SINTESI DEL “TRATTATO
DI MAGIA BIANCA” O “LA VIA DEL DISCEPOLO”
A cura di Viator
Questo
testo è stato trasmesso dal Tibetano
ad Alice Bailey con l’intento
di farne un manuale per gli studenti
anziani della Scuola Arcana, cioè
per coloro che, superato lo stadio di
aspirante, s’incamminano sul sentiero
del discepolato. Il che implica non
solo una conoscenza teorica delle antiche
ed eterne dottrine della Religione Saggezza,
ma anche una ferma volontà di
tradurre in azione concreta quanto si
è appreso.
È per questo che si mira a conseguire
un controllo del corpo emotivo, dopo
aver purificato il fisico con una dieta
ed una condotta adeguata al fine che
s’intende perseguire.
Come si ottiene il controllo del corpo
astrale o dei desideri? Lasciandosi
guidare da un principio superiore, cioè
dalla mente illuminata dall’anima.
A tal fine, il Tibetano riprende alcune
regole di magia bianca già dettate
nel “Trattato del Fuoco Cosmico”
e le riferisce non più al processo
evolutivo macrocosmico, bensì
a quel microcosmo che è l’essere
umano. Per analogia, il processo si
ripete identico, così in alto
come in basso.
Il processo magico a cui si allude,
quindi, è quello operato dall’anima
(altrimenti detta Angelo solare o principio
divino in noi) nei confronti della personalità
ancora dominata da istinti e passioni,
attraverso un processo alchemico capace
di trasformare il vile piombo in oro.
Tali precetti, espressi in forma di
aforismi, necessitano di un commento
che fornisca la chiave di lettura adatta
a decrittare un testo di carattere ermetico
per i profani.
È questo, appunto, il dono che
un grande Maestro fa all’umanità
contemporanea, per guidarla con amore
ed infinita compassione sulla via della
realizzazione interiore.
*******
INTRODUZIONE
Prima di affrontare le tematiche in
questione, lo studente deve aver chiari
alcuni concetti fondamentali, senza
i quali le sue conoscenze e le sue azioni
saranno distorte.
Innanzitutto, non si deve tanto mitizzare
la personalità dell’Istruttore
(come avviene di regola per chi segue
la via della bhakti o della devozione),
quanto dare rilievo alle verità
che egli rivela.
Si ricordi, inoltre, che la coscienza
individuale si espande solo se le verità
apprese vengono messe in pratica; non
basta aver compreso razionalmente alcuni
concetti.
Occorre poi intraprendere il sentiero
con ferma perseveranza, non illudendosi
di raggiungere senza sacrificio la meta
stabilita.
Infine, l’insegnamento fornito
non deve essere imposto o supinamente
accettato, facendo appello al principio
di autorità (ipse dixit) che
appartiene ad epoche superate. Solo
se risuonano nell’anima di chi
legge ed ascolta tali dottrine possono
essere accettate.
Del resto, l’Istruttore non è
altro che un fratello più progredito,
che intende aiutare chi è rimasto
indietro e che ha sperimentato quanto
afferma, non limitandosi a citare opinioni
altrui.
Il tema affrontato è quello della
magia dell’anima, da intendere
come il sé individuale, diretta
manifestazione del Sé universale.
Tale magia riguarda dei comportamenti
che mettono in pratica le verità
apprese. È la via intrapresa
dall’uomo spirituale o dall’aspirante
al discepolato accettato.
A tal fine, verranno commentate le 15
regole già date nel “Trattato
del Fuoco cosmico”, evidenziandone
non il valore universale, ma solo quanto
può servire a stabilire un contatto
con l’anima, destinata a dominare
sulla personalità.
Il fine è quadruplice: insegnare
le leggi della psicologia spirituale,
distinta da quella mentale ed emotiva
oggi in auge; chiarire la natura dell’anima
umana; dimostrare le relazioni tra il
sé e gli involucri di cui si
serve per prendere contatto col piano
fisico; spiegare l’origine dei
poteri supernormali e fornire le regole
per usarli senza danno.
Occorre poi sgombrare la mente dalle
idee di “mistero”, “occulto”,
“miracolo”; tutto rientra
nelle leggi di natura e ciò che
appare contrario ad esse è solo
un qualcosa di sconosciuto.
Ciò premesso, i potenziali lettori
di questo libro saranno: i ricercatori
dalla mente aperta che, pur restando
agnostici, accetteranno in via ipotetica
le nuove idee; gli aspiranti o i discepoli
non animati da fede cieca, ma desiderosi
di sperimentare gli insegnamenti, che
intendono conoscere meglio se stessi,
allo scopo di aiutare il prossimo; gli
Iniziati che già conoscono molte
di queste leggi e quindi possono intuirne
meglio di altri le influenze che ne
derivano sul piano fisico, emotivo e
mentale.
L’insegnamento dei Maestri si
fonda su quattro postulati fondamentali:
l’esistenza di un’Energia
o Vita che sottostà all’intera
manifestazione transitoria e ne costituisce
l’Origine; tale Vita fa emergere
la coscienza, quando le polarità
dello Spirito e della materia si uniscono
al momento dell’individualizzazione
o accendersi della mente nell’individuo;
lo scopo della manifestazione cosmica
è lo sviluppo della coscienza
o rivelazione dell’anima, latente
in ogni forma, tale sviluppo avviene
in cicli susseguentisi, fino al ritorno
consapevole nell’Uno.
È bene poi definire il significato
di alcuni termini, per non ingenerare
equivoci.
Occulto: si riferisce alla causa, alla
forza, all’aspetto qualitativo
che ha prodotto una manifestazione.
Legge: principio che regola in modo
impersonale una forma in atto e che
presuppone l’esistenza di un Essere
superiore dotato di un proposito definito;
quando contatta il sé superiore,
l’individuo diviene cosciente
della meta finale.
Psichico: forza che anima i regni naturali
subumani e produce le forme, unendosi
all’energia della materia; in
tal modo, si sviluppa un’intelligenza
embrionale nel regno minerale, vegetale
e animale. Nell’uomo, tale forza,
unita allo spirito, produce l’anima
dotata di poteri superiori, quali l’autocoscienza
ed il libero arbitrio.
Sviluppo: a contatto con la materia,
l’anima si sviluppa fino a raggiungere
le qualità proprie dell’essere
umano.
Conoscenza: può essere teorica,
se fondata sull’autorità;
discriminante, se usa il metodo della
ricerca scientifica; intuitiva, quando
si colgono barlumi dell’onniscienza
dell’anima.
I TRE ASPETTI DELL’UOMO
La comprensione di se stessi permette,
per analogia, di intuire il mistero
della divinità. La triplicità
di Spirito, anima e corpo esiste come
in alto così in basso.
L’energia che anima l’essere
umano è simbolo dello Spirito,
che ha relazione col cervello, col cuore
e con l’apparato respiratorio.
Il sistema nervoso collega l’uomo
all’ambiente ed è simbolo
dell’anima, la natura emotiva
o astrale che differenzia gli individui
per il loro carattere.
Il corpo fisico è l’espressione
più esterna e concreta dei due
principi superiori; formato da atomi
e cellule con una loro coscienza, si
collega al corpo eterico o vitale tramite
la milza.
Il tutto però è coordinato:
il 3 nell’1 e l’1 nel 3,
Dio nella natura e questa in Dio. La
prova che tutto è in comunicazione
ce l’ha fornita anche la scienza
con l’esperimento EPR (Einstein,
Podolsky, Rosen) che ha svelato l’esistenza
dell’anima mundi, complesso sistema
sensorio unificante il tutto. Altro
esperimento è stato quello della
cosiddetta “risonanza morfica”.
Spirito ed energia, dunque, sono sinonimi;
su questa base, si può tentare
una riconciliazione tra scienza e religione.
Infatti, la Vita si manifesta in tre
aspetti: energia, forza e materia. L’energia
è la Volontà che porta
alla manifestazione, la forza è
il principio di coesione delle qualità
di ciascun essere e la materia attiene
al mondo dei fenomeni.
Non si può definire la natura
dello Spirito o di Dio, finché
non si abbia coscienza dell’anima
e si sia sviluppata l’intuizione
che può arrivare all’Uno
senza forma.
Qualcosa, invece, può dirsi dell’anima,
la qualità inerente ad ogni forma
manifestata, la sua natura essenziale,
che differenzia un aspetto dall’altro.
Essa collega spirito e materia, è
il principio cristico mediatore, l’agente
di coesione, il costruttore della forma,
la forza dello sviluppo evolutivo che
si esprime in modo diverso nei vari
regni, ma con uno stesso fine.
L’anima costringe la materia ad
assumere certe forme, ponendole in uno
stato vibratorio, e rappresenta il loro
fattore cosciente.
Nell’uomo si scinde in anima animale
( in sanscrito: “manas”
inferiore, “kama manas”)
e anima superiore (“buddhi manas”).
Si distingue allora la semplice coscienza,
propria della materia stessa quando
è fecondata dallo Spirito, dalla
coscienza intelligente e senziente dei
regni minerale e vegetale, dalla coscienza
animale, da quella umana con le sue
differenziazioni (istintualità,
ragionevolezza, spiritualità),
da quella di gruppo che si estende dalla
cerchia dei discepoli a quella planetaria.
Come il corpo, anche l’anima è
triplice: volontà spirituale
che ci permette di cooperare al piano
divino, amore spirituale o principio
inclusivo, ed intelligenza della personalità.
L’anima media tra la Monade e
la personalità. La personalità
contatta l’anima durante la meditazione
(fenomeno della “luce nella testa”),
grazie allo sviluppo mentale.
L’anima è destinata a morire
e si dissolve nella Monade, quando riesce
ad includere nella propria coscienza
il Tutto.
Il corpo fisico è formato da
molte parti, tutte correlate a formare
un organismo. Anch’esso è
triplice: la testa connessa allo spirito,
il tronco analogo all’anima e
la parte inferiore.
Infatti, la testa e la struttura scheletrica
si riferiscono alla parte fisica più
densa; i vasi sanguigni ed il sistema
circolatorio richiamano la funzione
dell’anima che vitalizza la forma;
infine, il sistema nervoso con la sua
sottile rete di connessioni simboleggia
le funzioni assolte dallo Spirito.
Il corpo vitale o eterico collega la
totalità dell’organismo.
L’essere umano è sensibile
alle energie provenienti dall’etere
planetario, dalle costellazioni zodiacali,
e dalle forze cosmiche che giungono
nel sistema solare.
Esso è collegato all’anima
attraverso 7 punti focali (chakra),
in cui si condensano le due energie
di volontà ed amore (atma e buddhi).
Quindi, è un mezzo che permette
ai princìpi superiori di collegarsi
con la materia, ma non è dissociato
dall’anima e dallo spirito.
REGOLA UNO
“L’Angelo
solare si raccoglie, non disperde la
sua forza, ma in profonda meditazione
comunica con il suo riflesso.”
Presupposti fondamentali.
Scopo di questo trattato
è quello di favorire l’interiorizzazione,
che permette di stabilire il contatto
col vero sé. Dopo di ciò,
si è pronti per l’iniziazione.
Prima, bisogna saper distinguere tra
sé reale e sé illusorio
ed avere idea dei veri valori.
Meglio procedere con uno sforzo costante,
piuttosto che affidarsi a slanci entusiastici,
ma poco durevoli.
La pratica della meditazione è
di valido aiuto; all’inizio, ci
si allena ad essa applicando la mente
alle azioni quotidiane.
Le antiche dottrine sulla costituzione
dell’uomo aiutano a comprendere
la propria natura, ma poi occorre dominare
la personalità, essere consapevoli
delle forze che ci circondano e sviluppare
i poteri latenti che donano equilibrio.
Il primo passo da compiere è
stabilire una comunicazione con l’anima
e fissare nel cervello le impressioni
provenienti dallo spirito, evitando
reazioni emotive ed interferenze mentali
inferiori. Ciò è favorito
dall’abitudine ad un costante
raccoglimento interiore, che ci rende
consapevoli della realtà dell’anima
e di come questa vitalizzi i suoi veicoli
(mentale, emotivo e fisico), collegandoli
al cervello attraverso il “sutratma”
o filo di vita.
Il discepolo che inizia il cammino interiore
è colui che è vissuto
nel mondo e se ne è distaccato,
perché insoddisfatto. La sua
mente si apre agli appelli dell’anima,
sviluppa l’intuizione e scopre
nuove realtà sul piano eterico,
astrale e mentale. Consapevole di ciò
che lo limita, controlla desideri e
pensieri, fino a prendere coscienza
del sé. Dopo un periodo di transizione
più o meno travagliato, si entra
in contatto con un gruppo di discepoli
ed un Maestro, con cui inizia una collaborazione
ed il servizio al prossimo.
La Via del discepolo.
Il mago bianco è
colui che, collegato coscientemente
al suo Ego o Angelo solare, è
consapevole del piano divino. La vera
magia opera dall’alto in basso,
come risultato di una vibrazione proveniente
dal Pitri solare o sé divino
nell’uomo, che viene inviata alla
propria “ombra” o ai veicoli
inferiori.
Il collegamento con i livelli superiori
segue ritmi e cicli, durante i quali
si riconoscono gli impulsi superiori
attraverso sogni e nobili aspirazioni.
Per ricevere tali impulsi, bisogna controllare
l’astrale, evitando preoccupazioni
e ansietà, e dominare il mentale,
allontanando pregiudizi ed orgoglio.
Ciò si ottiene con una sorveglianza
costante.
La prima regola, quindi, allude alla
capacità che l’Angelo solare
o Ego ha di comunicare col suo riflesso,
cioè con la mente dell’uomo.
REGOLA DUE
“Quando l’ombra
ha risposto, nella meditazione profonda
il lavoro procede. La luce inferiore
è proiettata verso l’alto;
la luce maggiore illumina i tre, e il
lavoro dei quattro procede.”
Ostacoli agli studi
occulti.
Quali sono le “luci”
a cui si allude in questa regola? Esaminiamo
prima quella “maggiore”,
perché la conoscenza occulta
procede dall’alto in basso, dall’universale
al particolare.
La luce maggiore è quella dell’anima
che tende ad illuminare la triplice
personalità (mentale, emotiva
e fisica). Scopo della meditazione,
infatti, è quello di collegare
mente e cervello con l’anima.
Tuttavia, a ciò si oppongono
degli ostacoli.
Il primo è costituito dalla giovinezza
dell’Occidente che non conosce
i ritmi più pacati dell’Oriente
e che ignora le conoscenze occulte diffuse
in India da migliaia di anni; qui operano
Grandi Esseri che pèrmeano l’ambiente
con le loro potenti vibrazioni, influendo
sull’eterico dei luoghi e della
popolazione. Comunque, Maestri, Iniziati
e discepoli stanno lavorando per colmare
le differenze tra i due mondi.
Il secondo ostacolo è dato dall’eccessivo
sviluppo della mente concreta che impedisce
all’illuminazione superiore di
fluire verso il basso. Per questo, occorre
dominare la mente e saper distinguere
l’irreale dal reale; allora, non
prevarrà la separazione egoistica
e si diffonderà uno spirito di
coesione ed amore.
Il terzo ostacolo è prodotto
dall’eccessiva importanza che
si attribuisce al lato materiale della
vita; il che comporta un’errata
comprensione del futuro, che viene negato
come aldilà. Del resto, la scienza
non considera il mondo dello spirito
e la religione diffonde idee vaghe in
proposito. Per questo, l’umanità
è portata a deificare ciò
che può soddisfare le emozioni
o la mente inferiore. Tuttavia, il dolore
e la delusione insegnano a distinguere
i veri valori.
Il quarto ostacolo è rappresentato
dal corpo fisico nutrito con alimenti
e bevande che lo aggravano e l’intossicano.
Per questo, si consiglia una dieta vegetariana
ed una vita salutare all’aria
e al sole.
Superamento degli ostacoli.
Innanzitutto, occorre
svolgere in modo responsabile il proprio
dovere, aderendo alla più alta
forma di verità che ci è
dato conoscere. Poi, si dovrebbe accettare
in modo sereno le difficoltà
che la vita ci presenta. Infine, si
può tentare di fondere gli opposti
in una sintesi superiore ed equilibratrice,
così da percorrere il “sentiero
di mezzo”.
L’Angelo solare o Ego o Anima
è collegato con la Monade, ma
tende a stabilire contatti con i veicoli
inferiori. È grazie ai principi
superiori che, all’epoca di Lemuria,
è stato immesso nell’animale-uomo
il principio mentale: ora, si verificherà
un nuovo balzo evolutivo, quando la
mente razionale e la mente astratta
si fonderanno, sviluppando il principio
dell’Amore. L’uomo si identificherà
con l’anima e nel mondo avverranno
grandi cambiamenti che porteranno all’avvento
del Regno di Dio.
REGOLA TRE
“L’energia
circola. Il punto di luce, prodotto
dal lavoro dei quattro, aumenta e cresce.
Le miriadi si raccolgono attorno al
suo ardente calore fintanto che la luce
non recede. Il suo fuoco impallidisce.
Viene allora emesso il secondo suono.”
Luce dell’anima
e luce del corpo.
L’essere umano
può agire come anima incarnata;
cioè, essere guidato dalla luce
dell’anima. Durante la meditazione,
si arriva a percepire nella testa un
punto di luce, che rappresenta un riflesso
nel fisico di quanto è avvenuto
a livello mentale. L’anima ha
stabilito un contatto con la mente e
col cervello umano, immettendovi una
forma-pensiero che gli permette d’intuire
in modo embrionale quale Piano divino
sia stato concepito per la Terra e quale
compito si debba svolgere individualmente.
Sorge così l’idea di unità
della Vita, di fratellanza e l’esigenza
di esplicare un servizio per i propri
simili.
Se non vi sono impedimenti dovuti a
resistenze della personalità,
l’impulso dell’anima scorre
attraverso il “sutratma”
o “filo di vita”, il cui
riflesso fisico è costituito
dal midollo spinale, al cui interno
si collocano i 7 centri di energia detti
“chakra”. In tal modo, l’energia
animica influenza i suoi strumenti (mentale,
emotivo, vitale e fisico) che agiscono
all’unisono, senza resistenze
ed interferenze. In quest’azione,
una parte importante è svolta
dal plesso solare che unifica le energie
dei centri sotto il diaframma, elevandole
verso l’alto. Quindi, l’impulso
discendente dell’Ego si combina
con quello ascendente della personalità.
Così, il punto di luce immesso
nell’uomo nel momento dell’individualizzazione
si espande fino ad illuminare tutto
l’essere composto da miriadi di
atomi. A questo livello, l’individuo
emana una forza benefica che è
avvertita da chi abbia un minimo di
sensibilità. Tale forza agisce
in modo positivo anche sui regni subumani,
affrettandone l’evoluzione.
Per favorire tale stato di cose, occorre
un costante controllo di pensieri, parole
ed azioni, in modo da renderli sempre
positivi e costruttivi, avendo fiducia
nella Legge di evoluzione universale
ed anteponendo l’interesse collettivo
a quello personale. Si collabora così
all’opera perseguita dalla Grande
Loggia Bianca, che lavora per l’evoluzione
dell’umanità.
La fusione della luce maggiore dell’anima
con quella minore dei suoi tre veicoli
col tempo è prodotta a volontà,
anche con l’aiuto di Parole segrete,
definite “il secondo suono”;
si vive allora lo stato di “samadhi”
o perfetta beatitudine, non più
condizionati dai limiti della personalità.
Principi e personalità.
Le vie che conducono
alla realizzazione sono quelle seguite
dal mistico, che privilegia l’Amore,
e dall’occultista, che è
attirato dalla conoscenza. Questi due
sentieri sono complementari e debbono
fondersi nell’individuo perfetto.
I discepoli seguono l’uno o l’altro,
condizionati dal proprio raggio, dal
livello evolutivo, dalle influenze astrologiche,
dal karma. È bene astenersi dal
giudizio e fidare nelle infallibili
leggi dell’evoluzione, tese ad
un’unica Meta gloriosa. I princìpi
che muovono il cosmo sono eterni e riflettono
l’attività del Logos che,
in questa manifestazione, è mosso
dall’Amore-Saggezza. Le singole
personalità seguono itinerari
diversi nel tempo e nello spazio, addirittura,
a volte, sembrano ostacolare l’attuazione
del Piano divino, ma occorre coltivare
una visione sintetica ed intuire lo
scopo finale dell’intero processo
cosmico che condurrà alla fusione
degli opposti.
REGOLA QUATTRO
“Suono, luce,
vibrazione e forma si uniscono e fondono,
e uno è il lavoro. Esso procede
secondo la legge e nulla può
impedirne il progresso. L’uomo
respira profondamente. Concentra le
sue forze ed emana, dirigendola, la
forma pensiero.”
L’opera creativa del suono.
Il lavoro condotto
sul piano mentale utilizza energie cosmiche
ed ha il potere di costruire forme-pensiero
in grado di modificare il comportamento
di un individuo o di influire sull’ambiente.
Affinché tale potere non si trasformi
in energia distruttiva, occorre che
sia l’anima, cioè il potere
superiore in ognuno di noi, a dirigere
l’operazione magica. Bisogna,
infatti, agire in modo impersonale,
non dominati da desideri ed impulsi
di natura inferiore.
Il suono a cui si fa riferimento è
la formula o “parola di potere”
comunicata dall’anima; per far
ciò, occorre concentrarsi sull’udito
interiore o eterico; essa possiede una
sua nota peculiare che deve accordarsi
con quella della personalità.
La mente intanto si focalizza sull’AUM
od OM, pronunciato all’inizio
in modo udibile e poi solo mentalmente.
Se pronunciato correttamente, l’OM
dissolve le scorie del corpo mentale,
emotivo e fisico. Così, si diviene
ricettivi alle idee che i Maestri attingono
dalla Mente universale, distribuendole
ai vari gruppi di iniziati e discepoli
che le useranno per cambiare il mondo.
Quando si invita a meditare in silenzio,
si allude alla necessità non
solo di isolarsi dai rumori esterni,
ma anche alla capacità di far
tacere il richiamo della natura inferiore.
La parola possiede lo stesso potere
usato dalla Vita Una, allorché
diede origine al processo creativo per
mezzo del Suono primordiale, oppure
dall’Ego quando, in procinto d’incarnarsi,
si crea un corpo di manifestazione.
Quindi, occorre riflettere prima di
parlare, essere consci del potere costruttivo
e distruttivo del suono.
La luce, a sua volta, si riferisce all’effetto
prodotto dal suono. Essa permette di
conoscere la realtà delle cose,
è una sorgente di rivelazione.
Così, l’operatore magico
crea forme-pensiero che illuminano coloro
che brancolano nell’oscurità
dell’ignoranza.
La vibrazione significa che il messaggio
dell’anima è fatto risuonare
e ciò accade finché il
suo creatore (Logos solare, Angelo solare,
essere umano o altro) lo mantiene in
vita col proprio pensiero, suono, intelligenza.
Lo spirito, quindi, può essere
assimilato al suono, l’anima alla
luce. La vibrazione, attivata dal suono
e dalla luce, produce una reazione nella
materia prima sorda e passiva. È
così che gli atomi si aggregano
fino a formare organismi, consapevoli
all’inizio solo dell’ambiente
e di se stessi, poi desiderosi di comprendere
la loro Origine e di tornare ad essa.
Quando gli allettamenti del mondo fenomenico
perdono la loro attrattiva per monotonia,
allora l’individuo si rivolge
all’interno, scopre il sé
divino e sviluppa sensi più sottili
di quelli fisici che lo mettono in contatto
con i mondi soggettivi.
Una volta che l’opera abbia avuto
inizio, si può essere certi che
verrà portata a termine; nulla
può ostacolarla.
La scienza del respiro.
Molti credono di conoscere
la pratica del “pranayama”,
cioè la regolamentazione del
respiro. L’ hatha yoga, però,
si limita a controllare il processo
dell’inalazione, della ritenzione
e dell’espirazione.
In realtà, qui si mira a qualcosa
di più elevato, cioè a
collegare l’uomo con la vita pulsante
di Dio per mezzo del distacco e del
riorientamento o integrazione della
forma nell’Essere.
Pertanto, quando nella meditazione profonda
ci si concentra sul respiro, nella fase
dell’inalazione, bisogna pensare
di trarre dall’anima il principio
vitale per riportare alla sorgente i
veicoli mentale, emotivo e fisico, attivando
i centri di forza (chakra).
Quando si trattiene il respiro, si deve
far silenzio in noi e passare allo stadio
della contemplazione, ritirandosi dai
tre mondi (mentale, emotivo e fisico)
ed elevando le energie nella zona della
testa.
Infine, nell’espirazione, si emana
la forma-pensiero percepita in meditazione,
filtrata dalla mente e trasmessa al
cervello, dirigendola nel mondo fenomenico.
L’anima manifesta il suo potere
nel mondo oggettivo così come
la Vita Una ha prodotto il cosmo fisico.
La fase dell’ideazione, infatti,
è seguita da una creazione. Questa
è la scienza del lavoro magico,
prodotto coscientemente con la materia
del piano mentale.
Solo ora ci si rende conto della responsabilità
che tale azione comporta. È per
questo che s’insiste sulla purificazione
dei veicoli e sul controllo del movente
che induce ad operare.
REGOLA CINQUE
“Tre cose impegnano
l’Angelo solare prima che l’involucro
creato discenda: la condizione delle
acque, l’immunità di colui
che così crea, la contemplazione
stabile. Così cuore, gola, occhio
sono uniti nel triplice servizio.”
L’anima e le
sue forme-pensiero.
Chi crea una forma-pensiero
deve porre attenzione a tre fattori,
per riuscire nel suo intento e non ricevere
danno.
Il primo di essi è “la
condizione delle acque”, cioè
lo stato emotivo; infatti, la forma
mentale deve rivestirsi di sostanza
astrale che poi si manifesterà
sul piano fisico. Ora, se si è
dominati dall’egoismo, la forma-pensiero
è assorbita dal corpo astrale
più potente della debole immagine
costruita mentalmente. Ciò vale
per il singolo, ma anche per il gruppo
in cui si opera e per la forma emotiva
planetaria, soggetta a paure, aspettative,
dubbi. Pertanto, occorre coltivare la
calma, la sicurezza e la retta aspirazione.
Il secondo fattore è quello di
tutelare la propria immunità,
evitando di elaborare forme-pensiero
ossessive che ristagnano sul piano mentale,
provocando alienazione ed impedendo
alla luce dell’anima di rischiarare
tale annebbiamento. Lo stesso dìcasi
per pensieri di odio, invidia, gelosia
che distruggono chi li coltiva. Ci si
può liberare da essi solo coltivando
virtù di segno opposto.
Il terzo elemento da assicurare è
la contemplazione stabile, cioè
la capacità di osservare stabilmente
la forma creata mentalmente, infondendole
la propria forza vitale, per renderla
operativa nel mondo fenomenico.
Cuore, gola, occhio.
Soprattutto questi
sono i centri che devono essere dominati
ed usati in modo corretto, per poter
creare sui piani sottili. Quelli nella
testa esprimono l’aspetto Volontà,
quello del cuore l’Amore-Saggezza,
quello della gola l’Intelligenza
attiva.
Il corpo vitale o eterico possiede 7
centri di forza (chakra); 3 sono sotto
il diaframma: base della spina dorsale,
sacrale, plesso solare; 4 sopra il diaframma:
cuore, gola, tra gli occhi e nella testa.
Devono essere risvegliati, trasferendo
energia dal basso in alto ed attivando
quelli nella testa con la volontà.
Così si purificano i corpi che
l’anima usa come strumenti. Ciò
avviene con la meditazione e rafforzando
il proposito.
Sublimando l’energia del centro
sacrale, la forza creativa può
operare nei livelli superiori e formare
gli archetipi di un mondo nuovo. Così
quella del plesso solare, portata nel
cuore, sviluppa l’amore per l’umanità
ed il desiderio di servire.
Occorre però procedere lentamente
e consapevolmente, sia a livello mentale
che spirituale, per non divenire superstiziosi,
fanatici, vittime dell’astralismo
o stimolare in modo abnorme alcuni centri
a discapito di altri.
Il Risveglio dei centri.
Come si può
risvegliare e coordinare i vari centri?
Formando il giusto carattere, dando
all’anima il potere di governare;
badando che il movente che ci spinge
all’azione sia puro, cioè
scevro da personalismi; praticando la
meditazione non finalizzata all’acquisto
di poteri, ma all’ampliamento
di coscienza ed al servizio del prossimo;
esercitando un controllo sul respiro,
per rafforzare l’organismo e purificare
la psiche con l’afflusso di prana,
elemento base dell’aria inspirata
ed espirata; dirigendo il pensiero sui
centri superiori, per non rafforzare
quelli più bassi.
Alcune semplici regole pratiche dovrebbero
essere applicate quotidianamente: rafforzare
la volontà, formulando un nobile
proposito; non identificarsi con i veicoli
più esteriori, ma come anima
che abita al loro interno e può
dirigerli e dominarli.
REGOLA SEI
“I deva dei quattro
inferiori sentono la forza quando l’occhio
si apre; essi sono espulsi e perdono
il loro maestro.”
Il lavoro dell’occhio.
Non è solo l’individuo
a contemplare durante la meditazione,
ma lo è anche l’Angelo
solare o Anima e ciò avviene
quando fissa la Luce Suprema o la Vita
ed Energia centrale a cui tende ogni
essere; quando osserva il proprio mondo,
da cui provengono gli impulsi egoici,
a cui attingono la Gerarchia ed i Maestri
per dirigere l’evoluzione planetaria;
quando osserva il suo riflesso nei tre
mondi (mentale, astrale e fisico).
L’atto contemplativo produce il
risveglio dei centri superiori, di cui
quello tra le sopracciglia o “terzo
occhio” svolge una funzione peculiare,
frutto dell’interazione tra le
forze dell’anima e quelle della
personalità. Esse producono il
fenomeno della “luce nella testa”
o sole spirituale.
L’attivazione del terzo occhio
permette di vedere, dietro il velo delle
forme, l’anima delle cose, la
luce celata, la radianza nascosta; di
focalizzare la forza necessaria al lavoro
magico; di distruggere ciò che
va purificato e dominato.
Pertanto, gli elementali o deva della
personalità (fisico, eterico,
astrale e mentale) sono disciplinati
dall’anima.
Si focalizzi quindi l’intenzione
nella testa e la si diriga al centro
da usare, tramite il terzo occhio, potenziando
l’energia con la volontà.
REGOLA SETTE
“Sul piano dove
il potere vitale deve essere cercato,
la dualità delle forze appare;
i due sentieri si aprono di fronte all’Angelo
solare; i poli vibrano. Colui che medita
è invitato ad una scelta.”
Il campo di battaglia
del piano astrale.
Il piano astrale è
immerso nella nebbia e presenta forme
mutevoli e disordinate. Bisogna saper
discernere l’illusione e l’impermanenza
di questo livello, che comprende tutte
le forme assunte dai desideri dell’umanità
e delle forme subumane, nonché
la storia emotiva del passato (o “memoria
akascica”), da una realtà
superiore.
Nella Baghavad Ghita, tale piano è
paragonato ad un campo di battaglia
in cui Arjuna (= il discepolo), guidato
da Krishna (= l’anima), deve sconfiggere
i suoi nemici. Chi supera la prova,
trova un equilibrio prima sconosciuto.
I due sentieri.
È il momento
di fare una scelta tra la volontà
divina e quella egoistica, se non si
vuole restare prigionieri della ruota
della rinascita. La lotta è dura,
lunga e difficile: si percorre un sentiero
sottile come la lama di un rasoio, il
“nobile sentiero di mezzo”
indicato dal Buddha.
Se si usa il discernimento ed il dovuto
distacco, si acquista il “potere
vitale” che attiverà il
terzo occhio. Allora, la visione sarà
chiara e si effettueranno le giuste
scelte. Mantenendo la concentrazione
nella testa, dove s’incontrano
le forze del corpo e le correnti spirituali,
si otterrà non solo il dominio
dell’astrale, ma anche del mentale,
perché sarà l’anima
a guidare l’individuo.
A questo punto, si può cooperare
con la Fratellanza Bianca per attuare
il piano divino nel mondo.
REGOLA OTTO
“Gli Agnisurya
rispondono al suono. Flusso e riflusso
delle acque. Si guardi il mago dall’annegare
nel punto in cui terra ed acqua si uniscono.
Quel punto intermedio, né secco
né umido, è il luogo dove
poggiare i piedi. Quando acqua, terra
ed aria si uniscono, quello è
il luogo dove l’opera magica deve
compiersi.”
Tipi di forza astrale.
L’anima deve
imparare ad usare il corpo astrale per
operare magicamente, usando la forza
del desiderio secondo il piano divino.
Gli “Agnisurya” costituiscono
la sostanza vivente del piano astrale
e vanno soggiogati per trascendere l’illusione.
Tre sono le forze operanti nell’astrale:
quella del desiderio egoistico; quella
della paura che non va alimentata, coscienti
della nostra natura superiore; quella
dell’attrazione sessuale radicata
nella materia, potenziata dalle emozioni
e dalla mente.
Tutte sono controllabili dall’onnipotenza
dell’anima.
Flusso e riflusso ciclico.
Quella dei cicli è
una delle Leggi fondamentali della creazione
nel suo processo evolutivo. L’alternanza
di periodi di luce ed oscurità
è propria anche dell’anima
nei suoi contatti col piano fisico,
astrale e mentale. Ciò dura molte
vite, finché affiora la volontà
di dominare questo processo apparentemente
inarrestabile.
Per incarnarsi con un proposito cosciente
e per ritirarsi poi nel proprio centro,
bisogna ancorare la coscienza nell’anima
e non oscillare tra forma e spirito.
Rendendosi conto della propria divinità,
si accetta la limitazione della forma
per conoscere il mondo fenomenico e
per servire; collegata la personalità
all’anima, ci si ancora nel centro
della testa, il punto di mezzo dove
l’aria (coscienza dell’anima),
l’acqua (natura emotiva) e terra
(piano fisico) s’incontrano.
Se ci si invischia nelle esperienze
psichiche inferiori, si rischia di “annegare”.
Il punto in cui terra ed acqua s’incontrano
è il plesso solare; quello dove
s’uniscono terra, acqua e aria
è la testa.
Quindi, il lavoro da compiere è
di elevare la personalità mentre
l’anima discende, trovando un
punto d’incontro, di equilibrio
tra le varie forze ed energie operanti
in noi.
Qui è il luogo del fuoco, il
piano della mente che stabilisce il
contatto tra impulsi dell’anima
e cervello fisico.
L’attività coordinata dei
tre fattori produce una forma-pensiero
nella testa che va poi indirizzata agli
strumenti in grado di attuarla: l’occhio
destro (energia spirituale), il centro
della gola (la Parola e l’aspetto
animico), le mani (energia creativa).
Il mago bianco, infatti, opera con gli
occhi aperti, con le parole di potere
e con le mani che distribuiscono energia.
REGOLA NOVE
“Segue la condensazione.
Fuoco e acqua s’incontrano. La
forma si gonfia e cresce. Che il mago
ponga la forma sul giusto sentiero.”
Necessità di
purezza.
La forma creata dall’impulso
mentale avrà caratteristiche
impure, se il movente dell’azione
è un desiderio personale, anche
se di tipo elevato. Occorre, quindi,
che le limitazioni fisiche, emotive
e mentali siano trascese, ma per fare
ciò bisogna disfarsi del corpo
causale.
La purezza assoluta è un punto
d’arrivo. All’inizio, è
sufficiente riorientare il desiderio
e riconoscere i propri difetti, stabilizzando
le abitudini corrette.
Nel mondo, l’egoismo è
ancora un fattore dominante, ma i Grandi
Esseri operano per mezzo dei loro discepoli,
al fine di trasmettere il proposito
che attuerà il Piano divino.
Dobbiamo collaborare con loro, dimenticando
interessi individuali e trascurando
le reazioni della personalità.
Forme fondamentali.
Una forma prende vita
se, pensata sul piano mentale ed animata
dall’energia del desiderio, è
volta in una direzione specifica.
Esiste la forma della personalità,
cioè il veicolo di materia fisica,
astrale e mentale che permette all’anima
il contatto col mondo. Tale forma è
grezza ma, disciplinando la mente, trasmutando
le emozioni e curando la purezza del
fisico con l’alimentazione e la
condotta, i corpi più densi in
sette anni possono rinnovarsi.
C’è poi la forma dell’ambiente.
Quando si eleva la propria vibrazione,
si entra in dissonanza con quanto ci
circonda. Si vive un periodo di sofferenza
e di solitudine, come sospesi tra materia
e spirito.
La forma del devoto può essere
costituita da un attaccamento di tipo
fisico, astrale o mentale. Salendo di
piano, però, tali legami si dissolvono,
non senza soffrire.
La forma del corpo causale, cioè
quella propria del veicolo della coscienza
superiore, è l’ultima ad
essere distrutta. Solo allora ci si
rende conto dell’impermanenza
di ogni cosa e dello Spirito divino
in noi. Privi di ogni sostegno (amici,
Maestri, dottrine, ambiente), possiamo
costruire una forma permanente adeguata
al nuovo stato.
Come si vede, il cosiddetto “sentiero
della mano destra” e quello della
“mano sinistra” all’inizio
presentano punti di contatto, ma il
proposito che anima l’azione finirà
per distinguerli.
È per questo che, cooperando
col Maestro divino, costruendo forme-pensiero
solo sul piano mentale ed orientandole
nella giusta direzione, non si è
dominati dalle proprie creazioni.
Così opera il mago bianco, percorrendo
il sentiero della mano destra che conduce
dalla forma alla vita, dalla materialità
ad un livello di coscienza sempre più
ampio.
REGOLA DIECI
“Via via che
le acque bagnano la forma creata, esse
vengono assorbite e usate. La forma
cresce in forza; continui il mago in
tal guisa, finché il lavoro sia
sufficiente. Cessi allora l’opera
dei costruttori esterni e subentri il
ciclo dei lavoratori interiori .”
Costruzione della forma
pensiero.
Esiste un’analogia
tra micro e macrocosmo; per cui, come
dalla Mente divina (di cui ancora non
possiamo dare definizioni) emana un
cosmo, preceduto da un atto di volontà
e da un preciso desiderio, così
dalla mente umana scaturisce una forma
pensiero.
Le acque, sia quelle “dello spazio”
che quelle “inferiori”,
sono simbolo del desiderio e svolgono
un ruolo attivo nella costruzione della
forma, se divengono sufficientemente
potenti.
Ora, la “forma” dell’umanità
è completa; non resta che far
nascere l’anima in questo quarto
regno, così da fondare un mondo
che rispecchi le leggi dello spirito.
Questo è il compito della Gerarchia
che opera attraverso discepoli ed aspiranti
creativi.
L’umanità è immersa
in un vortice di desideri che può
apparire caotico; in realtà,
ciò costituisce l’annuncio
di un nuovo mondo, che troverà
espressione nei tempi dovuti.
Tutto si costruisce facendo ricorso
prima ai “costruttori esterni”,
cioè alle forze della volontà
e del desiderio e poi a quelli “interni”,
cioè alla forza dinamica che
sfocia nella manifestazione.
La durata del prodotto dipende dalla
potenza impiegata nell’atto creativo.
Tutto, comunque, segue un ciclo di costruzione,
esecuzione e disintegrazione. Ciò
vale per un sistema solare opera di
un Logos; per un individuo, frutto di
energie spirituali, animiche e di forze
materiali; per le forme-pensiero emanate
da un pensatore.
Ad operare è sempre la sostanza
mentale, ma occorre saperla dominare,
percependo con chiarezza ciò
che si vuole creare e l’obiettivo
da raggiungere.
Centri, energie e raggi.
L’argomento è
complesso e va solo accennato, fin quando,
stabilito il contatto con l’anima,
si perverrà ad una conoscenza
più dettagliata.
Si può dire che l’individuo,
l’ambiente circostante, il pianeta,
il sistema solare ed il cosmo intero
sono attraversati da una rete fittissima
di forze ed energie di varia natura
che producono influenze specifiche,
abbassando ed innalzando la vibrazione
degli atomi e delle cellule costituenti
ogni corpo, sia esso visibile o invisibile.
Sono queste forze o energie che regolano
la legge di attrazione e repulsione,
che producono sensazioni armoniche o
disarmoniche.
In tutto ciò i centri o “chakra”
(sia i sette noti che altri minori)
svolgono un ruolo determinante: vitalizzano
il fisico, permettono lo sviluppo dell’autocoscienza,
trasmettono energie spirituali.
Non si può, tuttavia, generalizzare,
perché per ogni raggio esistono
regole e metodi diversi. Comunque, il
corpo eterico è il mezzo di trasmissione
di tali energie; esso pervade il tutto
e coordina l’intera manifestazione.
È necessario, però, che
l’eterico sia vitale e che i centri
non siano ostruiti. Allora, il regno
umano potrà trasmettere energia
ai regni inferiori, come la Gerarchia
fa con l’umanità, abbassando
la frequenza vibratoria dei campi energetici
e trasmutandoli in forze che vengono
recepite in modo benefico.
Energia astrale e paura.
L’umanità
attuale è polarizzata sul piano
astrale; ciò è causa di
sofferenze ed errate percezioni, che
potrebbero essere eliminate, se ci si
focalizzasse sull’anima.
Tenendo presente che l’energia
astrale di un individuo è collegata
a quella propria del Logos planetario,
solare e cosmico, si comprende come
si possa essere condizionati da esperienze
molteplici che agiscono sull’eterico
e sul fisico.
L’attività astrale si manifesta
spesso come paura; il senso di imprigionamento,
di limitazione, di inadeguatezza è
radicato nell’anima senziente
e nel subconscio. La paura della morte
può essere vinta, se non ci identifichiamo
con la forma passeggera, ma col principio
immortale. Così la paura del
futuro è dovuta ad errate immaginazioni
e processi mentali che attingono a memorie
istintive affioranti da ère lontane.
Per quanto riguarda la paura del dolore
fisico e dell’insuccesso, la causa
è da ricercarsi nell’identificazione
con la forma esteriore e con la personalità,
piuttosto che con la parte eterna, onnisciente
e divina.
Lo stesso dicasi per la depressione,
male del secolo come l’euforìa,
suo opposto. Qui intercorrono influssi
astrologici e fattori psicologici che
colpiscono i più sensibili e
poi si diffondono nella massa.
Uso corretto dell’energia.
Per comprendere come
usare e dirigere le energie, dobbiamo
prima sapere con quali forze entriamo
in contatto.
Vivendo sul pianeta, subiamo l’influsso
del corpo astrale della Terra che potrebbe
avere effetti nefasti, se non fossimo
protetti dalla nostra controparte divina.
Vi sono poi gusci astrali di pianeti
in via di dissoluzione e, all’opposto,
le forme astrali di mondi in formazione
(corrispondenze macrocosmiche dei gusci
dei trapassati e degli astrali di chi
è prossimo a reincarnarsi).
Il potere di questi antichi mondi alimenta
le crudeltà e le perversioni,
ma non avrebbe effetto, se non trovasse
una corrispondenza negli istinti umani;
comunque, va attenuandosi col tempo.
Del resto, sta prendendo forma eterica
una grande Vita che eliminerà
dal mondo l’egoismo ed il nazionalismo.
Energie equilibratrici sono anche quelle
provenienti dal segno zodiacale dell’Acquario,
sempre più evidenti nei secoli
a venire.
Seppur deboli, si avvertono le energie
che emanano dal cuore del Logos solare.
Si registra infine l’influenza
dell’astrale collettivo, che può
agire in bene o in male.
Di fronte a tanti stimoli, l’astrale
individuale può rispondere, limitarsi
a registrarli, o rifiutarli. In rari
casi, si riesce ad isolarsi a volontà
da qualsiasi influsso.
La regola sarebbe quella di saper distinguere
gli impulsi che si originano dalla forma
rispetto alle emanazioni dell’anima
e poi cercare di non nuocere. Più
che isolarsi, costruendo barriere protettive
che alimentano la separatività
tra gli esseri, bisognerebbe non nutrire
ostilità di sorta, attrarre solo
il positivo ed usarlo a beneficio altrui,
oppure assorbire e trasmutare le vibrazioni
errate che, divenute innocue, possono
essere rinviate al mittente.
Quindi, dicendo, pensando e desiderando
il bene, non solo non danneggiamo alcuno,
ma favoriamo il risveglio di chi è
ancora nell’errore.
L’Età
presente e il futuro.
Nell’attuale
periodo di transizione, è sempre
più necessario non resistere
agli eventi (concentrandosi su di essi,
li si potenzia), ma rivolgersi al sé
superiore, facendo fluire le sue energie
verso la personalità e l’ambiente
in cui si vive.
Il lavoro deve essere compiuto con calma,
senza fretta, consapevoli che a periodi
favorevoli si alternano altri di stasi.
Bisogna fidare nell’avvento di
una religione universale, priva di dogmi
e di riti esteriori, in cui la conoscenza
diretta sostituirà la fede cieca.
Chi tenta di conservare le vecchie forme
sarà superato dagli eventi. Già
è all’opera un drappello
di pionieri che annunciano l’epoca
nuova, in mezzo al caos attuale. Non
sono solo mistici, ma anche scienziati
e filosofi.
Nel mondo nuovo, il denaro perderà
valore e s’instaurerà il
governo degli illuminati. Verrà
provata l’unità del tutto
grazie a studi sulla luce, sul suono
e sull’atomo. Tra breve, si acquisirà
coscienza del piano eterico, il veicolo
di ogni energia. La psicologia proverà
l’esistenza dell’anima e
le vecchie scuole saranno superate.
La fratellanza sarà propiziata
dal sorgere di movimenti, organizzazioni
ed unioni di varia natura. La filosofia
tornerà ad essere non vano argomentare
dialettico, ma puro amore della saggezza.
Nulla può impedire l’evoluzione
in atto; per cui, ogni timore o dubbio
va bandito. La tensione fisica e l’emotività
eccessiva vanno controllate dalla mente,
grazie ala pratica della meditazione.
Nulla può accadere che non sia
per il meglio; bisogna cercare di sollevarsi
dagli eventi contingenti ed acquisire
una visione sintetica delle cose. Tutto
è pianificato dall’Alto
per il bene comune.
Si può arrivare a cogliere intuitivamente
quale sia il Piano divino elaborato
dalla Mente Universale ed allora si
cercherà di realizzare nel mondo
quest’ideale. Centrati nella luce
dell’anima, saremo privi di turbamenti
e gioiosi in mezzo alle difficoltà
della vita.
La Fondazione della
Gerarchia.
Le esperienze compiute
nel mondo della forma consentono di
sviluppare la coscienza, fino all’identificazione
con l’Uno. La Gerarchia occulta
del pianeta favorisce tale evoluzione
da diciotto milioni di anni, da quando
cioè nell’uomo animalesco
è stato immesso il principio
mentale.
La Fratellanza Bianca opera sul piano
eterico, ma in passato ha agito anche
in modo visibile in America del Sud,
nell’Himalaya, nell’India
meridionale; in futuro, si scopriranno
tracce dei luoghi in cui venivano impartite
le dottrine misteriche.
Alcuni seguaci praticarono la magia
nera; per cui, fu necessaria la purificazione
del diluvio. Poi l’opera gerarchica
riprese, basandosi non tanto sulla disciplina
del fisico e dell’astrale quanto
sul corretto uso del principio mentale
che dal predominio della razionalità
evolve verso la capacità di cogliere
le idee astratte e d’intuire le
linee essenziali del Piano divino.
Quando il discepolo avrà costruito
il ponte (antahkarana) che congiunge
la triade spirituale (atma, buddhi,
manas) con il corpo causale o anima,
quest’ultimo verrà distrutto
assieme alla personalità ed alle
sue illusioni (maya). Allora l’uomo
diverrà un collaboratore cosciente
del Piano divino, potrà operare
con le energie cosmiche ed uscirà
dalla ruota della rinascita (samsara);
il sé individuale, la scintilla
divina in noi, si fonderà nell’unico
Sé.
Il Nuovo Gruppo dei
Servitori del mondo.
Nel mondo, comincia
ad operare un gruppo di conoscitori
unito da legami spirituali, non da un’organizzazione
esteriore. Costoro governeranno la terra,
soppiantando chiese e strutture politiche.
Appartengono a tutte le razze e coltivano
la capacità di sintesi, inclusività.
sviluppo mentale ed intellettuale. Non
possiedono un credo specifico, salvo
quello relativo alla fratellanza ed
alla Vita Una. L’unica autorità
ammessa è quella della propria
anima. Si riconoscono l’un l’altro
e coltivano il comune obiettivo di giovare
all’umanità.
I servitori operano in campo culturale,
politico, religioso, scientifico, filosofico,
psicologico e finanziario. Anche se
il mondo attuale sembra governato dal
caos e dal male, l’opera di questi
pionieri comincia a farsi notare nei
contatti sempre più rapidi e
frequenti tra gli esseri umani, nell’aumento
della filantropia e nella contrapposizione
tra conservatori delle vecchie forme
ed innovatori.
Gli impulsi a realizzare il nuovo mondo
vengono dalla Gerarchia; tuttavia, se
sono recepiti da menti inferiori, possono
anche produrre effetti deleteri che,
comunque, nel lungo periodo, non prevarranno.
I servitori sono del tutto spersonalizzati
ed usano la mente, le emozioni ed il
corpo come strumenti dell’anima.
I gruppi si formano spontaneamente,
quando un individuo si risveglia alla
nuova visione o s’incarna per
svolgere quel compito. Essi collaboreranno
tra loro senza rivalità alcuna,
animati dallo spirito di servizio. Inizieranno
l’umanità alle realtà
spirituali e formeranno scuole esoteriche
che coltiveranno nuove forme di yoga;
non più fisico, devozionale o
mentale, ma teso allo sviluppo della
facoltà intuitiva e all’identificazione
con il Tutto.
L’Astrologia
e le energie.
L’astrologia
compie i suoi calcoli e trae le sue
conclusioni senza conoscere appieno
tutte le energie che s’intersecano
nel cosmo ed influiscono sull’essere
umano.
Oltre a quelle superiori, legate al
Logos planetario, esistono quelle delle
costellazioni zodiacali (che governano
le linee generali di una vita), del
segno ascendente (che riguardano il
volere dell’anima) e della luna
(che comprendono gli ostacoli da superare).
Si ricordi che il mese dell’incarnazione
coincide con quello della morte nella
precedente esistenza, poiché
si riprende l’esperienza dove
s’era interrotta. L’ascendente
nella nuova vita dovrebbe rafforzarsi,
se si vuol progredire.
Comunque, l’oroscopo può
essere veritiero per chi è ancora
soggetto ad influenze esteriori, ma
perde di valore, man mano che si progredisce
e ci si affranca da tali influssi. Inoltre,
per la precessione degli equinozi, il
mese ed il segno non coincidono; eppure,
si continua a far uso dello schema classico.
Ogni segno, tuttavia, emana davvero
una duplice energia: una riguardante
l’aspetto forma e l’altra
l’aspetto anima; come regola generale,
si dovrebbe far prevalere il più
elevato, se si vuole progredire.
REGOLA UNDICI
“Tre cose deve
ora compiere colui che applica la legge.
Primo, trovare la formula che mantenga
le vite entro la sfera delimitata. Secondo,
pronunciare le parole che indicheranno
loro il da farsi e il luogo dove portare
quanto è stato fatto. Terzo,
pronunciare la frase mistica che lo
salverà dal loro lavoro.”
Analisi delle tre frasi.
Colui che si accinge
a manifestare una forma-pensiero deve
procedere attraverso tre fasi. La prima
si riferisce ad una sorta di formula
sintetica, capace di cristallizzare
la forma costruita in un ambito specifico.
La seconda consiste nel pronunciare
alcune parole segrete che daranno vita
alla forma. La terza concerne la frase
che ha il potere di rendere autonoma
la forma, che non attingerà più
energie dal suo creatore.
Per quanto riguarda le “vite”
a cui si fa riferimento nel testo, esse
sono quelle che contribuiscono a creare
tutte le forme esistenti in natura;
ognuna di esse è dotata di consapevolezza,
di un ritmo proprio e di una tendenza
alla coesione, per formare un organismo
compiuto.
Tornando al concetto di “formula”,
questa in origine s’identifica
con l’idea emanata dal Pensatore
divino che, di grado in grado, viene
trasmessa ad Intelligenze in grado di
comprenderla e di manifestarla in modo
corretto, fino a giungere sul piano
umano, che dovrebbe riflettere gli intenti
del Principio puro che l’ha prodotta.
Se ciò non avviene, o si realizza
in modo errato, quest’energia
non va sprecata; invece di produrre
effetti benefici, ne determina di catastrofici,
come potrebbero essere i cataclismi
o le malattie. Pertanto, la realizzazione
del Piano verrà rallentata o
assumerà forme difettose.
Quali sono, poi, le parole da pronunciare,
affinché le “vite”
suddette compiano il loro lavoro in
modo giusto?
Va subito detto che queste parole agiscono
solo se si è provveduto ad allineare
il proprio cervello con la mente e con
l’anima. Ciò vale sia a
livello macrocosmico che microcosmico.
Occorre, dunque, pensare con chiarezza,
eliminare pensieri oziosi o negativi,
dominare la mente e distaccarsi dai
comportamenti della massa. Solo così
si evita di agire come i maghi neri
e si costruisce in accordo col Piano
divino.
La formula, quindi, non deve essere
rivelata a tutti, ma ci si deve ricordare
che, compiuto il lavoro, è bene
staccarsi dalla forma creata, che altrimenti
continuerebbe ad alimentarsi delle nostre
energie. Si può dire, però,
che la parola sacra AUM, se usata dall’anima
sul piano mentale, vitalizza tutte le
forme-pensiero, assicurando il successo
del lavoro magico. Il suo compito è
quello di purificare, consumando ciò
che ostacola l’emersione di nuove
idee e forme archetipiche.
Salvarsi dalle proprie
forme-pensiero.
Quando si afferma ciò,
non si contraddice il principio per
cui la forma-pensiero sussiste solo
se sorretta dalla mente di chi l’ha
prodotta. Infatti, bisogna evitare di
formulare pensieri egoistici, negativi,
distruttivi ed oziosi, non certo quelli
costruttivi, indirizzati al bene comune
ed in linea col Piano divino.
È per questo che bisogna “agire
senza agire”, inibendo pensieri
personali e proiettando amore. Altrimenti,
si è colpiti dalla forza che
si ritorce contro di noi o si è
ossessionati da un’idea fissa.
È buona norma, quindi, praticare
l’innocuità nei pensieri,
nelle parole e nelle azioni, vigilando
sempre, finché i vecchi pensieri
moriranno per inazione.
Insomma, controllando i desideri della
personalità ed alimentando le
idee trasmesse dall’anima ed attinte
dallo spirito, si otterranno effetti
tangibili, non inficiati però
dalla personalità.
Salvarsi dalla morte.
È la nostra
attuale ignoranza a farci temere il
distacco dal corpo; identificandoci
solo con la forma esteriore, si ignora
che la coscienza può spostarsi
di piano senza annullarsi.
Del resto, ciò avviene ogni notte,
quando si scivola nel sonno, con la
differenza che il filo della vita non
viene interrotto.
Quando ci si incarna, questo filo si
ancora nella ghiandola pineale posta
nel cervello e nel cuore, da dove governa
l’autocoscienza e le funzioni
vitali.
Al momento della morte, questa corrente
si ritira da ambedue i punti ed il corpo
si disgrega; quando ci si addormenta,
invece, s’interrompe solo il collegamento
col cervello.
L’iniziato, però, è
in grado di abbandonare coscientemente
il fisico e di operare dal piano astrale
da dove può comunicare telepaticamente.
Entro questo secolo, si proverà
l’esistenza del corpo eterico
o vitale, composto da centri di forza
(chakra) e da fili di forza intrecciati
(nadi), collegati al sistema nervoso.
In questo corpo eterico, vi sono delle
vie di uscita; una nel plesso solare
e l’altra alla sommità
del cranio, protette da una fitta rete
di materia eterica.
Durante il processo morte, l’energia
vitale preme sulla rete e fuoriesce
dai due orifizi: dal plesso solare,
per gli individui polarizzati nel fisico
o nell’astrale, e dal cranio per
i più evoluti; chi si trova in
uno stato mediano si serve dell’uscita
del cuore.
Vi sono semplici regole che faciliteranno
l’esperienza della morte: abituarsi
a focalizzare la coscienza nella testa
ed osservarsi vivere con distacco; servire
col cuore, non facendosi coinvolgere
dall’emotività; concentrarsi
nella testa prima di addormentarsi e
cercare di restare coscienti, osservando
i fenomeni che si verificano.
Attorno al morente si crei un ambiente
silenzioso, si scelga il colore arancione
che aiuta a focalizzarsi nella testa;
si diffondano le note dell’organo;
si eserciti una pressione su alcuni
centri nervosi e sull’arteria
giugulare; si pronuncino mantra che
il moribondo ascolta, anche se apparentemente
incosciente; si bruci incenso di sandalo,
il cui profumo favorisce il distacco
dalla forma esteriore.
Tutte tecniche conosciute e praticate
in Tibet, ma che verranno riprese anche
in Occidente.
REGOLA DODICI
“La rete pulsa.
Si contrae e si espande. Che il mago
si attenga al punto di mezzo e liberi
così i “prigionieri del
pianeta” la cui nota corrisponde
ed è correttamente intonata a
ciò che deve essere compiuto.”
Interludi e cicli.
Quando il mago bianco
inizia ad operare sul piano fisico,
ricordi che tutto ciò che esiste
segue un ritmo ben preciso fatto di
periodi di attività e di silenzio.
Ciò avviene a livello macrocosmico,
dove la manifestazione di un universo
(manvantara) è seguita dal suo
riassorbimento (pralaya); è il
respiro di Dio.
Anche per il discepolo deve avvenire
lo stesso; pertanto, impari ad usare
non solo i periodi tra un’incarnazione
e l’altra, ma anche le pause nell’attività
giornaliera e la meditazione, sia nella
fase della contemplazione, quando la
mente si rivolge verso l’anima,
per coglierne i suggerimenti, sia in
quella della realizzazione del piano
divino.
Se si pone attenzione al respiro, vediamo
che anch’esso ha due momenti distinti:
l’inspirazione e l’espirazione.
Nella prima, la mente s’innalzi
verso l’anima, per poi cercare
di attuare le idee percepite.
Quanto più si riesce a prolungare
tali intervalli, tanto maggiore sarà
il potere di operare magicamente.
I Prigionieri del pianeta.
Si possono definire
così tutte le forme di vita subumane,
considerate sia in ciò che ne
costituisce la sostanza (cioè
la miriade di vite atomiche), sia nel
loro aspetto compiuto.
Liberare questi esseri dovrebbe costituire
l’obiettivo di chi ha compreso
la realtà delle cose; in genere,
però, si preferisce operare in
modo egoistico e separativo, anche se
per fini nobili come il contatto con
l’anima e lo spirito.
Non si può dimenticare, tuttavia,
la sofferenza dei nostri simili che
brancolano nelle tenebre dell’ignoranza
e quella delle forme subumane, prive
della mente e dell’autocoscienza.
Questo è il compito del bodhisattva,
cioè di colui la cui essenza
(sattva) è divenuta conoscenza
(bodhi).
Quando un cospicuo numero di esseri
umani si dedicherà a quest’azione
di liberazione dalla prigione della
forma e di espansione delle coscienze,
allora una nuova èra avrà
davvero inizio su tutto il pianeta.
REGOLA TREDICI
“Il mago deve
riconoscere i quattro; notare nel suo
lavoro la sfumatura color viola che
essi mostrano e così costruire
l’ombra. Fatto questo, l’ombra
si riveste e i quattro divengono sette.”
Quaternari che devono
essere riconosciuti.
Per oggettivare le
forme-pensiero, il mago bianco deve
saper distinguere i quattro diversi
livelli e le sfumature esistenti nell’eterico,
nonché le energie che li caratterizzano,
perché l’eterico a sua
volta risente di influssi superiori
ed è il piano che precede il
fisico, la cosiddetta “ombra”,
il riflesso del pensiero divino.
Sapendo inoltre che tutto è interconnesso,
che l’Alto ed il cosiddetto basso
sono intrecciati, ecco che si coglie
l’aspetto settenario dell’insieme.
La conoscenza dell’operatore magico,
quindi, comprende diversi “quaternari”;
tanto per fare degli esempi, il primo
potrebbe essere quello che costituisce
la sua stessa struttura (fisico, astrale,
mente ed anima); il secondo il regno
umano considerato come un’entità
collettiva, anch’essa caratterizzata
dagli stessi principi; il terzo la conoscenza
della croce in cui è inchiodato
il Cristo cosmico, simbolo del grande
sacrificio cui si assoggetta il Sé
divino per l’evoluzione delle
creature.
Ve ne sarebbero altri ancora; comunque,
si può dire che tutta l’azione
magica sia governata da una legge fondamentale,
quella per cui le potenze della volontà
e del desiderio producono una “precipitazione”,
cioè una manifestazione del pensiero.
Precipitazione di forme-pensiero.
La “precipitazione”
è l’aggregato di energie
che assumono una forma, in base all’idea
formulata da un pensatore. Essa risente
della natura del pensiero ed è
mantenuta in atto fino a che dura il
pensiero stesso.
Ciò vale sia per la manifestazione
di un cosmo che per l’attività
dell’Angelo Solare volta ad un’incarnazione,
ma anche per i pensieri umani.
Da ciò si comprende quale grande
responsabilità sia connessa all’attività
del pensare, come sia importante il
proposito che ci si prefigge ed il controllo
di se stessi. Pertanto, occorre lavorare
con perseveranza e privi di interessi
o debolezze personali.
Se tutto ciò venisse attuato
in modo corretto, il grande cambiamento
nella storia dell’uomo avverrebbe
istantaneamente.
REGOLA QUATTORDICI
“Il suono cresce. L’ora
del pericolo per l’anima coraggiosa
si avvicina. Le acque non hanno nuociuto
al creatore bianco e nulla potrebbe
annegarlo e nemmeno bagnarlo. Ora il
pericolo del fuoco e della fiamma minaccia
e, vagamente, si scorge il fumo che
si eleva. Dopo il ciclo di pace, faccia
egli di nuovo appello all’Angelo
Solare.”
I Centri e il prana.
Le maggiori difficoltà
per il mago sorgono quando si è
sul punto di materializzare la forma-pensiero,
non solo perché la materia a
volte è sorda a rispondere all’impulso
della forza, ma anche a causa dei pericoli
connessi ai fuochi o prana dell’universo.
Lo stesso dìcasi per l’Angelo
Solare nella fase dell’incarnazione,
quando si riveste dell’involucro
mentale, astrale, eterico e dell’energia
nel suo aspetto sommamente cristallizzato
a livello gassoso, liquido e denso.
Anche per l’iniziato è
difficile concretizzare un’idea,
dovendo attirare dall’ambiente
il materiale che le darà espressione
visibile. Infatti, se l’energia
è troppa, la forma è distrutta
dalla fiamma; se è poca, non
si manifesta. Ciò accade, ad
esempio, quando un bimbo muore nel seno
materno, perché l’Angelo
Solare vacilla nel suo intento.
È bene, però, soffermarsi
soprattutto sul lavoro che l’aspirante
compie a contatto con le energie e le
forze naturali, col corpo eterico e
col prana che lo sostanzia.
Quest’ultimo presenta cinque differenziazioni
e pèrmea tutto il corpo fisico,
determinandone la vitalità. Esso
attinge energia dall’aura planetaria,
dal mondo astrale, dalla mente universale
e dall’Ego, perché tutto
è intimamente connesso.
Lo studente deve conoscere le energie
da usare nella creazione magica ed orientarle
in modo corretto, cioè secondo
gli intendimenti del Piano divino; altrimenti,
è facile imboccare il sentiero
della mano sinistra o della magia nera.
Egli deve vivere come anima, farsi guidare
dai centri superiori, far scorrere le
energie nei propri chakras, aprendoli
uno ad uno ed armonizzandoli.
L’Uso delle mani.
Le mani sono strumenti
essenziali per manipolare la forza;
a questo fine le usano i guaritori,
stimolando i centri e collegando un
individuo col proprio Ego.
Le loro mani, dunque, sono come dei
terminali attraverso cui far scorrere
le energie.
È necessario, però, purificare
i propri involucri, prima di imporre
le mani, per non trasmettere negatività.
L’effetto è potente e rapido,
se l’operatore è capace
di notevole concentrazione.
Percorrere la via.
Il discepolato non
è un percorso semplice, alla
portata di tutti. Esso presuppone un
duro lavoro su se stessi, un adeguato
sviluppo intellettuale, la capacità
di perseverare, un orientamento spirituale,
la scelta dell’innocuità
e la facoltà di discriminazione.
Il Risveglio dei centri.
La purificazione del
fisico, dell’eterico e dell’astrale
deve assolutamente precedere l’apertura
dei centri e la loro attività
coordinata.
È bene, pertanto, affidarsi ad
un istruttore che abbia le competenze
necessarie, cioè non solo conoscenze
teoriche, ma capacità di veggenza
ed intuizione, per scegliere il metodo
adatto al proprio discepolo.
Inoltre, non si deve procedere in modo
affrettato, perché l’attivazione
prematura dei centri può provocare
disastri a livello fisico e psichico.
Chiarito ciò, si può dire
che i chakra rivestono una duplice funzione;
infatti, grazie ad essi, non solo si
costruisce la forma esteriore, ma si
manifesta anche il potere dell’anima
in un essere pienamente evoluto, capace
di esprimere i poteri e le conoscenze
propri della divinità.
REGOLA QUINDICI
“I fuochi si
avvicinano all’ombra, ma non la
bruciano. L’involucro di fuoco
è completato. Che il mago intoni
le parole che fondono fuoco e acqua.”
Il Senso Esoterico.
È di primaria
importanza per l’operatore di
magia bianca mantenere l’atteggiamento
dell’osservatore, riconoscersi
come entità spirituale e condurre
una vita di servizio.
Possedere il “senso esoterico”
vuol dire mantenere un costante contatto
con l’anima e dimostrare un amore
concretamente attivo, impegnandosi a
vivere i precetti della saggezza, a
dominare l’emotività, a
trasmettere luce e pace all’intorno.
Solo così si riuscirà
a realizzare gli ideali positivi, a
collegarsi con le anime affini e a realizzare
gli intenti divini.
All’inizio, la meditazione quotidiana
aiuta a sviluppare tale “senso
esoterico”; col tempo, però,
tale atteggiamento deve divenire una
costante, un habitus.
Il nuovo gruppo di servitori del mondo
che si va formando risponde agli impulsi
della Mente del Logos solare e prepara
l’avvento della nuova èra.
La Negazione della
Grande Illusione.
Nella regola si dice
che il mago deve intonare le parole
in grado di “fondere fuoco ed
acqua”. La sfera acquea si riferisce
al piano illusorio, astrale; è
la natura dualistica della mente che
produce l’individualismo separativo.
L’intento dei Maestri, invece,
è quello di cancellare questa
errata percezione, riconducendo spirito
e materia alla loro effettiva unità,
attraverso il risveglio dell’anima
nell’essere umano inconsapevole.
In tal modo, il “fuoco”
dello spirito immortale e l’acqua
della personalità transeunte
si fonderanno.
Le “parole” di potere, però,
vengono rivelate solo se in precedenza
si è compiuto il cammino interiore;
altrimenti, i poteri acquisiti potrebbero
essere usati per fini egoistici e distruttivi,
come avviene per i “fratelli dell’ombra”.
Un Appello al Servizio.
Il richiamo costante
al servizio suscita negli aspiranti
una risposta che spesso è influenzata
dalla personalità, capace di
stimolare il senso dell’orgoglio
e dell’ambizione.
Bisogna guardarsi da tale atteggiamento
errato, che fa deviare non solo il singolo,
ma anche il gruppo che lo segue.
Coltivando invece l’impersonalità,
l’amore altruistico e rifiutando
l’improvvisazione, si creerà
un gruppo di veri servitori, atti a
cooperare col piano divino.
Gruppi della Nuova Era e loro formazione.
Se non si agisce nel
modo dovuto, si incorre in seri pericoli.
È per questo che bisogna curare
e rispettare il corpo che è davvero
“il tempio dello spirito”,
cioè il veicolo che permette
all’anima il contatto con il mondo.
Pertanto, ci si deve nutrire a sufficienza
con alimenti che non abbassino le nostre
vibrazioni e concedersi le giuste ore
di riposo.
Infatti, se le condizioni fisiche sono
precarie, non si riesce a governare
l’afflusso di forza che proviene
dall’alto.
Inoltre, l’illusione astrale va
soggiogata con il controllo mentale
unito alle percezioni spirituali indotte
dalla meditazione e dallo sviluppo della
facoltà intuitiva.
Infine, bisogna evitare di cadere nella
trappola dell’orgoglio mentale,
che rende incapaci di lavorare in gruppo.
Per concludere, il discepolo ricordi
che è essenziale conoscere se
stesso, cioè il vero Io, la divinità
che alberga in ognuno di noi.
Bisogna poi scrollarsi di dosso l’abitudine
di sottomettersi all’autorità
esteriore, confidando solo nella guida
della propria anima.
Dedicarsi al servizio dell’umanità
fa sì che si distolga lo sguardo
da se stessi, si evitino contrapposizioni
dannose e si stimoli il sano desiderio
della ricerca continua, di una conoscenza
sempre più vasta e profonda,
che comporta una crescita interiore
unita ad un graduale ampliamento di
coscienza, che si risolverà nell’illuminazione
finale.