Alcune osservazioni
preliminari: si ricordi che l’aspirante
può entrare nel mondo senza forma
solo se abbia acquisito la capacità
di centrarsi sul piano mentale.
Ciò vuol dire ripolarizzare tutto
l’uomo inferiore e non essere
più ingannato dalle cose dei
sensi, cominciando a centrare la coscienza
nella testa e ripetendo: “Io sono
il Sé, il Sé sono io “.
La meditazione mattutina aiuta a comprendere
di essere l’Osservatore.
Si dovrebbe poi imparare a usare correttamente
l’energia propria dell’essere
umano di media evoluzione che è
detta rajas, cioè attività
intelligente, al fine di comprendere
quale sia la realtà delle cose.
In tal modo, s’inizia a trasmutare
l’energia astrale o emozionale,
sublimando il sentire personale e cominciando
a costruire un corpo superiore più
sottile: il veicolo buddhico.
Bisogna rendersi conto che con gli stati
d’animo d’ogni tipo ci s’identifica
con gli oggetti del desiderio e allora,
attraverso il plesso solare, occorre
trasferire l’energia dei tre centri
sotto il diaframma a quelli superiori.
Dominando la mente, considerata solo
come una finestra attraverso cui l’Ego
osserva il mondo fenomenico, si prende
coscienza della realtà soggettiva,
espandendo la propria coscienza.
Il contatto con il vero Io deve divenire
completo e continuo, finché l’Ego
o Anima non domini la natura inferiore,
secondo il Raggio che caratterizza la
Monade individuale.
Naturalmente, a ciò si perviene
attraverso una serie di prove che sfociano
nell’iniziazione. A questo punto,
l’adepto può vivere nel
mondo della forma senza esserne influenzato.
Egli vede la Realtà e sfugge
al dominio della materia, pervenendo
alla liberazione finale.
I corpi che velano il Sé diverranno
trasparenti alla luce dell’Anima
e verranno usati come mezzi per aiutare
coloro che vivono ancora immersi nell’oscurità
e nella sofferenza.
Si ricordi che tutti i cambiamenti che
avvengono sul piano fisico sono il risultato
di cause emananti dalla Coscienza divina
sotto forma d’influssi energetici.
Queste energie oggi affluenti nel mondo
producono reazioni diverse a seconda
dello stato di coscienza individuale;
pertanto, la risposta può anche
essere negativa, ma alla fine nulla
potrà impedire il ritorno alla
Sorgente originaria.
Il futuro, quindi, vedrà uno
spostamento generale delle coscienze
di tutti gli esseri e un risveglio ai
valori spirituali superiori.
Si svilupperà così una
volontà di gruppo consacrata
al servizio dell’umanità,
fondata sulla collaborazione e sullo
spirito di fratellanza.
In passato, si puntava alla formazione
dell’individuo che mirava a una
realizzazione personale; ora, invece,
i discepoli avanzano in gruppo.
La Gerarchia dei Maestri sarà
maggiormente collegata con Shamballa
e con l’Umanità; così
i tre maggiori Centri mondiali conosceranno
un processo d’integrazione che
permetterà l’avvento di
una Nuova Era, inaugurando la fase acquariana
della storia planetaria.
Di seguito, il Tibetano elenca le quattordici
Regole che permettono il passaggio dall’iniziazione
individuale a quella di gruppo richiesta
dalla mutata situazione odierna.
Le Regole non vanno confuse con le Leggi
universali o gli ordini impartiti da
autorità umane. Questi ultimi
sono segno di debolezza ed insufficienza,
mentre le Leggi sono espressione dell’Ente
in cui siamo inseriti ed è per
questo che non possiamo contraddirle,
finché ci si muove nel tempo
e nello spazio.
Le Regole, invece, derivano da esperienze
vissute fin dai primordi, suscitano
una risposta intuitiva e vengono accettate
spontaneamente. Devono essere applicate
a livello fisico, emozionale e mentale,
in modo che la personalità sia
dominata dalla luce dell’anima
e poi dalla Monade.
Attualmente, vanno praticate in gruppo
e condurranno i discepoli a vivere esperienze
spirituali, sempre che nel frattempo
ci si decentralizzi in modo soddisfacente.
REGOLA N. 1
Il gruppo deve essere
in grado di collegare il centro della
testa con quello alla base della spina
dorsale, così da stabilire un
rapporto tra la volontà della
Monade eterna e la personalità
transitoria.
In tal modo, si perverrà alla
distruzione di tutti i veli che ostacolano
la visione diretta della Realtà
ed all’identificazione col Principio
supremo.
Dapprima si dominerà il corpo
emotivo o astrale, poi quello mentale
con il controllo dei pensieri, ma infine
anche quello causale o animico verrà
trasceso, per riunirsi consapevolmente
alla Monade.
Si tratta di un percorso graduale, effettuato
attraverso una serie di iniziazioni
progressive. Dapprima, l’anima
eserciterà il suo controllo sulla
natura inferiore, ma poi anch’essa
si rivelerà essere un intermediario
verso una realizzazione superiore.
A questo punto, la sensazione di separatività
rispetto a una Realtà Centrale
si annulla ed il velo di maya sarà
squarciato. Tale è il Sentiero
che i discepoli più avanzati
sono chiamati a percorrere.
Le prime iniziazioni servono ad orientare
la personalità verso l’anima;
quelle superiori a collegare il corpo
causale con la Volontà della
Monade.
Quando, nella pratica della meditazione
occulta, si arriva a percepire la chiara
luce bianca nella testa (segno che si
è in contatto con il principio
buddhico), si può notare come
al centro di tale chiarore divenga visibile
un punto di colore blu notte. Ebbene,
questo è la porta che immette
a stati di coscienza superiori.
Per arrivare a tanto, occorre perseveranza
e determinazione, qualità che
solo i discepoli più avanzati
posseggono realmente.
Sul Sentiero dell’Iniziazione,
dunque, si sviluppa l’aspetto
della Volontà divina, usando
la coscienza dell’anima come base
per procedere verso uno stato di comprensione
che, pur mantenendo il senso di “essere”,
elimina quello di separazione nei confronti
del Tutto.
Quest’identificazione, però,
deve restare immutata e irremovibile
in tutte le circostanze e non limitarsi
all’esperienza della meditazione.
REGOLA N. 2
L’aspirante ed
il discepolo s’impegnano a percepire
la luce nella testa, cioè a stabilire
il contatto con l’anima che da
ora in poi governerà le loro
vite.
Il passo successivo spetta all’iniziato
e consiste nel procedere oltre, verso
la Triade superiore, così che
le idee del Logos possano essere intuite
e poi realizzate nel servizio e nell’attuazione
del Proposito divino.
Occorre partire da un punto di tensione
più alto del precedente, per
consentire questa percezione sempre
più vasta, in cui il piccolo
sé umano si unisce al Sé
divino.
È così che, di sintesi
in sintesi, a partire da quella degli
atomi che danno vita a forme sempre
più complesse e perfette, si
giunge all’unione dell’anima
con la personalità ed infine
all’identificazione suprema.
La triplice personalità (fisica,
astrale e mentale) viene sostituita
dalla dualità di questa con l’anima,
per arrivare all’unità
più completa.
A questo punto, l’iniziato può
operare nel mondo dell’illusione
per dissiparne le nebbie, tramite il
potere del pensiero che opera con le
energie, per attuare un Piano che rispetti
appieno il Proposito, volto alla realizzazione
di un mondo migliore, in cui il genere
umano possa compiere un balzo qualitativo
corrispondente a un’iniziazione
collettiva.
REGOLA N. 3
Contiene istruzioni
relative alla Scienza di Invocazione
ed Evocazione che si riferisce alla
più generale Scienza del Suono,
cioè al potere creatore capace
d’influire anche sull’umanità.
L’adorazione propria del mistico
deve essere sostituita dall’Invocazione
dell’uomo che sa di essere espressione
del divino.
Questa nuova conoscenza impartita dai
Maestri è connessa al potere
del pensiero ed alla costruzione di
forme-pensiero, pratica ben più
efficace della preghiera fin qui effettuata
dal genere umano, dove persiste il senso
di separazione che invece deve svanire.
La nuova religione mondiale si fonderà
sull’invocazione delle energie,
ma i risultati dipenderanno dalla qualità
nel frattempo realizzata dalle forme
che recepiscono tali energie.
Occorre pertanto che il grido invocativo
sia emesso con potenza e determinazione
dal punto più profondo della
coscienza del discepolo e che riguardi
il servizio altruistico, non richieste
personali di carattere materiale; solo
allora evocherà una risposta.
Altrove si è parlato dei tre
grandi Centri planetari: quello umano,
quello gerarchico e Shamballa; ognuno
è evocativo rispetto a quello
inferiore ed invocativo rispetto a quello
superiore.
L’energia che piove dall’alto
non può essere ricevuta direttamente
dal centro sottostante, ma deve venire
adeguatamente filtrata da quello intermedio
che ne attutisce la potenza altrimenti
distruttiva.
Lo scopo dei processi iniziatici è
di permettere al genere umano di comprendere
il volere e il proposito della divinità
e di identificarsi con esso.
È la Legge d’Attrazione
che permette all’individuo di
ascendere da uno stato di coscienza
a un altro, fino ad uniformare la propria
volontà con quella di Dio.
Alla fine del processo iniziatico, grazie
al servizio altruistico ed alla consacrazione
ad una causa, la coscienza stessa è
trascesa, perché il Fuoco spirituale
distrugge tutti gli involucri che fanno
schermo alla Monade eterna.
REGOLA N. 4
Mentre le tre Regole
precedenti avevano un significato generale,
questa riguarda il lavoro specifico
che deve essere compiuto da un discepolo
inserito nell’attività
di un gruppo spirituale.
Ora, bisogna vivere come Osservatore,
cioè come colui che, pur trovandosi
nel mondo, ha la sua coscienza altrove;
ciò comporta la morte della personalità
e la cessazione del karma.
Il centro di attenzione si sposta dal
corpo all’Entità che lo
abita, che non è nemmeno l’anima
reincarnantesi nel tempo e nello spazio,
ma quella Volontà e Vita che
è la Monade, che pure inizialmente
ha dato origine alla forma, per renderla
consapevole dell’Essere.
Resta solo un punto di luce cosciente,
immutabile che conserva l’identità
individuale pur attingendo il senso
di universalità, poiché
gli opposti coincidono nell’Uno.
Alla fine del processo, rimarrà
solo il Proposito divino e la Vita onnipervadente
che ha materializzato il Piano nel tempo
e nello spazio.
Esauriti tutti gli scopi prefissi, la
vita interiore costringe l’individuo
a rivolgersi verso l’intangibile,
abbandonando la sua piccola volontà
per una di grado maggiore.
REGOLA N. 5
Bisogna abbandonare
la coscienza separativa prodotta dall’illusione
e fondere la via verticale dell’iniziazione
con quella orizzontale del servizio.
Ciò si realizza dapprima attraverso
un’attività intelligente,
poi con una vita basata sull’Amore
ed infine facendosi governare dal Proposito
divino colto intuitivamente.
In tal modo, la forma verrà sublimata
ed infine trascesa, assieme alla stessa
anima, nello splendore che emana dallo
Spirito divino, sia trascendente che
immanente.
REGOLA N. 6
Quando il discepolo
è governato dall’anima,
non bada più alla forma, agli
aspetti inferiori della sua natura umana
che è considerata solo come campo
d’esperienza per procedere sul
sentiero evolutivo.
Le regole imposte all’inizio agli
aspiranti, come le discipline dell’hatha
yoga e la dieta vegetariana, hanno perso
la loro importanza, perché lo
scopo che si voleva raggiungere è
stato conseguito, cioè il controllo
del corpo fisico e dell’astrale.
Ora, grazie all’intuizione, si
coglie la volontà spirituale
che emana dalla Triade superiore ed
eterna; tuttavia, non ci si illuda di
poter conseguire una meta definitiva,
perché il cammino procede all’infinito
verso traguardi attualmente inconcepibili
per la mente; si può quindi solo
accennare ad un’Evoluzione Superiore,
che s’intravede qualora si faccia
ricorso alla facoltà intuitiva
ed alla Legge di Analogia.
REGOLA N. 7
Questa Regola riguarda
il rapporto che deve intercorrere tra
l’Umanità e la Gerarchia
e tra questa e Shamballa.
Si tratta d’imparare ad invocare
in modo cosciente e determinato, al
fine di evocare una risposta da quei
Centri di Luce elevati.
Come si fa a spostare la propria coscienza
dall’esperienza umana normale
ai livelli sottili dell’esistenza
individuale ed universale?
Occorre espandere la consapevolezza,
attraverso la pratica della meditazione
e del servizio altruistico, fino a prendere
contatto con quella Luce che è
propria dell’anima e che si vede
brillare nella testa durante le sedute
di meditazione occulta, per poi arrivare
al centro di luce gerarchico, divenendo
noi stessi portatori di luce.
La Luce, quindi, costituisce la base
di tutto il proposito planetario, che
tende a sostituire progressivamente
le tenebre dell’ignoranza e del
male con il chiarore sempre più
vivido della saggezza e del bene.
La luce non è altro che il prodotto
dell’incontro tra Spirito e materia;
per farla risplendere, la personalità
terrena deve dapprima collegarsi e poi
essere soggiogata dall’anima,
ma poi l’anima stessa va trascesa,
per consentire alla Monade umana e alla
Gerarchia d’incontrarsi e di collaborare
alla realizzazione del Piano divino
sulla Terra.
La Gerarchia, poi, in contatto con Shamballa,
filtra la radiazione di quel Centro
supremo che opera per trasferire tutta
la manifestazione a un livello qualitativo
più elevato, secondo il Proposito
divino.
REGOLA N. 8
Questa Regola inaugura
quelle relative all’istruzione
degli iniziati che operano per liberarsi
dal mondo illusorio e vivere in quello
della Luce.
Occorre ricordare che Shamballa, la
Gerarchia, l’Umanità ed
i sette centri di energia presenti nell’uomo
svolgono la stessa funzione di liberazione
e salvezza che implica una costante
evoluzione e nello stesso tempo la distruzione
di vecchie forme che hanno esaurito
il loro compito.
Avviene così che vari settenari
agiscono per lo stesso fine. I sette
gruppi di Shamballa o sette Raggi di
energia incarnano la Volontà
ed il Proposito divino; i sette gruppi
gerarchici esprimono l’Amore divino
con la sua capacità attrattiva;
l’Umanità distinta in sette
tipi e razze rivela l’Intelligenza
del Logos per mezzo della creatività;
i sette centri di energia nell’individuo
stimolati dalla luce dell’anima
inducono progressive espansioni di coscienza.
È così che prima la personalità
si fonde nell’anima e poi questa
nella Monade, permettendo all’iniziato
nei suoi gradi superiori di far parte
della Gerarchia e di Shamballa, uscendo
infine dalla vita planetaria, per svolgere
un servizio più importante ed
esteso.
Ognuno è costantemente aiutato
in questo processo evolutivo; all’inizio,
s’impara ad obbedire alle Leggi
di Natura; poi si passa a seguire quelle
dell’Anima, il che richiede di
uniformarsi alle regole di gruppi sempre
più inclusivi; infine, si è
governati dalla Legge della Vita o dello
Spirito che arriva a collegare i tre
maggiori Centri planetari (Umanità,
Gerarchia e Shamballa) in una perfetta
sintonia d’intenti.
Il genere umano, a sua volta, ha il
compito di attrarre nel suo magnetismo
l’anima dei regni biologici inferiori,
mettendola in rapporto con la Gerarchia
e Shamballa.
A conclusione dell’universale
processo evolutivo, non vi è
più bisogno dei vari involucri
che hanno rivestito la fulgida luce
dello Spirito che rimane l’unica
realtà. Pertanto, il fisico si
trasformerà in corpo di gloria,
assistendo alla dissoluzione della forma,
dell’astrale, del mentale e della
stessa anima.
La stessa cosa avrà luogo nelle
specie viventi, nelle razze, nelle civiltà
e nello stesso Logos planetario, per
astrarne la vita che si ricostruirà
in forme più adeguate alle necessità
future.
Il cambiamento di stato è prodotto
da un impulso generato dalla volontà
di porre fine ad un’esperienza,
che pure ha svolto un ruolo importante
al suo specifico livello di manifestazione.
Si procede dunque sempre più
verso l’alto, in un processo di
continua astrazione che sfocia nell’uscita
dalla manifestazione sensibile.
Qui siamo nel campo della metafisica
pura, una dimensione attualmente inconcepibile
dalla mente terrena. Tuttavia, è
questo il destino che attende ciascuno
di noi.
REGOLA N. 9
Qui si fa cenno alla
natura dell’identificazione, cioè
all’unità ed alla sintesi
con il Tutto vissuta consapevolmente.
In tal modo, si arriva a cooperare con
le azioni compiute dal Logos planetario
e si comprende il senso della frase
pronunciata dal Cristo: ”Io ed
il Padre siamo Uno”.
In pratica, si può iniziare a
reagire al contatto con Shamballa, il
che rappresenta la meta a cui tendono
tutti i Maestri.
L’iniziato si avvicina a ciò
che è definito “tenebra
pura”, che non è affatto
oscurità, bensì un intenso
splendore capace di far svanire il tempo,
lo spazio ed il male, tutti aspetti
di una separatività illusoria.
Al suo interno, s’intravede un
punto di chiara luce fredda, la stella
a cinque punte degli esoteristi.
Chi arriva a sperimentare tale stato
di coscienza, può decidere di
abbandonare la vita planetaria, per
seguire uno dei sentieri dell’Evoluzione
Superiore, così da comprendere
il Proposito divino e collaborare alla
sua attuazione.
Altrimenti, si resta nei mondi della
forma, animati dallo spirito di compassione
tipico del bodhisattva, per aiutare
chi è rimasto indietro nel cammino
interiore.
REGOLA N. 10
L’iniziato può
e deve manipolare le energie mayaviche,
cioè quelle prodotte dall’attività
dei deva che lavorano sui livelli eterici
come agenti dell’Intelligenza
creativa, il terzo aspetto della divinità,
oltre quello della Volontà e
dell’Amore.
I deva sono i Costruttori della manifestazione
universale e proprio per questo la loro
attività, a contatto con l’intelligenza
umana, produce annebbiamento astrale,
illusione e maya, a cui soggiace l’individuo
comune, prigioniero di questa dimensione.
Tuttavia, se si usa la volontà,
focalizzandosi nella Triade spirituale
e non più nella personalità
o nell’anima, si riesce a proiettare
verso il basso la luce e le energie
dei livelli superiori, ad uscire dalla
suddetta fascinazione ed a cooperare
con la Gerarchia nella realizzazione
del Piano di salvezza.
Quindi, chi percorre la Via Illuminata
si libera dalla seduzione della forma,
ha una visione non distorta dall’illusione
e non è ostacolato nel suo cammino
interiore che - è bene precisarlo,
però - non conseguirà
mai una meta definita per sempre.
Infatti, anche i Grandi Esseri, come
il Buddha o il Cristo, procedono verso
realizzazioni di cui non abbiamo nemmeno
idea e per cui non esiste una terminologia
adeguata.
REGOLA N. 11
Il discepolo deve imparare
a considerare la vita dal punto della
Triade spirituale; pertanto, i rapporti
di gruppo non possono più avere
una connotazione personale.
È per questo che simpatia, antipatia
e critica devono essere soppiantate
dal distacco spirituale e dall’amore
profondo; il desiderio di realizzazione
deve essere dimenticato nella pratica
del servizio altruistico, senza alcuna
aspettativa di gratificazione.
Sembra un obiettivo impossibile da raggiungere,
soprattutto se si pensa che questo livello
di distacco impersonale debba essere
conseguito contemporaneamente da tutti
i membri del gruppo.
In realtà, non è così;
è sufficiente che almeno un individuo
all’interno del gruppo acquisisca
tale livello di coscienza e che gli
altri accettino di cooperare senza gelosie
e denigrazioni reciproche, per attuare
il Piano che i Maestri conoscono e servono.
Ancora una precisazione; troppe volte
si è insistito sulla necessità
di mantenere il silenzio circa l’attività
del gruppo e le sue intenzioni; in realtà,
si è equivocato in proposito,
perché si alludeva all’astensione
da pensieri, fantasticherie e immaginazioni
creative che potrebbero ostacolare o
incanalare in direzioni sbagliate l’azione
che s’intende perseguire.
Si tratta, allora, di sostituire questi
atteggiamenti errati con altri positivi
e non impedire od inibire uno strumento
fondamentale per la diffusione delle
idee qual è quello fornito dalla
parola.
Ciò premesso, la regola in questione
riguarda la necessità di distruggere
il corpo causale, una volta che l’anima
ha adempiuto al suo scopo, che è
quello d’illuminare la personalità
con la sua luce, bellezza, verità
e bontà.
A questo punto, non occorre più
un elemento mediatore tra la Monade
riflessa nella Triade e la personalità;
si procede allora verso una semplificazione
ed un’ulteriore sintesi; pertanto,
ciò che accade al singolo discepolo
deve essere ripetuto per analogia nel
gruppo, spostando la vita su livelli
superiori di consapevolezza.
Quello che al discepolo nelle fasi iniziali
appariva come lo scopo finale delle
sue aspirazioni viene invece trasceso,
per conquistare ulteriori ed impensati
traguardi, in una progressione infinita
che rispecchia l’inesauribile
creatività divina.
Così la triplicità data
dalla Monade, dall’anima e dalla
personalità si risolve nella
dualità e la Via dell’Evoluzione
Superiore si apre dinanzi all’iniziato.
REGOLA N. 12
Questa Regola concerne
il lavoro che l’iniziato dovrà
compiere nella Nuova Era assieme alla
Gerarchia, per attuare il Proposito
divino.
Nell’Età dell’Acquario,
confluiranno sulla Terra le energie
provenienti da questa costellazione,
foriera di grandi cambiamenti, da quella
del Toro che apporterà maggiore
illuminazione, nonché da quelle
di Mercurio, raziocinante e creativo.
Negli individui si svilupperà
l’intuizione ed il Nuovo Gruppo
di Servitori del Mondo avrà il
compito di fungere da intermediario
tra la Gerarchia e l’umanità.
Del resto, la Gerarchia stessa istituirà
un maggior contatto con Shamballa, così
che le energie della Volontà
divina saranno trasmesse più
direttamente sul nostro pianeta, unitamente
a quelle dell’Amore spirituale.
L’influenza dei Pesci, invece,
si va attenuando ed è per questo
che si vive in un’epoca d’incertezza
e di transizione. Le vecchie forme e
istituzioni verranno sostituite da sistemi
completamente nuovi ed a nulla varranno
i tentativi di mantenere lo stato attuale
delle cose o di usare le energie che
affluiscono copiose dai piani più
elevati dell’Essere per fini negativi
od egoistici, anche se questo è
stato fatto e continua a farsi da parte
della cosiddetta Loggia Nera, che incarna
l’aspetto malefico della natura
umana.
La Gerarchia, però, evita d’intervenire
direttamente nella storia e si limita
ad ispirare le nuove idee nelle menti
più illuminate, che avranno la
responsabilità, entro la fine
del ventunesimo secolo, di attuare il
grande cambiamento.
REGOLA N. 13
All’interno del
gruppo di iniziati, il dominio monadico
diviene sempre più evidente;
ciò indica che le singole personalità
sono ormai consacrate e trasformate
in canali attraverso cui fluiscono le
tre qualità divine ora conosciute:
Volontà, Amore ed Intelligenza,
per essere messe a servizio del genere
umano.
Si contribuisce così ad attuare
il piano evolutivo nel mondo delle forme,
secondo le direttive del Proposito elaborato
da Dio.
Nel gruppo che procede sul Sentiero,
si stabiliscono rapporti soggettivi
più profondi e si acquista un’accresciuta
sensibilità all’impressione
superiore ed all’ispirazione interiore,
coltivando sia la vita verticale dello
spirito che quella orizzontale di relazione.
A questo stadio si realizza l’identità
tra spirito e materia, essendo il primo
la materia nella sua espressione più
elevata e la seconda lo spirito nella
sua manifestazione infima.
La coscienza viene trascesa e sostituita
da una percezione di tipo universale;
è per questo che l’anima
individuale non ha più ragion
d’essere, avendo ormai attuato
il suo scopo, cioè quello d’illuminare
la personalità terrena.
Si parla di Identificazione, concetto
ancora incomprensibile per gli aspiranti
ed i discepoli che compiono i primi
passi sulla via dell’iniziazione.
Da qui, poi, si procederà verso
i sette percorsi che caratterizzano
la Via dell’Evoluzione Superiore,
che permette di operare sul piano dello
stesso Logos planetario, anch’esso
in cammino verso esperienze maggiori,
inconcepibili per la ragione comune.
REGOLA N.14
Qui viene sintetizzato
il Sentiero dell’Evoluzione che
attraversa progressivamente gli stati
di Individualizzazione, Iniziazione
ed Identificazione.
Se dapprima si è centrati sulla
personalità, poi ci si rivolge
al servizio altruistico, contribuendo
alla realizzazione del Piano divino
ed allineandosi con l’attività
gerarchica.
Si assume così una coscienza
sempre più allargata capace di
superare il senso di separatività
e d’intuire la suprema Unità
del Tutto.
Si distrugge così ciò
che impedisce il contatto con l’anima:
non solo i desideri fisici più
grossolani, ma anche l’aspirazione
a una realizzazione individuale.
Si comincia a comprendere che l’alternarsi
di cicli in cui avviene la distruzione
di civiltà, culture, razze, regni
di natura fa parte della volontà
di Shamballa di dar forma al proposito
divino che eternamente adegua le forme
alla propria idea di Bellezza, Armonia
e Perfezione.
Si passa così attraverso le prime
cinque iniziazioni: nella prima, si
comprende in teoria di essere il Cristo
che dimora in noi e poi si mette in
relazione il sé interiore con
il più grande Sé che anima
il Tutto, orientando l’anima verso
la Monade; nella seconda, si esprime
la volontà monadica e si asseconda
il Proposito che sta dietro il Piano;
nella terza, nell’individuo si
sintetizzano i tre aspetti conosciuti
della divinità: Intelligenza,
Amore e Volontà; nella quarta,
si abbandona il corpo causale o anima
e s’imbocca la Via dell’Evoluzione
Superiore; nella quinta, la materia
viene innalzata al cielo, cioè
si comprende lo stato inalterabile della
Monade, il nostro vero ed eterno Essere.
Questi insegnamenti saranno dati a tutta
l’umanità in una successiva
rivelazione che caratterizzerà
la nuova religione mondiale.
Prima di esaminare i misteri dell’iniziazione,
vediamo ora di sintetizzare e puntualizzare
quanto già detto altrove.
Innanzitutto, va ricordato che i Misteri
antichi saranno restaurati nella Nuova
Era e che, quindi, sarà opportuno
precisare gli insegnamenti sui centri
(chakra) sia planetari che individuali;
poi occorre stabilire una relazione
tra i Raggi, le iniziazioni ed i centri
stessi.
Sarà la Gerarchia a ristabilire
sulla Terra i Misteri, quando verrà
il momento della sua esteriorizzazione
tra gli uomini. Le Chiese e la Massoneria
hanno conservato un pallido ricordo
di queste pratiche iniziatiche; sarà
necessario, quindi, apportare nuova
vita e grandi cambiamenti all’interno
di queste istituzioni per renderle atte
ai compiti loro assegnati.
Bisogna chiarire che i Misteri saranno
rivelati non nel senso di ricevere informazioni
in merito, ma per azione di certi processi
che avranno luogo nel corpo eterico
del discepolo, capaci di rivelare poteri
ed energie irradianti e magnetiche nell’individuo.
I discepoli, pur appartenendo a Raggi
diversi, procederanno verso la stessa
meta ed attraverseranno le medesime
esperienze, anche se i modi d’accostamento
saranno diversi.
L’iniziazione, dunque, è
un processo per cui l’individuo
diviene consapevole di sé quale
anima dotata di particolari poteri finora
latenti.
Inoltre, l’iniziazione non può
essere un conseguimento personale, perché
manterrebbe l’illusione della
separatività che invece dev’essere
trascesa. Occorre, quindi, il riconoscimento
di gruppo e l’abbandono della
personalità in una serie di rinunce
progressive.
Bisogna scoprire il gruppo cui affiliarsi
per procedere assieme sul Sentiero Iniziatico,
pur trovandosi a livelli evolutivi diversi,
ma lavorando assieme per raggiungere
la stessa meta.
In tal modo, si sarà trascinati
in uno stesso vortice di forza e impegnati
in forme di servizio molteplici e distinte
a seconda delle capacità individuali.
L’ASPIRANTE E
I MISTERI DELL’INIZIAZIONE
Quando si parla d’iniziazione,
bisogna distinguere tra quella conseguita
da un discepolo e quella fatta propria
da un Maestro.
In ogni caso, la cosiddetta porta dell’iniziazione
consiste in un ostacolo che si frappone
a chi tenta di passare oltre e questo
impedimento è costituito da un’energia
di tipo elettrico.
Altrove si è parlato di tre tipi
di fuochi elettrici di cui sono costituite
tutte le cose; il primo è il
cosiddetto fuoco d’attrito insito
nella materia, il secondo è il
fuoco solare proprio dell’anima
ed il terzo è il fuoco elettrico
appartenente allo spirito.
Ora, se il fuoco solare custodisce l’accesso
alle prime quattro iniziazioni, quello
elettrico apre la porta alla Via dell’Evoluzione
Superiore.
L’iniziato, quindi, deve dominare
dapprima il corpo fisico, poi quello
emotivo od astrale ed inoltre quello
mentale, prima di affrontare la barriera
costituita dall’energia elettrica
di tutta la personalità, prodotta
dalla serie delle incarnazioni succedutesi
nel tempo.
Giunto alla quinta iniziazione, il Maestro
può dire di aver dominato l’intero
campo dell’evoluzione umana, perché
diviene consapevole del primo aspetto
divino, quello della Volontà,
e si attiva sul piano monadico, stabilendo
un primo contatto con Shamballa.
Trattare questi argomenti è senz’altro
prematuro per chi inizia a percorrere
il sentiero interiore; tuttavia, è
bene precisare che ogni conquista compiuta
dall’individuo nell’ambito
fisico, emozionale, intuitivo e oltre
può sempre definirsi di carattere
spirituale, perché favorisce
un’espansione di coscienza.
Occorre ora chiarire quale sia la composizione,
la natura e i compiti di quella che
viene definita Gerarchia o Ashram dei
Maestri.
In realtà, essa è formata
da molti Ashram che fanno capo a Sanat
Kumara, il Signore del Mondo, la Vita
che governa l’intero pianeta;
Egli poi realizza il proposito di un
Essere ancora maggiore, di cui al nostro
livello di comprensione non si può
dire nulla.
Il veicolo di manifestazione di Sanat
Kumara è lo stesso pianeta Terra
con i suoi sette centri, di cui solo
tre conosciuti dall’occultista:
Shamballa o centro della testa, la Gerarchia
o centro del cuore e l’Umanità
o centro della gola.
Il lavoro della Gerarchia è coordinato
dal Cristo, il Maestro dei Maestri sul
Raggio dell’Amore, dal Manu sul
Raggio della Volontà o Potere,
e dal Mahachohan sul Raggio dell’Intelligenza
Attiva. Questi Grandi Esseri sono responsabili
di fronte al Signore del Mondo del processo
evolutivo in atto.
Shamballa trasmette il proposito divino
alla Gerarchia e questa induce l’Umanità
ad attuarlo gradualmente attraverso
la Legge di Attrazione, che dipende
dalla più generale Legge di Sintesi.
Gli esseri umani sensibili agli influssi
delle energie superiori, passando attraverso
varie iniziazioni, finiscono per confluire
nell’Ashram dei Maestri mentre
questi vengono ammessi nel consesso
di Shamballa.
Da quanto detto si arguisce che esiste
un collegamento e un’azione coordinata
tra i tre Centri maggiori della Terra:
Shamballa, Gerarchia ed Umanità
stessa, che ha il compito di favorire
l’evoluzione dei regni biologici
inferiori.
Nulla è statico ed anche i Maestri
procedono sul Sentiero; infatti, una
volta liberatisi dalle limitazioni del
livello umano, dinanzi a loro si apre
la Via Superiore con le sue sette possibilità
di scelta: il Sentiero del Servizio
sulla Terra, quello del Lavoro Magnetico,
quello per divenire Logoi Planetari,
quello verso Sirio, quello di Raggio,
quello su cui si trova il nostro Logos
Solare e quello dello Stato Assoluto
di Figlio.
Ogni Maestro decide liberamente quale
Sentiero intraprendere, dopo aver compiuto
il lavoro per la Gerarchia. Il Sentiero del Servizio sulla Terra
è scelto da Maestri che potrebbero
procedere oltre, ma che restano nella
nostra dimensione per aiutare l’evoluzione
umana; è il caso del Cristo e
del Buddha che, in seguito, imboccheranno
la Via di Evoluzione Superiore loro
congeniale. Il Sentiero del Lavoro Magnetico
è percorso da Coloro che convogliano
sul nostro pianeta l’energia astrale
pura, cioè quella dell’Amore,
non inquinata da annebbiamenti, inganni
ed emotività incontrollata, così
che l’umanità sia guidata
dalla luce e pratichi l’altruismo. Il Sentiero per divenire Logoi planetari
è seguito da pochi Maestri che
promuovono un’identificazione
sempre maggiore con le forme di vita
planetarie, sistemiche e cosmiche, confinandosi
con un atto di sacrificio nel corpo
di manifestazione di un pianeta e guidandone
l’evoluzione. Il Sentiero verso Sirio favorisce
la liberazione dello spirito dalla sostanza,
incarnando il principio della Libertà
che, assieme a quello della Volontà,
dell’Amore e dell’Intelligenza,
costituisce uno degli attributi della
divinità. Il Sentiero di Raggio favorisce,
grazie all’influenza dei Raggi,
la liberazione dello spirito attraverso
il continuo sviluppo delle forme. Il
Maestro su questa via cerca di comprendere
l’intenzione dei Signori di Raggio,
per cooperare all’attuazione del
Proposito cosmico. Il Sentiero su cui si trova il nostro
Logos Solare non è di facile
comprensione, se si pensa che lo stesso
Sanat Kumara lo sta percorrendo. Si
lavora con le Intelligenze che promuovono
il processo creativo, con i Reggenti
dei pianeti sacri ed infine col Logos
Solare stesso. Il Sentiero dello Stato Assoluto
di Figlio collega il nostro sistema
planetario con l’Universo ed è
percorso dai grandi Avatar che entrano
per missione nella sfera d’influenza
del nostro sole.
Prima di immettersi in uno di questi
Sentieri che caratterizzano la Via di
Evoluzione Superiore, il discepolo ed
il Maestro percorrono un processo iniziatico
che presenta delle differenze. Infatti,
per mezzo della meditazione occulta
(di cui si è trattato ampiamente
altrove) il discepolo deve collegare
la personalità con l’anima,
divenire consapevole di stati di coscienza
più ampi ed infine liberarsi
del corpo egoico stesso che ha esaurito
la sua funzione d’intermediario.
Tutto ciò comporta un processo
lento e penoso che il Maestro ha invece
superato, perché lavora per il
Piano, non più ostacolato dal
mondo delle forme in cui però
è chiamato a svolgere il suo
compito.
Il discepolo, quindi, arriva a fondere
la personalità nei suoi tre aspetti
(fisico, astrale e mentale) con la Monade
nelle sue diversificazioni (atma, buddhi,
manas), creando un ponte detto antahkarana;
il corpo causale scompare e l’uomo
è cosciente in senso monadico:
anche se fuso nel tutto, conserva la
sua identità; pertanto, può
dire come il Cristo: ”Io e il
Padre siamo uno”.
Questo è il compito ed il lavoro
che spettano al discepolo sul Sentiero
interiore, mentre costruisce un ponte
(antahkarana) capace di collegare coscientemente
spirito e forma materiale.
La costruzione di questo ponte è
possibile perché esiste un rapporto
tra spirito e materia, essendo questa
l’espressione di quello al livello
più basso.
Tuttavia, per realizzare concretamente
questo contatto, occorre aver sviluppato
delle capacità mentali e creative
che solo il genere umano nelle sue espressioni
più evolute, il Logos planetario
e quello solare possiedono.
Si deve seguire una tecnica ben precisa,
per ottenere i risultati voluti. Innanzitutto,
occorre concentrare la coscienza nella
testa e mantenere la mente ferma nella
luce che emana l’anima e poi nella
Triade superiore, rispondendo all’impressione
buddhica e intuitiva.
Si cerca allora di visualizzare il ponte
di luce, facendo appello alla facoltà
immaginativa. In seguito, si proietta
questa sostanza di luce verso la Monade,
ritirandosi dalla vita nella forma sia
personale che egoica.
L’invocazione che sale dal basso
evoca una risposta dalla dimensione
superiore; pertanto, il Padre o Monade
va incontro al Figlio o anima congiunta
alla personalità.
Si perviene infine alla stabilizzazione
e alla resurrezione, ascendendo consapevolmente
alla vita monadica, cioè allo
splendore della divinità immanente.
Quando si giunge allo stadio di proiezione,
a seconda del Raggio di appartenenza,
si pronuncia mentalmente una Parola
di Potere, di cui bisogna tener presente
il significato.
Per il primo Raggio essa è: “
Affermo il fatto”; per il secondo:
“Vedo la Luce Suprema”,
per il terzo: “Io sono il Proposito
stesso”, per il quarto: “Due
si fondono in uno”, per il quinto:
“Tre menti si uniscono”
( cioè l’universale, la
superiore e l’inferiore), per
il sesto: “La Luce superiore domina”
e per il settimo: “Il superiore
e l’inferiore s’incontrano”.
Si ricordi che la spinta evolutiva è
una Legge del Logos planetario stesso
capace di coinvolgere tutti i regni
della Natura, anche se quelli subumani
non ne hanno coscienza.
Pertanto, una definizione più
corretta del termine religione dovrebbe
essere quella di un appello invocativo
rivolto dall’umanità e
della conseguente risposta evocativa
della Vita maggiore.
Si tratta quindi di una vera e propria
Scienza d’invocazione ed evocazione
che permette a un’umanità
polarizzata nella mente e non più
sul livello emotivo di accostarsi alla
divinità.
Tra i grandi Salvatori del mondo succedutisi
nelle varie epoche (Vyasa, Ercole, Shri
Krishna, Buddha), il Cristo tracciò
la via verso le evoluzioni superiori,
ricordando agli uomini la loro divinità
interiore e il cammino verso il Padre.
A questo punto si sarà compreso
che il processo iniziatico non è
indotto da una cerimonia segreta caratterizzata
da riti astrusi e complicati, ma è
frutto della determinazione e della
costanza del discepolo che si addentra
in una Luce sempre maggiore, capace
di fargli percepire aspetti della coscienza
divina finora sconosciuti.
In tal modo, l’individuo accresce
la sua esperienza e adegua la sua attività
alle conoscenze acquisite, svolgendo
un servizio in linea con il Proposito
divino.
Si ricordi poi che l’evoluzione
ormai non è più solo individuale,
ma collettiva perché coinvolge
l’intera umanità. Ciò
avviene in concomitanza con l’iniziazione
cosmica che il Logos planetario sta
acquisendo; il che ha come inevitabile
riflesso una riorganizzazione di tutte
le forme di vita esistenti sulla Terra,
in primis della famiglia umana.
Questo fatto produrrà una distruzione
del vecchio ordine costituito e un successivo
ciclo di ricostruzione che porterà
alla nascita di un mondo rinnovato nelle
sue fondamenta.
Vediamo ora come le iniziazioni siano
in rapporto con i sette Raggi, ovvero
con le sette forme di energia che governano
tutte le esistenze comprese nella Vita
Planetaria.
Si tratta pertanto di comprendere la
qualità di queste energie e di
usarla per l’attuazione del Piano
divino, risvegliando centri planetari
ed umani alla specificità di
ogni Raggio. Questo è l’insegnamento
dato dal Laya Yoga o Scienza dei Centri.
Si ricordi che i primi tre Raggi (Volontà,
Amore-Saggezza, Intelligenza Attiva)
sono detti di Aspetto, mentre gli altri
quattro (Armonia tramite Conflitto,
Scienza Concreta, Devozione, Ordine)
sono quelli di Attributo.
I primi tre avviano alle quattro iniziazioni
superiori (6, 7, 8, 9) connesse a Shamballa,
mentre gli altri quattro alle prime
cinque iniziazioni collegate alla Gerarchia.
Pertanto l’individuo, nei primi
stadi del suo sviluppo, s’incarna
con le caratteristiche dei Raggi d’Attributo
e solo più tardi su uno dei tre
Raggi d’Aspetto.
Lo stesso dìcasi per le prime
razze; l’umanità attuale,
invece, inizia ad avvertire l’influenza
dell’Amore-Saggezza ed è
per questo che dimostra una maggiore
inclusività e accresciuta percezione
spirituale, mentre la razza finale,
la settima, sintetizzerà le caratteristiche
di tutti i Raggi, esprimendone appieno
le qualità.
La meta prospettata per questo ciclo
evolutivo, che si svolge sul piano fisico
cosmico, consiste nella fusione con
la coscienza del nostro Logos planetario,
che si è sacrificato per permettere
a tutte le vite che ne compongono il
corpo di tornare coscientemente e per
libero arbitrio alla comune Origine.
Consideriamo ora le varie iniziazioni
nonché gli effetti che esse producono
sull’umanità e sull’individuo
che percorre il Sentiero. La prima Iniziazione è
detta anche della Nascita ed avviene
sotto l’influenza del settimo
Raggio dell’Ordine, una delle
Energie che attuano la Volontà
del Logos planetario, manifestandosi
ciclicamente e producendo sia innovazioni
che distruzioni.
In questo stadio, dopo un iniziale conflitto
con la natura inferiore, si comprenderà
come la natura cristica costituisca
il nostro vero Io; quindi, l’egoismo
verrà soppiantato dall’altruismo
e, quando ciò avverrà
a livello mondiale, un’èra
nuova di giusti rapporti umani verrà
instaurata sulla Terra. I Maestri dicono
che questa nuova società comincerà
a prendere forma a partire dal 2025. La seconda Iniziazione o del
Battesimo è prodotta dall’influenza
del sesto Raggio dell’Idealismo
e della Devozione, permettendo di sottrarsi
al dominio dell’emotività,
per passare sotto quello della mente.
È un periodo difficile di transizione
verso uno stadio di coscienza più
elevato. La terza Iniziazione o della
Trasfigurazione è causata dal
quinto Raggio della Conoscenza Concreta
e consiste nella capacità della
mente di venire illuminata da contatti
superiori e d’influire poi sulla
natura inferiore. L’umanità
illuminata dall’anima formulerà
un pensiero religioso unificato e perverrà
ad un unico governo mondiale, perché
avrà ricevuto la rivelazione
dell’Essere Uno che possiede una
Mente Universale non più viziata
dall’illusione della separatività.
Questo stadio può considerarsi
come il punto culminante dello sviluppo
meramente umano, perché la personalità
ormai glorificata usa il sapere per
promuovere il Piano nel mondo e non
più per alimentare forme-pensiero
capaci di creare divisioni ed odi immotivati.
La quarta Iniziazione o della
Rinuncia è promossa dal quarto
Raggio dell’Armonia tramite Conflitto
che, attraverso la contrapposizione
iniziale tra la componente spirituale
e quella materiale dell’essere
umano, perviene alla fine ad uno stato
di armonia con prevalenza dei valori
superiori.
Si giunge quindi, grazie alle esperienze
condotte nella materia, a orientarsi
in modo giusto. Per quanto concerne
le Iniziazioni superiori, si è
detto che esse si collocano sotto l’influsso
dei Raggi d’Aspetto, cioè
il primo della Volontà, il secondo
dell’Amore-Saggezza ed il terzo
dell’Intelligenza Attiva, capaci
di elevare l’umanità ai
più alti livelli spirituali.
Qui si esamineranno in breve solo le
prime due, perché le ultime,
soprattutto l’ottava e la nona
governate da più Raggi assieme,
si collocano al di là della nostra
attuale comprensione. La quinta Iniziazione è
detta della Rivelazione ed è
guidata dal primo Raggio; sprigionando
l’energia della Volontà
di Bene, porta luce ai tre mondi (fisico,
emotivo e mentale) ed indica i passi
da compiere in seguito sulla Via dell’Evoluzione
Superiore.
A questo livello, si comincia a intuire
quale proposito esista nella mente del
Logos planetario; pertanto, si procederà
sempre più speditamente sul Sentiero
interiore. La sesta Iniziazione è
quella della Decisione ed è governata
dal terzo Raggio; essa riguarda i Maestri
che calcheranno la Via delle Evoluzioni
Superiori; tuttavia, alcuni di essi
- come ha fatto il Buddha - possono
operare la scelta del bodhisattva e
restare sulla Terra per periodi di tempo
variabili, anche fino alla fine della
Vita planetaria, per aiutare l’ultimo
pellegrino sulla via dei mondi a trovare
la via di casa.
Altri, prima di incamminarsi oltre,
favoriranno l’esteriorizzazione
della Gerarchia e l’opera del
Cristo al momento del Suo ritorno tra
gli uomini. La settima Iniziazione riguarda
la cosiddetta Resurrezione ed è
influenzata dal secondo Raggio. Ci si
libera dalla presa della vita fenomenica. L’ottava Iniziazione
è detta della Grande Transizione
ed è guidata sinteticamente dal
quarto, quinto, sesto e settimo Raggio.
Si entra in uno stato di coscienza ineffabile. La nona Iniziazione, quella
del Rifiuto, avviene sotto l’ègida
dei tre Raggi principali: il primo,
il secondo ed il terzo. Ci si libera
da ogni possibile forma di lusinga.
Per concludere questa sezione dell’opera,
si accenna alle Iniziazioni attraversate
dal Logos planetario che, se da una
parte favoriscono il processo evolutivo
attraverso il susseguirsi di civiltà,
razze e culture, dall’altra comprendono
anche passi compiuti lungo il Sentiero
cosmico da Sanat Kumara in collegamento
con altri Logoi planetari e con il Logos
solare.
Tuttavia, l’indagine relativa
a esse non sarebbe di utilità
pratica per i discepoli privi di strumenti
atti alla comprensione di argomenti
tanto eccelsi e complessi.
Il significato delle iniziazioni dunque,
riferite che siano a un discepolo o
ad un Maestro, è sempre lo stesso:
entrare in una luce sempre più
vivida capace di rivelare un mondo diverso
da quello conosciuto ed ampliare la
propria consapevolezza.
A conclusione dell’opera, dettata
ad Alice Bailey nel 1949, il Tibetano
accenna ad alcuni eventi spirituali
che avranno luogo a partire dalla seconda
metà del XX° secolo: crisi
delle ideologie finora dominanti; risveglio
spirituale del genere umano; crescita
della buona volontà tesa ad instaurare
più giusti rapporti nel mondo;
uso della Grande Invocazione per ottenere
una risposta ed un aiuto dall’Alto;
esteriorizzazione della Gerarchia; Ritorno
del Cristo.
Va detto che molto di ciò che
è stato profetizzato a suo tempo
si è realizzato puntualmente;
altri fattiti non si sono ancora verificati,
perché - è stato rivelato
a chiare lettere - dipende dallo stesso
genere umano accelerare questi eventi,
rinunciando agli attuali obiettivi materiali
che condizionano ancora la maggioranza
degli individui.
Tuttavia, quanto è stato promesso
si attuerà prima o poi, perché
la visione dei Maestri s’inoltra
nel tempo, che in realtà non
esiste, prodotto com’è
dall’illusione mentale che registra
gli stati di coscienza ponendoli in
reciproca successione.
Un antico aforisma recita: “La
mente è la grande distruttrice
del Reale; distrugga il discepolo la
distruttrice”. Ciò
che a noi sembra lontano, dunque, già
esiste nella dimensione divina dell’Eterno
Presente.
Il Ritorno del Tutto all’Origine
è già avvenuto o, meglio,
in realtà non si è mai
verificata una scissione dall’Uno,
se non nella dimensione mentale, che
ha immaginato la separatività
solo per permettere un riassorbimento
libero e cosciente della piccola scintilla
nella Grande Fiamma.
Con questa consapevolezza, lavoriamo
sereni e fiduciosi in un futuro migliore,
per collaborare alla realizzazione del
grandioso Progetto di redenzione universale
concepito dalla Mente divina.