ricercatore,
estrapolandole dal contesto.
Dunque, al discepolo si consiglia,
prima di prendere qualsiasi decisione,
d’interrogarsi sul motivo che
spinge ad agire in un certo modo e
sul fine che ci si propone di raggiungere,
per evitare di commettere errori anche
gravi. L’uomo comune, invece,
non bada agli stimoli, agli impulsi
e ai desideri che non riesce a padroneggiare.
Non potendo realizzare tutto ciò
che si ritiene necessario, visti i
limiti umani, è bene scegliere
quanto arrecherà il miglior
bene possibile al maggior numero di
persone che cercano.
Durante gli esercizi di respirazione,
bisogna prestare particolare attenzione
agli intervalli tra un’inspirazione
ed un’espirazione; in quei momenti,
infatti, la coscienza vive in uno
stato di distacco che permette di
ricevere al meglio le idee, i suggerimenti
e le ispirazioni provenienti dall’alto.
Il samadhi può essere definito
come uno stato interiore in cui l’iniziato
ritira tutte le sue forze in un “pozzo
di silenzio colmo di acqua di vita”;
in esso ci si immerge per vivere nell’Essere
e nella Coscienza.
Non si richiede al discepolo di fuggire
il mondo; egli può vivere una
duplice vita che comprende gli obblighi
della personalità ed il compito
prescelto del servizio dell’anima.
È consigliabile, però,
mantenere l’atteggiamento dell’osservatore
nei confronti delle occupazioni quotidiane,
così da controllare pensieri
ed azioni, restando costantemente
in uno stato di coscienza equilibrato,
sereno, privo di turbamento.
È bene che i gruppi si uniscano
per collaborare e per comunicare,
se si riscontra un’identità
di meta e di proposito.
Poiché le impressioni psichiche
arrivano attraverso il plesso solare,
si dovrebbe trasferire l’energia
dal corpo astrale al corpo mentale,
per indirizzarla poi al cuore. Ad
esempio, dobbiamo aiutare ed amare
quelli che soffrono, ma non identificarci
con loro; il vero amore non può
essere succube dell’emozione.
Pertanto, la pietà verrà
sostituita dalla compassione e l’apprensione
dalla comprensione. In tal modo, saremo
sempre padroni di noi stessi ed il
nostro aiuto risulterà più
efficace.
Dirigere le energie verso il centro
della testa permette a chi medita
di superare la distinzione tra la
realtà fenomenica e quella
spirituale, per arrivare a comprendere
l’unità del Tutto: “Io
ed il Padre siamo Uno” disse
il Maestro Gesù detto il Cristo,
il primo della nostra umanità
a raggiungere la totale realizzazione.
Non tutti i Maestri, infatti, si trovano
allo stesso stadio evolutivo.
Il più semplice schema di meditazione
che possa essere consigliato è
quello in cui si riesce a calmare
il pensiero, così da poter
ricevere le “impressioni”
dal mondo spirituale.
Quando si stabiliscono dei contatti,
sia personali che di gruppo, bisogna
sviluppare la capacità di discernere,
per evitare un’inutile promiscuità
che, anche se ben intenzionata, non
solo non porta alcun frutto, ma può
anche danneggiare.
Il discepolo impari a superare la
barriera mentale che ci allontana
dalla conoscenza cosciente. Un antico
insegnamento, tratto da “Il
libro dei precetti d’oro”
(frammento 1), recita: “La mente
è la grande distruttrice del
Reale. Distrugga il discepolo la distruttrice”.
Ad un certo grado di sviluppo, il
discepolo riesce a mantenere la continuità
di coscienza anche dopo l’esperienza
della morte, che può definirsi
come un trasferimento della vita oltre
il velo dell’illusione. In tal
modo, può continuare a servire,
anche se con mezzi diversi.
L’Ashram del Maestro Koot Hoomi,
da cui dipende anche quello del Tibetano,
ha il compito di diffondere le nuove
linee dell’educazione mondiale;
a tal fine, si scelgono i discepoli
adatti a questo servizio, badando
alla qualità delle persone
e non al loro numero.
Il Maestro Morya coordina tutti i
gruppi esoterici presenti al mondo;
tra il suo Ashram e quello del Tibetano
esiste un rapporto di libero scambio
d’informazioni e di reciproco
sostegno.
La Chiesa Cattolica è governata
dal primo Raggio del Potere e della
Volontà per quanto riguarda
l’anima, mentre la sua personalità
è influenzata dal terzo Raggio
dell’Intelligenza attiva; da
ciò deriva il suo amore per
la politica e per il potere temporale,
nonché le sue preoccupazioni
finanziarie. Il Raggio mentale ed
emotivo di quest’istituzione
è il sesto e ciò spiega
il suo atteggiamento dogmatico e devozionale;
infine, il Raggio fisico dell’organizzazione
esteriore è il settimo, che
influenza l’ordinamento gerarchico
ed il ritualismo.
La ristrettezza di pensiero indotta
dalla Chiesa Cattolica Romana si avverte
particolarmente nella zona in cui
predomina la razza latina, italiana,
spagnola e portoghese, dove l’istituzione
clericale ha avuto modo di agire più
a lungo, condizionando le coscienze
con ogni mezzo. Lì è
indubbiamente più difficile
operare; tuttavia, è pur vero
che si va incarnando una nuova generazione
consapevole del compito di ricostruire
il mondo su nuove basi. Per cui, i
giovani costituiscono la speranza
del futuro.
Il vero Istruttore si riconosce dal
fatto che, pur raccogliendo attorno
a sé un gruppo, non esige obbedienza
cieca, non esclude il confronto con
altri aspetti della verità
e soprattutto offre l’insegnamento
a coloro che cercano, considerandosi
sempre uno studente che ha il dovere
di apprendere per ampliare i suoi
orizzonti conoscitivi.
Gli ideali odierni devono scomparire,
perché sono formulazioni della
mente umana, capaci solo di aumentare
l’orgoglio, indurre ostinazione
e generare un senso di superiorità
separativa. Il rischio è quello
di produrre una cristallizzazione,
per cui la mente diviene rigida, incapace
di flessibilità.
L’attività mentale, per
quanto fervida, non deve soddisfare;
occorre saper andare oltre e raggiungere
l’anima, la cui natura è
un amore senza limiti che comporta
un’identificazione con l’umanità
e non con una scuola di pensiero.
In ogni vita terrena esistono dei
momenti particolarmente importanti
che coincidono con cicli settennali,
in cui si verificano crisi benefiche
e liberatorie. Uno dei più
importanti avviene a trentacinque
anni, che in genere comporta un risveglio
della coscienza; seguono poi quelli
non meno significativi dei quarantadue,
dei quarantanove, dei cinquantasei
e dei sessantratré anni. Il
discepolo, quindi, ponga particolare
attenzione a vivere consapevolmente
queste fasi della sua esistenza.
Si ricordi che un atteggiamento amorevole
è in grado di esaurire tutto
il karma terreno, come scriveva nelle
sue Epistole anche l’apostolo
Paolo iniziato ai misteri divini;
ciò non significa che si debba
sempre essere cortesi e piacevoli
con tutti, ma solo che si deve imparare
a dire anche cose spiacevoli con inalterabile
amore.
Bisogna sviluppare la capacità
di divenire un canale di potere, d’amore
e di conoscenza, mantenendosi sempre
coscientemente in collegamento con
l’ashram a cui appartengono
altri discepoli ed il Maestro istruttore;
in ciò consiste la cosiddetta
Obbedienza Occulta, che non costituisce
assolutamente un vincolo di sorta,
perché è liberamente
accettata. S’impara così
ad agire dimenticando la propria persona
ed il ruolo rivestito; in tal modo,
anche l’esigenza di stabilire
un contatto con il Maestro s’affievolisce
col tempo, perché sarà
l’anima a controllare la vita,
“come se” ci si trovasse
al cospetto del Maestro.
Il discepolo deve anteporre il contatto
con l’anima allo sviluppo dei
centri, che fanno ancora parte dell’aspetto
forma, essendo costituiti di materia
eterica; la loro funzione è
quella di condensare l’energia
che affluisce dal corpo astrale, dall’anima
ed infine dalla Monade. La consapevolezza
dei chakras si svilupperà in
modo automatico nello stadio finale
del processo evolutivo, quando dapprima
personalità ed anima e poi
la Monade si saranno perfettamente
allineate.
La Nuova Era, frutto del risveglio
della coscienza cristica e del riversarsi
dello spirito d’amore sul mondo,
si fonderà su un’impostazione
del tutto diversa rispetto all’attuale;
si riconosceranno gli errori dei vecchi
sistemi politici, economici, religiosi
e sociali che di conseguenza verranno
scartati. Le prime avvisaglie di questo
cambiamento si manifestarono nel 1825,
quando sorsero i primi gruppi impegnati
a migliorare le condizioni umane,
dando luogo ai movimenti operai, ai
processi educativi, alle imprese filantropiche,
ai progressi della medicina, alle
relazioni internazionali. Non bisogna
dubitare del buon esito dell’operazione,
anche se è bene ricordare che
i movimenti progrediscono lentamente.
Bisogna ammettere, però, che
negli ultimi tempi si assiste ad un
rinnovato impegno da parte di milioni
di persone che elaborano una miriade
di piani per il rinnovamento e la
salvezza dell’umanità.
Pertanto, coloro che sono consapevoli
della portata mondiale di questo processo
in atto si mobilitino con rinnovato
impegno ed entusiasmo per la sua definitiva
attuazione.
Cinque Maestri e cinque Ashram sono
attualmente impegnati nel lavoro preparatorio
per la venuta del Cristo. Il primo
è il Maestro Koot Hoomi, sulla
stessa linea del Cristo stesso, cioè
sul secondo Raggio dell’Amore-Saggezza
che penetra nel Centro Gerarchico;
il secondo è il Maestro Morya,
in stretto contatto con Shamballa;
segue il Maestro R., Signore della
Civiltà e Reggente dell’Europa;
poi il Maestro della Riorganizzazione
del Lavoro; infine, lo stesso D.K.,
il cosiddetto Tibetano, con il compito
di collegare i discepoli ai suddetti
Maestri. I discepoli selezionati entreranno
in contatto col pubblico, per avviare
l’inizio dell’èra
nuova.
Non tutti i suddetti Ashram si occupano
principalmente dello sviluppo della
coscienza umana; infatti, esistono
altri tipi di coscienza che si estendono
dai regni inferiori a quelli molto
superiori al regno umano.
Nella relazione tra gli Ashram, esistono
punti ci contatto che permettono maggiori
scambi e collaborazione; molti discepoli
sono collocati in questi spazi intermedi.
La lezione fondamentale da apprendere
è quella che insegna ad uscire
da ogni limitazione, pur dando amore,
ma con totale distacco. L’esempio
è sempre dato dal Cristo, quando
ripudiò Sua madre. Si ricordi,
pertanto, che la famiglia esiste solo
per il tempo di una vita terrena;
bisogna allenarsi a riconoscere la
propria famiglia spirituale, che solo
raramente s’identifica con quella
d’appartenenza; oppure, identificarsi
con quella famiglia più allargata
che è l’umanità.
Quando il Tibetano parla del gruppo,
intende riferirsi non alla cerchia
dei più diretti collaboratori
e non solo ai discepoli da lui direttamente
istruiti, bensì a tutti i discepoli
che servono e lavorano nel mondo.
I nostri pensieri sono il prodotto
del principio intelligenza che non
s’identifica col corpo ed il
suo meccanismo sensoriale, ma che
comprende di essere qualcosa di più,
arrivando a dire: ”Io sono”.
In tal modo si riesce gradualmente
ad elevare i nostri corpi al cielo,
dove molte scintille di differente
splendore tornano ad unirsi all’unica
Fiamma da cui ebbero origine. È
così che la madre-materia si
nobilita e può essere glorificata.
Ciò è adombrato, anche
se in modo molto rozzo ed antropomorfizzato,
dal dogma cristiano dell’assunzione
della Vergine al Cielo.
Il Maestro arriva alla Sua meta senza
un aiuto esterno, attraverso un processo
non certo facile e breve, che comporta
rinunce e sofferenza, dubbi ed errori,
ma che alla fine permette di conquistare
un premio indicibile, superiore ad
ogni aspettativa.
La via del servizio esterno si esplica
in molti modi; si può scegliere
di vivere l’esperienza dell’esoterista,
del filantropo, dello psicologo.
Ogni esistenza, comunque, è
ritmata da momenti particolarmente
importanti che seguono un ciclo settennale;
l’anno di maggior crisi e di
suprema opportunità per tutti
è sempre il sessantatreesimo.
Queste crisi possono prodursi sul
piano fisico, emotivo o mentale, oppure
essere il risultato dell’intento
dell’anima che non conosce la
staticità. Pertanto, non bisogna
adagiarsi o addurre come scusa gli
acciacchi dell’età e
la salute malferma; queste esperienze
ci sono date proprio perché
s’impari il distacco e la limitata
importanza della forma.
È bene ricordare che il corpo
fisico non costituisce di per sé
un principio, ma rappresenta l’automa
mosso dalle forze che promanano dall’uomo
interiore. Si godrà allora
di una salute perfetta, quando la
coscienza sarà focalizzata
permanentemente nell’anima.
A tal proposito, il Tibetano consiglia
di praticare un semplice esercizio
induista: dopo essersi rilassati,
si rivolgano le pupille ad occhi chiusi
verso l’alto; quando il tremolio
delle palpebre cessa o viene dimenticato,
è segno che si è raggiunto
un certo equilibrio fisico.
Si percorre il Sentiero interiore
in modo corretto, quando si cercherà
di essere e non tanto di sapere.
Una vita particolarmente dura e difficile
garantisce che ci si è liberati
in gran parte dal karma. Bisogna compiangere
coloro che non conoscono problemi
di sorta; vuol dire che debbono rinascere
ancora molte volte, per pagare i debiti
accumulati in precedenza.
Esistono molti pregiudizi originati
dai vari punti di vista, tipi di persone,
razze e nazioni. Se ci sintonizziamo
con un certo settore dell’opinione
pubblica, non siamo liberi. L’amore
divino cerca di proteggerci dall’annebbiamento
emotivo, dalle illusioni e dalle reazioni
della personalità per servire
al meglio il genere umano. L’amore
per il tutto si sostituirà
all’amore per la parte. Chi
siamo noi per determinare ciò
che è giusto e corretto? La
Gerarchia vede la bellezza in tutti.
Per i Maestri di Saggezza esistono
solo esseri umani a diversi stadi
di sviluppo. Cerchiamo anche noi di
fare lo stesso.
Il processo di astrarre la mente da
tutte le forme-pensiero imposte dall’ambiente,
dalla tradizione e dal proprio gruppo
sociale non è semplice, ma
esiste la Legge di Astrazione che
eleva il discepolo fino all’identificazione
con l’Uno, dove si annullano
tutte le differenze e gli antagonismi.
Niente ha importanza di ciò
che concerne la vita terrena, eccetto
che imparare e comprendere. Bisogna
usare la volontà per imporre
alle nostre vite una conclusione spirituale
ed emergere finalmente nella luce
dell’anima.
Non è bene fossilizzarsi sulla
meditazione, perché questa
stimola la mente attiva che può
indurre ad una vita irrequieta e mutevole.
La meditazione è uno strumento
utile ad allineare la personalità
con l’anima; in seguito, deve
prevalere il servizio al prossimo
e dimostrare il discepolato nella
vita quotidiana, agendo in modo umile,
senza imitare coloro che sono più
avanzati di noi.
L’apostolo Paolo, iniziato ai
misteri divini, scriveva: ”Dimenticando
le cose passate, procedete”.
È un ottimo metodo che aiuta
a spiritualizzare le azioni quotidiane
e a non soccombere all’annebbiamento
emotivo.
L’iniziazione si ottiene da
soli, imparando dall’esperienza
ad evitare errori e pericoli. Spesso
ciò avviene dopo i cinquant’anni,
quando si è in grado di dimostrare
la perseveranza, l’entusiasmo,
l’equilibrio e l’umiltà
richiesti.
Quando i Maestri consigliano per alcuni
periodi di ritirarsi in solitudine,
ciò non comporta alcuna morbosità
o rigoroso ritiro, né alcuna
separatività. Significa, piuttosto,
che occorre a volte saper vivere con
distacco e senza timore in un luogo
di quiete assoluta dove il Maestro
si rivela e la solitudine scompare.
In fondo, è quello che faceva
il Cristo quando si ritirava nel deserto,
per poi tornare tra gli uomini a svolgere
la sua missione nel mondo.