Coloro che s’impegnano nel lavoro
esoterico hanno un dovere (dharma)
da compiere, cioè quello di
sviluppare l’intuizione.
Per far ciò, occorre stimolare
la regione cerebrale che circonda
la ghiandola pineale, ricorrendo alla
meditazione; in tal modo, l’anima
riuscirà a dominare la personalità,
permettendo di giungere alla comprensione
psicologica del prossimo ed all’illuminazione
spirituale.
Definizione
dell’intuito.
L’intuizione
è una prerogativa dell’anima
e si manifesta quando essa si protende
verso la Monade o verso la personalità
integrata, che ha stabilito cioè
un armonico equilibrio tra le sue
componenti fisiche, emotive e razionali.
Allora, il senso di separazione scompare,
ci s’identifica con tutti gli
esseri, si prova la vera compassione,
si scorge il germe divino latente
in ogni essere, mentre il senso di
superiorità e di separazione
recede.
L’intuizione, dunque, produce
tre effetti: l’illuminazione
o identificazione con la Mente universale;
la comprensione o capacità
di amare tutte le creature, pur serbando
il distacco personale; l’Amore,
che esclude ogni barriera, critica,
separazione.
Il Metodo per risvegliare
l’intuizione.
Uno dei metodi più
efficaci consiste nell’ interpretazione
dei simboli, scoprendo la realtà
nascosta dietro le forme sensibili.
Meditando su di essi, si ponga attenzione
alle sensazioni che affiorano alla
coscienza; in tal modo, si arriva
a comprenderne il proposito.
Si consiglia di studiare non più
di quattro simboli l’anno; se
ne osservi dapprima la forma, ricollegandola
alle proprie conoscenze exoteriche;
si noti poi l’effetto emotivo
che essi suscitano ed infine, coltane
la qualità fondamentale, la
si trasporti a livello mentale.
L’intuito ha il potere di dissolvere
l’illusione che annebbia la
stragrande maggioranza del genere
umano; pertanto, coloro che sono liberi
dal grande inganno possono aiutare
chi ne è ancora vittima.
Si consiglia di esercitarsi con maggior
impegno nel periodo del plenilunio,
quando le energie positive sono più
attive, e di agire in gruppo, per
accrescere l’effetto che si
vuole ottenere.
Il problema dell’illusione deriva
dall’aspetto mentale dominante
nelle anime incarnate; esso può
sfociare nell’annebbiamento
astrale, se viene potenziato dal desiderio;
se poi viene intaccato il livello
eterico, si parla di maya.
Nel momento in cui il cervello riconosce
che l’illusione, l’annebbiamento
e la maya debbano essere superati,
ha inizio lo scontro con il cosiddetto
guardiano della soglia.
Attraverso la meditazione ed il predominio
della mente, si può dunque
liberare il mondo dall’illusione.
PARTE PRIMA
NATURA DELL’ILLUSIONE
Un aforisma della
Saggezza Eterna recita: ”La
mente è la grande distruttrice
del Reale. Distrugga il discepolo
la distruttrice.”
Occorre dunque liberarsi dalle illusioni
prodotte dalla mente, se non si vuole
incorrere in malattie mentali, in
monoideismi ed in atteggiamenti fanatici.
Chi è prevalentemente mentale
soggiace all’illusione collettiva
che comporta l’accettazione
di idee errate e la loro difesa ad
oltranza, creando separatismi, odi,
incomprensioni. E’ per questo
che urge rinnovare il pensiero umano
tramite degli interpreti che siano
validi mediatori di idee luminose
e non semplici medium di negatività.
Del resto, gli emotivi sono vittime
dell’annebbiamento mondiale;
ingannati dalle apparenze, sono incapaci
di percepire ciò che si cela
dietro il velo di maya.
Il discepolo deve imparare a pensare
con chiarezza, ad acquisire stabilità
ed equilibrio, sorvegliandosi nella
vita quotidiana, così da schiarire
l’astrale e liberare la mente.
Per far ciò, occorre avere
una piena conoscenza di sé,
trasferendo la propria coscienza nell’essere
spirituale e non focalizzandola sugli
aspetti inferiori della personalità.
In tal modo, si diventa canali per
l’energia dell’anima;
se questo contatto diviene stabile,
il successo è assicurato.
Operando in modo corretto, si arriva
a distinguere l’energia della
Vita da quella dell’anima e
ad individuare quali siano le forze
che muovono il mondo fenomenico. Il
loro uso e controllo devono essere
attuati in piena consapevolezza, trasferendo
tali esperienze a livello cerebrale;
solo così le si può
dominare, avviandosi a divenire un
Maestro.
Allineando le componenti della nostra
personalità con la luce dell’anima,
si risveglia l’intuizione, mentre
le energie divine illuminano il piano
astrale e stimolano all’azione
positiva.
Un chiarimento è d’obbligo:
liberarsi da idee preconcette e da
condizionamenti emotivi non vuol dire
abbandonarsi alla sfrenatezza ed alla
licenza; un conto è liberarsi
dalla personalità e dall’autorità
altrui, un altro è riconoscere
la guida dell’anima ed assoggettarsi
alla Legge del Servizio. Non si può
derogare da ciò; altrimenti,
si rischia di perdersi nel labirinto
di una vita caotica, priva di un centro
e di uno scopo.
A questo punto, però, si può
restare affascinati dall’illusione
del potere; è una trappola
che cattura molti di coloro che hanno
intrapreso la via interiore. Da essa
ci si libera coltivando l’umiltà,
consapevoli di essere un semplice
canale per l’amore e la luce
che discendono dall’alto, evitando
di sopravvalutare se stessi. Il rimedio
è quello indicato dal Raja
Yoga: tenere salda la mente nella
luce dell’anima, discostandosi
dalla personalità che vuol
essere gratificata.
Ovviamente il processo si attua per
gradi, ma occorre compiere un primo
passo per uscire dall’annebbiamento
individuale e di gruppo, se si vuole
divenire strumenti atti a dissolvere
quello globale.
Il mondo intero è come avvolto
in un gigantesco banco di nebbia dovuto
al retaggio del passato, a caratteristiche
psicologiche individuali e collettive
che si trasmettono nei secoli.
I più comuni annebbiamenti
che schiavizzano il genere umano sono
quello della materialità e
dell’interesse per il denaro;
quello del sentimento, che non sa
amare senza nulla chiedere; quello
della devozione, che porta a legarsi
in modo esclusivo ad una causa, ad
un credo, ad un istruttore; quello
delle coppie di opposti, che costringe
ad oscillare tra gioia e depressione;
quello delle nebbie del sentiero,
che invita a proclamare la verità
per scopi materiali e personali.
Tutto ciò si supera agevolmente,
imparando a ritrarre la mente dal
mondo personale, dirigendola verso
l’anima e lasciandosi guidare
dalla sua luce. Solo così è
possibile superare la tendenza alla
critica, alla separatività,
all’orgoglio.
Grazie all’intuito, l’iniziato
si isola dall’illusione, dal
mondo delle forme, dall’attrazione
della personalità, giungendo
a percepire distintamente la realtà
sottesa all’apparenza. Così
la Luce e l’Amore pervadono
tutto il suo essere, liberandolo per
sempre dall’errore.
Se l’illusione coinvolge il
livello eterico, si è dominati
dalla maya e si è come sospinti
da forze incontrollate, da impulsi
ciechi emananti dal prana e dalla
forza celata nella materia stessa.
Si è in balìa di forze
collettive, latenti nella natura animale;
tali correnti di forza cercano di
manifestarsi tramite i sette centri,
finché la personalità
resta dissociata dall’anima.
Quando però ci si orienta verso
l’alto, inizia il conflitto
con l’aspetto inferiore; in
questa fase, si tende a dare importanza
a discipline fisiche quali l’astinenza,
il vegetarianesimo, l’igiene.
Infine, se l’illusione giunge
ad intaccare i livelli mentali superiori,
si immagina di dover sostenere un
pauroso confronto con il cosiddetto
Guardiano della Soglia, che non è
altro però che il complesso
delle forze inferiori, espressione
della personalità non illuminata,
non allineata con l’anima.
Il tanto temuto Guardiano, immaginato
come un mostro tricefalo che ci sbarra
il cammino, è il simbolo delle
forze fisiche, psichiche e mentali
che noi stessi abbiamo alimentato
con azioni, emozioni e pensieri errati,
prima di cooperare con l’Ego
all’attuazione del Piano divino
che la Gerarchia conosce e sostiene.
Il Guardiano non è una creatura
infernale totalmente scissa dall’aspetto
divino, ma ne rappresenta l’appendice
più periferica, più
cristallizzata e densa, che deve subordinarsi
alla dimensione immediatamente superiore,
cioè all’energia dell’anima,
infusa di luce divina.
E’ così che l’Angelo
Solare ed il Guardiano dovranno prima
o poi necessariamente confrontarsi
ed entrare in conflitto. Tale scontro
è da intendersi come un passaggio
obbligato, una fase prevista nel percorso
evolutivo, un ritorno cosciente all’Origine
luminosa da cui tutto proviene.
PARTE SECONDA
CAUSE DELL’ILLUSIONE
1. SVILUPPO
COLLETTIVO E INDIVIDUALE DELL’ILLUSIONE
La causa dell’illusione
va attribuita al senso di dualità;
la stragrande maggioranza degli esseri
umani si identifica con il corpo e
non con il sé; così
facendo, però, la coscienza
si trasferisce in un mondo fenomenico
che viene ritenuto l’unica realtà
esistente.
Per uscire dal grande inganno, occorre
compiere un percorso opposto; cioè,
operare un processo di unificazione,
come insegna il Raja Yoga, che usa
la mente quale strumento liberatorio,
e come viene realizzato da chi consegue
la terza iniziazione, grazie allo
sviluppo dell’intuizione.
Solo con la quarta iniziazione, però,
la crisi di dualità è
definitivamente superata, perché
solamente ora l’aspetto inferiore
dell’anima si unisce a quello
superiore.
Il cammino è stato compiuto
da chi si è risvegliato dallo
stato di sonno in cui giace la maggioranza,
ma la meta verrà gradualmente
raggiunta da un numero sempre più
cospicuo di persone e ciò permetterà
di ritrovare la via verso la Luce.
2. LE CAUSE DELL’ILLUSIONE
Molte di esse sono
remote, cioè inerenti alla
stessa sostanza planetaria che deriva
da un precedente universo e, pertanto,
è ancora gravida degli effetti
trasmessi dalla precedente manifestazione.
Del resto, lo stesso Logos planetario
è in evoluzione e pertanto
incapace di esprimere in maniera compiuta
l’energia divina.
Inoltre, l’umanità stessa,
milioni di anni orsono, all’epoca
della Lemuria, ha creato quegli stati
di coscienza illusori che si definiscono
col termine di “mondo astrale”;
i Maestri, però, hanno indicato
la via della liberazione con tecniche
ben precise, che si basano sul controllo
che la mente può esercitare
sul corpo astrale.
Si noti che la natura dell’illusione
varia da individuo ad individuo, perché
è determinata dal raggio che
caratterizza il singolo; pertanto,
individuare quale sia il proprio raggio
è basilare per iniziare a liberarsi
da questi condizionamenti. I Maestri
dicono che la psicologia del futuro
sarà in grado d’individuare
il raggio della personalità
e dell’anima di ciascuno, permettendo
d’intervenire con estrema precisione
dove è necessario.
Ciò premesso, si può
accennare ad una tecnica di meditazione
in grado di dissolvere l’illusione
e le sue cause.
Dunque, i Maestri insegnano che la
luce è la caratteristica dell’anima,
mentre la qualità del piano
astrale è l’annebbiamento;
quindi, la luce dell’anima deve
dissolvere le nebbie dell’illusione
che impediscono il risveglio dell’umanità.
Il rapporto tra l’anima ed il
piano astrale può stabilirsi
con la meditazione, spostando la coscienza
sul plesso solare, dove di concentra
l’emotività individuale.
Quando la luce dell’anima, visualizzata
come un faro capace di dissolvere
una fitta nebbia, avrà illuminato
per qualche minuto quelle regioni,
deve trasferirsi al centro del cuore,
collocato tra le scapole, e lì
sostare stabilmente, immaginandola
come un sole radiante.
Dal cuore, poi, un fascio di luce
bianca si diriga sulla nebbia astrale,
per cinque intensi minuti, sostenuto
da una precisa volontà e da
un forte desiderio di riuscire nell’impresa.
In tal modo, le forze fisiche, astrali
e mentali che determinano un atteggiamento
separativo e che alimentano la personalità
verranno gradualmente indebolite e
poi annichilite, perché le
forze dei centri inferiori verranno
trasferite a quelli superiori, collocati
sopra il diaframma, dove giunge la
luce dell’anima.
E’ per questo che i Maestri
consigliano di mantenere la coscienza
nella testa e nel cuore, per evitare
che la personalità ci domini.
Tenendo la mente salda nella luce,
la natura inferiore verrà piegata
ed infine trascesa. Solo allora saremo
in grado di vedere le cose da una
giusta prospettiva e la nostra vita
assumerà un andamento diverso,
finché la fratellanza ed il
rispetto per tutte le creature diverranno
un habitus e non più solo un’aspirazione
od un’astratta regola morale
di difficile applicazione pratica.
PARTE TERZA
LA FINE DELL’ILLUSIONE
Liberare il mondo
dall’illusione che l’imprigiona
non è impresa impossibile.
Infatti, uno stuolo sempre più
numeroso di aspiranti, di discepoli
e di iniziati, guidato ed ispirato
dalla Gerarchia, la Fratellanza Bianca
che da sempre veglia sui destini dell’umanità,
si muove in questa direzione.
Si sappia, dunque, che il Piano divino
non può fallire; esso è
stato concepito appositamente per
liberare l’umanità dal
grande inganno che l’imprigiona
da milioni di anni, praticamente da
quando la mente si è risvegliata
nell’individuo che ne era privo.
E’ vero, quindi, che la mente
è responsabile di questa illusione
collettiva che impedisce di cogliere
la realtà ultima delle cose,
ma è pur vero che si è
trattato di una tappa obbligata, poiché
la stessa razionalità ha permesso
quel processo di individualizzazione
che ha consentito all’essere
umano di agire responsabilmente nella
dimensione fisica.
Tuttavia, questo stadio va trasceso;
il cammino evolutivo prevede, infatti,
un graduale e consapevole ritorno
all’Origine, attraverso il risveglio
di tre energie spirituali che guideranno
l’umanità in un’èra
di comprensione più vasta:
l’intuizione, l’illuminazione,
l’ispirazione.
In questo compito si sono cimentati
sia il Buddha che il Cristo. Il primo
ha compiuto uno sforzo planetario
per dissipare l’annebbiamento
generale, dimostrando come la sofferenza
derivi dal desiderio e come questo
implichi una visione dualistica delle
cose, che non può mai approdare
alla beatitudine, data solo dall’illuminazione
che permette di avvertire l’
unità con il Tutto.
Il secondo si è impegnato a
dissolvere l’illusione tramite
l’energia del Volere attrattivo
divino, che opera attraverso l’Amore
sui cuori degli uomini, distogliendoli
dall’illusione della separatività.
Gli insegnamenti di questi due Avatar
preludono ad una terza rivelazione,
ormai prossima, che vedrà congiunte
le energie del Buddha e del Cristo,
con effetti dirompenti sia sull’annebbiamento
che sull’illusione ancora prevalenti.
Infatti, dapprima si procederà
all’illuminazione del piano
astrale e poi all’irradiazione
del piano mentale; infine, si procederà
alla graduale rivelazione di nuove
verità che, senza questa rivoluzione
nelle coscienze, non avrebbero potuto
nemmeno essere comprese.
Uomini e donne di cuore e mente aperti,
liberi da preconcetti, da fanatismo
e non più legati a vecchie
ideologie collaboreranno alla realizzazione
di questa impresa titanica, fino ad
una data fatidica: quella del 2025,
anno in cui il mondo comincerà
ad orientarsi verso valori diversi
rispetto agli attuali.
Il processo, quindi, non sarà
immediato; conoscerà fasi alterne
e travagliate, ma il successo finale
è indubitabile.
Si è iniziato con l’educazione
dell’individuo, per giungere
a quella del gruppo, dell’organizzazione,
della nazione, fino a comprendere
l’intera umanità.
I metodi da usare sono diversi. Esiste
il metodo della Presenza, in cui l’anima
assume il controllo di una personalità
precedentemente integrata, sviluppando
l’intuito che permette di avvertire
la realtà dell’Angelo
Solare, di quella Presenza fino ad
allora invisibile e silenziosa, capace
d’immettere il discepolo nel
mondo delle idee divine e prepararlo
alla terza iniziazione. E’ la
via dell’Agni Yoga o Yoga del
Fuoco.
C’è poi il metodo della
Luce, con cui la mente illuminata
assume il controllo del corpo astrale
o delle emozioni. E’ il cammino
indicato dal Raja Yoga.
Infine, esiste il metodo dell’Indifferenza,
grazie al quale si elimina maya; ormai
insensibili al richiamo della materia,
perché le energie del corpo
eterico non ne sono succubi, ci si
apre all’ispirazione. E’
il sentiero indicato dal Karma Yoga.
Vediamo ora di illustrare nel dettaglio
tali metodi.
1. METODO DELLA PRESENZA
Col passare del tempo,
la coscienza umana si è progressivamente
ampliata. Per un normale processo
evolutivo, la mente è stata
in grado di percepire non solo il
mondo fenomenico, ma anche la saggezza
trasmessa dall’anima attraverso
rivelazioni sempre più complete.
Ora, l’impressione sulle menti
umane di idee, piani e propositi atti
ad accelerarne lo sviluppo è
frutto di intuizione; pertanto, l’umanità
si avvia a conquistare stati di coscienza
a torto considerati supernormali,
che in effetti rientrano nella norma.
Pertanto, l’individuo prima
polarizzato esclusivamente sul mondo
fenomenico è destinato a focalizzare
la sua attenzione su una realtà
più vera: dal mondo del divenire
a quello dell’essere.
Tuttavia, in tale processo interferisce
la mente inferiore o razionale, la
diretta responsabile dell’illusione,
che può definirsi un’errata
percezione del vero; se poi questa
distorsione scende a livello del sentimento,
si produce l’annebbiamento astrale.
Sono gli uomini di pensiero ad intendere
in modo errato quanto viene rivelato;
essi trasmettono alle masse le loro
percezioni, contribuendo a creare
dogmi e cristallizzazioni di una verità
relativa.
Ecco come una rivelazione può
soccombere alla generale illusione,
perdersi nella nebbia astrale e fossilizzarsi
in una dottrina a torto giudicata
eterna ed immodificabile, pena l’incorrere
negli anatemi e nelle scomuniche delle
autorità che se ne sono fatte
interpreti.
Nonostante ciò, l’umanità
è aiutata da Guide amorevoli
ad uscire dal pantano del dogmatismo
e delle affermazioni assolute. Infatti,
se le rivelazioni primarie provenienti
dal centro occulto di Shamballa sono
state distorte dall’intendimento
umano, vengono donati dalla Gerarchia
insegnamenti secondari, atti a correggere
l’errore.
Questo è il caso, tanto per
fare un esempio, de “La Dottrina
Segreta” donata al mondo dai
Maestri orientali attraverso il prezioso
strumento incarnato dalla Blavatsky
proprio per correggere le convinzioni
profondamente radicate all’epoca:
il materialismo positivistico da un
lato ed il dogmatismo clericale dall’altro.
Quest’opera monumentale ebbe
il merito d’inferire dei veri
e propri colpi di maglio ad una conoscenza
che rischiava davvero d’isterilirsi
e di spegnersi nell’immobilismo
più totale; però, anch’essa
venne recepita come una verità
assoluta, non più suscettibile
di cambiamenti, da parte di sostenitori
fanatici e ciò, come si è
visto, è profondamente errato.
Gli stessi Maestri, autori dell’opera,
infatti, accennano più volte
all’incompletezza ed alla provvisorietà
delle loro rivelazioni.
Oggi più che mai, dunque, è
necessaria l’instaurazione di
una chiesa spirituale ed interiore
che si avvalga dei contributi della
scienza più avanzata, la quale
del resto sta inverando i contenuti
delle rivelazioni trasmesse al mondo
dal Centro “ove il volere di
Dio è conosciuto”.
Infatti, è proprio dalla scienza
più che dalla religione, cristallizzatasi
in teologie contrapposte, che oggi
è giunta al mondo la definizione
della sostanza come una forma di energia.
Lo ha provato Einstein con la sua
equazione E = mc2, per cui l’energia
equivale alla massa per la velocità
della luce al quadrato, e la scissione
dell’atomo che ha sprigionato
l’energia contenuta nella materia
e la luce che ne è la manifestazione
visibile.
La scienza ha mostrato il rapporto
esistente tra energia e forza, tra
forma e vita, tra uomo e divinità;
essa ha scoperto il segreto della
trasformazione, cosicché le
rivelazioni scientifiche hanno mostrato
di possedere la stessa valenza di
quelle religiose, sebbene ambedue
vengano prostituite agli interessi
umani.
Il mondo attende una nuova rivelazione,
ormai prossima, che sarà adeguata
al livello di comprensione raggiunto
dall’umanità presente.
La nuova verità trasmessa al
genere umano, tenendo conto dell’evoluzione
intercorsa nel frattempo, manterrà
più a lungo inalterato il suo
carattere originario e verrà
inevitabilmente preceduta da eventi
“catastrofici” in grado
di cambiare il modo di vivere e di
pensare attuale.
Non è detto, però, che
l’evento debba essere necessariamente
vissuto in modo doloroso; è
vero che il vecchio mondo è
destinato a morire, ma può
trattarsi anche di un allineamento
spontaneo verso valori più
autentici, favorito dalla maturazione
di menti illuminate.
2. IL METODO DELLA LUCE
Quando si è in grado di trovare
il centro luminoso al nostro interno,
si diventa coscienti della luce nascosta
entro le forme e gli atomi.
Il principiante cercherà di
sradicare l’annebbiamento che
lo avvolge, usando la luce della mente.
Il discepolo invece farà ricorso
alla luce dell’anima, mentre
l’iniziato si servirà
di quella prodotta dall’intuizione.
Queste distinzioni però. in
fondo, non esistono, perché
tali stadi in realtà sono interconnessi
ed interscambiabili.
Infatti, se i cinque sensi ci procurano
la conoscenza del mondo fisico, la
sensibilità psichica ci apre
le porte del mondo astrale, mentre
la mente ci fornisce una percezione
intellettuale; tutti questi, però,
non sono altro che vari aspetti della
luce della conoscenza proveniente
dall’anima che in tal modo informa
il suo triplice involucro: fisico,
emotivo e mentale.
La luce interiore è simile
quella di un faro rivolto verso il
mondo illusorio; dobbiamo identificarci
con questa luce; in effetti, ogni
atomo del nostro corpo contiene un
punto di luce e l’anima stessa
è radiante.
Il buon esito dell’operazione
è assicurato da una meditazione
costante e dalla capacità del
singolo di tenere la propria mente
salda nella luce.
All’inizio, si coglieranno lampi
d’intuizione, ma si continuerà
ad oscillare tra l’anima e la
personalità ancora vittima
dell’illusione; col tempo, però,
si raggiungerà un equilibrio
e si comprenderà come dirigere
il fascio di luce dell’anima
sull’annebbiamento astrale più
evidente, fino a dissolverlo, rendendosi
conto della sua inconsistenza, poiché
non è altro che una fantasmagorica
creazione di millenari desideri umani.
3. METODO DELL’INDIFFERENZA
In genere, ci s’identifica
con la forma apparente, cioè
con il corpo fisico, con le proprie
emozioni o con la facoltà raziocinante,
perché questi sono i mezzi
con cui si opera normalmente; è
l’anima stessa ad aver creato
questa triplice manifestazione nei
tre mondi della vita umana, per poter
agire nella dimensione terrena.
Ora, se ci s’identifica con
la manifestazione transitoria ed esterna,
si cade sotto l’influsso di
maya.
Si sappia, però, che il Logos
planetario, creatore di tutte le forme,
non è identificato con maya,
anche se l’ha creata per uno
scopo temporaneo: quello di sviluppare
al suo interno coscienze sempre più
evolute, che alla fine saranno capaci
di uscire volontariamente dall’illusione.
Quindi, se il microcosmo è
sintonizzato sulla lunghezza d’onda
di uno stato allucinatorio, il macrocosmo
è del tutto indifferente a
tale inganno.
Pertanto, se la forma non è
altro che illusione temporanea, bisogna
imparare a trascurarla e trascenderla,
usando l’energia dell’anima
per dirigere le forze che agiscono
sui piani inferiori, comprendendo
altresì che la sfera della
coscienza sensibile è altra
cosa rispetto al Pensatore, all’Osservatore
che vive in una dimensione superiore.
Il discepolo, quindi, impari ad identificarsi
con il vero Io e non con i suoi involucri,
sappia riprodurre in sé la
divina indifferenza e prendere coscienza
del Piano elaborato dalla Mente Universale
che dimora in tutte le forme e le
vitalizza, finché non decide
di ritirarsi dalla manifestazione
cosmica destinata a dissolversi, nel
momento in cui viene privata del sostegno
del Pensiero e della Volontà
del suo Creatore.
Ciò che avviene a livello macrocosmico
può essere riprodotto in quello
microcosmico, perché in ognuno
di noi esiste una parte divina che
può controllare l’illusione
che la circonda e dissociarsi da essa.
Pertanto, si dovrebbe cominciare a
vedere il corpo fisico denso come
un automa che obbedisce a forze ed
energie che lo muovono a piacimento.
Non solo questo, però; si deve
anche capire quale influsso sia predominante:
quello dei desideri fisici che fluisce
dal centro sacrale, quello dei desideri
emotivi localizzato nel plesso solare,
quello della mente che soggiace al
pensiero, o quello dell’anima?
Ed inoltre: si subisce il fascino
delle idee altrui o si è capaci
d’intuire in cosa consista il
proposito della Gerarchia spirituale,
che guida il pianeta verso più
luminosi destini?
Quindi, bisogna accertare il livello
del proprio centro d’identificazione,
prima d’intraprendere qualsiasi
azione e poi operare guidati dalla
luce dell’anima, che ci condurrà
infallibilmente alla meta: la liberazione
definitiva dalla schiavitù
dell’illusione.
A tal fine, sarà anche necessario
conoscere quale sia il raggio della
propria anima, della personalità,
dell’apparato mentale ed emotivo,
del fisico, delle forze ed energie
astrologiche.
Si può dire che la tecnica
da usare per liberarsi dai condizionamenti
deve rispondere a due requisiti fondamentali:
non cercare di ottenere poteri da
usare in senso egoistico e servirsi
delle energie emananti dai centri
superiori, collocati nella testa:
quello tra le sopracciglia o quello
posto alla sommità del cranio.
Solo a queste condizioni si può
praticare la meditazione senza incorrere
in rischi e pericoli gravi, quali
turbe psichiche o danni fisici.
Gli esercizi di respirazione, di visualizzazione,
il canto della sacra sillaba OM devono
essere eseguiti, dirigendo le energie
dai centri superiori a quelli inferiori
collocati al di sotto del diaframma,
portando la luce dell’anima
in quelle zone oscure o nebbiose.
Altrimenti, si rischia di potenziare
quanto si vuole correggere o eliminare,
ottenendo l’effetto contrario
rispetto a quello che ci si era proposti.
Allineando la propria personalità
con l’anima e lasciandoci guidare
dalla sua luce, non si può
fallire nel proposito e non si corrono
pericoli di sorta.
Seguendo puntualmente tali istruzioni,
si otterrà uno sviluppo armonioso
ed equilibrato, forse in tempi non
rapidi, ma certamente capace di provocare
un risveglio non prematuro dei centri;
il che spesso ha conseguenze catastrofiche.
Solo così la nostra attenzione
si sposterà dal mondo dell’illusione
al regno dell’anima e la coscienza
vedrà schiudersi dinanzi orizzonti
sconosciuti sempre più vasti.
Il Metodo dell’Indifferenza,
dunque, consiste nell’assumere
un atteggiamento neutrale verso tutto
ciò che non è il Sé,
rifiutando d’identificarsi con
qualsiasi cosa che non sia la realtà
spirituale.
Il discepolo deve arrivare a sentirsi
uno con il Sé, proiettando
l’energia dell’anima al
corpo eterico, dove sono collocati
i sette centri (chackras) che a torto
molte scuole, soprattutto occidentali,
immaginano allineati lungo la spina
dorsale, nel fisico.
PARTE QUARTA
METODO DELLA
FUSIONE
Quest’ultimo
argomento - a detta del Tibetano -
supera la capacità di comprensione
del comune discepolo; pertanto, vi
si accenna fuggevolmente.
Se quanto detto in precedenza è
stato compreso, se le istruzioni fornite
sono state eseguite correttamente,
a questo punto la luce minore della
personalità (anch’essa
espressione divina, non lo si dimentichi,
anche se provvisoria) sta per essere
assorbita da quella maggiore dell’Angelo
Solare. dell’anima radiante
di luce divina.
Pertanto, il Guardiano della Soglia
scompare nell’aura radiosa dell’Angelo.
Ciò avviene simbolicamente
nel firmamento, quando la costellazione
della Vergine scompare alla vista,
come se fosse dissolta dalla luminosità
del sole.
La religione cattolica, usando un
linguaggio exoterico, parla di “Assunzione
della Vergine”; in realtà,
la Vergine adombra la forma materiale,
la personalità e l’insieme
delle sue componenti, definite dagli
occultisti col termine di “Guardiano
della Soglia”.
Quindi, il Sole, cioè la forma
spirituale, l’anima o l’Angelo
che dir si voglia, assorbe in sé
la forma esteriore.
Il discepolo, in questo stadio, è
paragonato alla Terra; egli è
l’uomo che aspira a compiere
su sé stesso il processo della
trasumanazione, del superamento dello
stato umano.
I Maestri dicono che la personalità
non viene distrutta; essa permane,
ma viene avvolta e compenetrata dalla
luce dell’Angelo.
Avviene così una fusione di
luci, per cui la più potente
avvolge la minore. Sia chiaro, però,
che i due aspetti dell’uomo
si possono incontrare e fondersi armonicamente
tra loro solo quando l’illusione
non governa più la mente, quando
l’annebbiamento non ha più
presa su di noi, quando le forze di
maya non ci imprigionano col loro
gioco di specchi.
Un’ultima considerazione, ma
d’importanza fondamentale: al
momento della fusione, il discepolo
non assume un atteggiamento passivo,
come trascinato da forze superiori
ed incontrollabili.
Tutt’altro: egli resta vigile,
attivo e consapevolmente dà
inizio al processo. Non è l’Angelo
o il Guardiano ad assumere l’iniziativa
per operare questa trasformazione.
Il discepolo deve far uso della sua
volontà e tuffarsi consapevolmente
nella luce divina.
Il risultato di quest’azione
sarà la scomparsa del sé
personale che lentamente si annulla
di fronte ad un’energia più
intensa che lo sovrasta.
Tuttavia, la coscienza permane, perché
immortale e di essenza divina. Essa
diverrà più ampia e
supererà l’erronea percezione
della dualità, della separazione,
della distinzione illusoria tra materia
e spirito.
Ugualmente, le categorie di tempo
e spazio non avranno più ragion
d’essere e ci si sentirà
armonicamente fusi con il Tutto.
Dante Alighieri, il poeta iniziato
ai Misteri Maggiori, è l’unico
che abbia tentato di descrivere con
parole umane quest’ineffabile
esperienza, da lui di certo vissuta,
perché perfettamente coincidente
con quanto dicono i Maestri che ci
hanno preceduto sul sentiero interiore,
invitando a seguirLi.